Mafia capitale, Zingaretti stoppa la gara d'appalto da 60 milioni | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Zingaretti stoppa la gara d’appalto da 60 milioni nel mirino della banda

– Le mani di Mafia Capitale non hanno toccato gli appalti della Regione Lazio: nessuna delle 18 gare organizzate dalla Centrale unica degli acquisti da maggio 2013, una partita da ben 3 miliardi di euro, è stata aggiudicata a una delle società coinvolte nell’inchiesta ‘Mondo di mezzò. Bloccata in itinere anche la gara più preoccupante, quella da 60 milioni sul Centro unico prenotazioni delle Asl, quella cioè su cui il presunto sodalizio criminale agli ordini di Massimo Carminati stando agli investigatori aveva messo gli occhi: per precauzione sarà pubblicato un nuovo bando. È l’esito dell’indagine interna disposta dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti lo scorso 4 dicembre. Zingaretti aveva, nella stessa occasione, congelato tutte le gare pubbliche. Uno stop che dovrebbe concludersi tra qualche giorno, dopo le ulteriori verifiche, ha spiegato, «sulle altre stazioni appaltanti non gestite direttamente dalla Regione». Mafia Capitale, almeno per ora, sembra essere un fenomeno che interessa per lo più il mondo del Campidoglio, ma per gli inquirenti della Procura di Roma non c’è alcun dubbio che il salvadanaio della Regione, da cui passano i capitali più ingenti dell’amministrazione locale, fosse nelle mire dell’organizzazione. Due consiglieri regionali sono stati indagati: l’ex capogruppo FI Luca Gramazio e l’ex presidente della commissione Cultura Eugenio Patanè, del Pd. Ma a provare l’interesse della Mafia Capitale per via Cristoforo Colombo e via della Pisana è in particolare una intercettazione in cui è lo stesso presunto boss Carminati a riferirsi a Gramazio («Se c’è da dare una spinta…») proprio in relazione a una «non meglio precisata gara da 60 milioni». Si trattava, nei fatti, spiega oggi Zingaretti, di un «appalto per l’acquisto del Servizio Cup per le Asl». Gara che era ancora in fieri («non sono ancora state completate le operazioni di valutazione da parte della commissione di gara») e che finora ha avuto procedure risultate regolari. Però è meglio non rischiare: «In considerazione del fatto che fattori esterni all’Amministrazione avrebbero potuto ingenerare dubbi sulla trasparenza o, peggio, prefigurare tentativi di infiltrazione mafiosa – aggiunge Zingaretti – la direttrice della Centrale Acquisti ha disposto la revoca immediata della gara e la sua relativa immediata ribanditura». Chi resta a scettico è il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Francesco Storace: «Zingaretti la smetta con i giochi propagandistici – afferma sarcastico il leader de La Destra – perchè se fosse dipeso da lui e dai suoi sonnacchiosi collaboratori, degli appetiti di Buzzi sulla gara da 60 milioni non se ne sarebbe neppure accorto. Ormai il Pd è impazzito. Evidentemente, aveva ragione Buzzi ad esultare al telefono quando vinse lui e persi io» aggiunge Storace. Ribadendo anche oggi la richiesta a Zingaretti di «tirare fuori le carte sulla gara per la gestione tecnologica delle strutture sanitarie».(

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