Mafia capitale, il clan puntò anche al business vigilanza della movida | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il clan puntò anche al business vigilanza della movida

Il gruppo Carminati nel 2012 aveva messo gli occhi sul business legato alla «gestione delle attività di vigilanza e sicurezza nel centro Storico» di Roma. Ovvero un servizio pensato dall’amministrazione per arginare la movida violenta. Un «affare» non andato a buon fine e gestito da Angelo Spreafico, di professione istruttore di arti marziali ma per gli inquirenti un «picchiatore e spacciatore» con un passato nell’estrema destra, che aveva nell’allora consigliere comunale Giorgio Ciardi, delegato alla sicurezze del sindaco Alemanno, il suo referente all’interno dell’amministrazione capitolina. Da una informativa dei carabinieri del Ros emergono le pressioni che il gruppo Carminati metteva in atto per strappare la gestione sulla sicurezza nelle strade della Movida «nell’ambito dei protocolli d’intesa firmati dal sindaco, dai residenti del centro e dalle associazioni di categoria». Per il Campidoglio, in sostanza, era necessario provvedere alla presenza di «steward e hostess per le strade – come ricorda il Ros – che avrebbero dovuto evitare il formarsi di bivacchi». Sullo sfondo della vicenda emerge «chiaramente – scrivono gli investigatori – lo scontro -che ha portò il Comune ad emanare e ritirare alcune ordinanze come quella sull’antivetro, osteggiata dai commercianti che gestiscono la fornitura di alcolici- tra i diversi interessi economici in gioco». Il clan, quindi, mette in atto un vero e proprio pressing sulle istituzioni fatto di telefonate a Ciardi, finite negli atti della maxinchiesta, che «rassicura» Spreafico. In una intercettazione del settembre di due anni fa il delegato del sindaco dice a Spreafico: «stai tranquillo» e l’affiliato al clan chiosa «ok aspettiamo, io quando è..sono pronto con i ragazzi». Dopo vari contatti con Ciardi la situazione però non si sblocca ma l’uomo di Carminati non demorde e pur di mettere le mani sull’affare contatta Fabio Sabbatani Schiuma, entrato in consiglio comunale dopo le dimissioni di Francesco Storace. Il 23 ottobre Spreafico contatta Sabbatani Schiuma «con il quale conveniva che l’attività di security della movida – scrive il Ros – doveva essere svolta da personale qualificato». Il consigliere comunale «offriva quindi la sua disponibilità per sferrare un attacco politico mirato sull’argomento sicurezza». La strategia però non porta i frutti sperati e Spreafico, sempre in base ad una intercettazione del 9 novembre 2012, sostiene «di aver capito tutto» ovvero che «i commercianti avrebbero versato mille euro ciascuno in favore dell’associazione ‘Riprendiamoci la Nottè per un totale di 73 mila euro da sommare ai 300 stanziati dal Comune per impiegare, conclude Spreafico, tre persone con i fratini a raccogliere la spazzatura e tre ragazze che distribuiscono i volantini invitando la gente a non eccedere con l’alcol».

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