Mafia capitale, Carminati re di Roma nord: ladri braccati e minacce ai giornalisti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Carminati re di Roma nord: ladri braccati e minacce ai giornalisti

– «Con quello che mi hanno combinato ma ai giornalisti je meno ma che ce parlo? Ma anche quello che se sò inventati», diceva Massimo Carminati intercettato. In realtà il suo gruppo aveva contatti con cronisti di varie testate, specie tramite Salvatore Buzzi, braccio destro del capo e ras delle cooperative sociali. Lo documenta l’informativa del Ros. In particolare nel tentativo di condurre una campagna stampa contro un giudice del Tar del Lazio che aveva bloccato un appalto per il Cara di Castelnuovo di Porto (Roma) vinto dal consorzio di Buzzi. Carminati in persona incontrò il direttore del ‘Tempò Giammarco Chiocci, nel marzo scorso. Buzzi si rapporta con i giornalisti del ‘Tempò Valeria Di Corrado – che segue passo passo, dando suggerimenti e ricevendo richieste di approvazione – e con quello del ‘Messaggerò Claudio Marincola. A quest’ultimo, per invogliarlo a parlare del presunto conflitto d’interessi del giudice Linda Sandulli, viene proposta un’intervista con Pino Pelosi, condannato per l’omicidio di Pierpaolo Pasolini. «Ma è uno scandalo incredibile – scrive Buzzi in un sms – Ti ci metto in sovrappiù Pelosi». Luca Odevaine, arrestato nell’inchiesta, secondo quanto riferisce l’informativa dei Ros, suggerisce a Buzzi di contattare «Peppino Cerasa, il capo redattore di Repubblica». Mentre su indicazione dell’ex assessore regionale Paola Varvazzo Buzzi chiamerà Gaetano Pedullà del giornale on line La Notizia. Il 14 marzo Carminati incontra il direttore del ‘Tempò Chiocci nello studio del suo legale. «Un eccezionale momento di interazione esterna» per il presunto capo di Mafia Capitale, secondo il Ros. Carminati arriva da un ingresso e va via da un altro. Il 19 marzo il ‘Tempò pubblica un nuovo articolo sul Cara, «con esplicito riferimento al conflitto di interessi del giudice Sandulli», scrivono i carabinieri. Sul ‘Tempò di oggi Chiocchi ricorda l’incontro con Carminati sottolineandone la rilevanza giornalistica e spiegando di non averne scritto perchè l’ex Nar non diede il benestare alla pubblicazione. In un’altra intercettazione Carminati parla di Paolo Mondani di Report che lavorava sull’inchiesta su Finmeccanica. «Ma poi io… Mondani lo conosco, Paolo lo conosco da una vita, gli ho mandato a dì… »a Pà, ma porca puttana, siete diventati veramente dei gazzettieri, portavoce dei Pubblici Ministeri! Ma ti pare possibile se fosse vero una cosa del genere, ma che stavo fuori? ma che cazzo stai a dì, ma siate seri!«.

Tra le carte dell’inchiesta sulla mafia romana spunta anche un episodio singolare: l’inseguimento di una coppia di scippatori in scooter compiuta da Massimo Carminati e dal suo braccio destro Riccardo Brugia, nel tentativo di recuperare il maltolto. La vicenda viene raccontata dallo stesso ex Nar ai due uomini, forse poliziotti, che sono stati visti scendere da un’auto della Questura di Roma.L’intervento non va a buon fine:quando Carminati e l’amico sono convinti di aver preso i due e gli tolgono i caschi per «cioccare la faccia», si rendono conto di essersi sbagliati. Ma al di là dell’esito, secondo i Ros, l’episodio dimostra «l’esercizio del controllo del territorio» operato dal sodalizio nella zona romana di Corso Francia, dove non a caso si trovava anche una delle basi operative del gruppo, un distributore di benzina. Anche l’altro punto di riferimento del clan (un bar) è a Vigna Clara, quartiere al centro di Roma Nord, «storicamente zona della borghesia e della destra romana» in cui l’ex terrorista nero «riusciva a marcare fisicamente la propria supremazia». E a riprova che fosse un’«opinione comune» che in tutta quella zona l’organizzazione esercitasse il suo «predominio», i Ros citano diverse vicende. Come quella di Ernesto Diotallevi , boss della Banda della Magliana, che rimprovera aspramente il figlio, per aver dato un appuntamento proprio in quel bar. Il timore è che la loro presenza non preannunciata nella zona, possa far nascere sospetti nel capo di Mafia capitale sulle intenzioni di Diotallevi padre :«lui adesso penserà che io mi sto a avvicinà a Pulcini – Daniele, imprenditore notoriamente legato a Carminati ndr- e che magari gli sto a fà gli affari con lui».Quando «il guercio» lo vede in realtà è infastidito perchè teme che la frequentazione di quel luogo da parte del boss della banda della Magliana possa attirare l’attenzione delle forze dell’ordine su di lui. Carminati racconta ai suoi interlocutori che se il suo amico glielo avesse chiesto lo avrebbe vendicato, con azione violente: «me lo squartavo proprio…mi ci divertivo proprio…». Anche in un’ altra occasione l’ex terrorista inveisce contro un’altra persona – Riccardo Manattini, detto «il nano» – che aveva cercato di truffare con un prestito il padre di uno dei suoi uomini, peraltro agendo nella zona dominata dalla organizzazione :«lo ammazzo come un cane…glielo dico ‘entro 48 ore sei mortò». Il suo «prestigio criminale» emerge con chiarezza in questa vicenda, perchè la persona a cui si rivolge Manattini quando si sente minacciato dal suo creditore, «ben consapevole» del ruolo di Carminati e del controllo della sua organizzazione sul territorio, gli consiglia di restituire «immediatamente» il denaro.

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