Mafia capitale, in corso l'udienza del riesame. Diotallevi: "Dubito che Carminati cercò Alemanno" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, in corso l’udienza del riesame. Diotallevi: “Dubito che Carminati cercò Alemanno”

– È in corso l’udienza del tribunale del riesame di Roma sui ricorsi presentati da alcuni degli arrestati, tra questi Massimo Carminati ed il suo braccio destro Riccardo Brugia, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. In aula ci sono Carminati e Brugia ed il loro difensore, Giosuè Bruno Naso, che oltre a sollecitare la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare chiede, in ogni caso, l’annullamento dell’aggravante relativa alla matrice mafiosa. I pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, presenti nell’udienza del Riesame, insisteranno sul rigetto delle richieste dei difensori. «… in quella rete là comandano loro, poi in questa rete qua comandiamo noi!!… so passati 5 anni.. t’ha toccato qualcuno là sotto?». Salvatore Ruggiero, arrestato oggi come presunto referente delle cosche, riassume in un colloquio con Salvatore Buzzi il rapporto tra la ‘ndrangheta e Mafia Capitale, secondo quanto si legge nell’ordinanza. – Salvatore Buzzi creò la coop ‘Santo Stefanò, per le pulizie al mercato Esquilino a Roma, affidandola secondo gli investigatori a un sospettato di avere legami col clan Mancuso, Giovanni Campennì. «..dato che tu sarai il presidente de questa cooperativa de ‘ndranghetisti… , dice a uno degli amministratori in un colloquio intercettato.- «L’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta». Lo scrive il Gip nell’ordinanza di arresto per Rotolo e Salvatore Ruggiero, considerati collegamento tra i clan calabresi e le cooperative di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Rotolo e Ruggiero erano stati assunti da Buzzi. -«Nel corso dell’attività investigativa – scrive ancora il gip- è stato accertato che, circa cinque anni prima, l’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco (formalmente dipendente della »Cooperativa 29 Giugno«, presso la quale si occupa della gestione del deposito mezzi sito in via Affile nr. 3, all’interno del quale vengono custoditi anche gli articolati di Campennì Giovanni) e Ruggiero Salvatore (lavoratore dipendente, dal 1998 al 1999, presso la »SOC. COOP. 29 GIUGNO COOP SOCIALE S.R.L« di Buzzi Salvatore, mentre dal 2009 inserito nella società Roma Multiservizi spa, presieduta sino all’ottobre 2013 da Panzironi Franco), aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale l’associazione romana aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta mentre il clan MANCUSO aveva inviato su Roma un proprio emissario, Giovanni CAMPENNÌ (già sopra citato, in quanto a lui il BUZZI ha più volte spiegato il metodo con il quale l’associazione operava e la figura di Massimo CARMINATI), tramite il quale avviare attività imprenditoriali in collaborazione con l’associazione romana». La Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato altre due coop riconducibili a Salvatore Buzzi. Si tratta della ’29 giugno Servizì e ‘Formula Socialè. Il provvedimento riguarda le quote societarie, il capitale sociale e il patrimonio aziendale. Le due società erano amministrate da persone ora indagate nell’inchiesta Mafia Capitale. – «…siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ‘ndranghetà». Lo dice Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio scorso, parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali. «Caso mai ti butto dentro una fatturina – aggiunge Carminati – sto mese per il mese prossimo…e poi con il fatto della sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito…5 sacchi in più». Di Ninno risponde: «Tutto chiaro». E Carminati:« Si è tutto perfetto». Il presunto boss di Mafia Capitale secondo gli investigatori si preoccupava di trarre utili dagli affari delle cooperative di Buzzi. In un’altra conversazione intercettata Buzzi dichiara: «… perchè Claudio è cosi… ma è tremendo… ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta… ‘ce fai sparà gli ho detto… ce fai sparà…’ ndranghetisti… a trattà sui 5 lire… gl’ho detto ‘scusa chiudi chiudì, glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo… ce sparano sto giro… in piena Calabria!». «Massimo Carminati? Dovrebbero dargli un premio, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Non è certo lui il problema, sono i politici italiani il vero cancro di questo Paese. Non credo che uno come Carminati abbia cercato Alemanno, semmai è vero il contrario». Lo afferma Ernesto Diotallevi, indagato come referente di Cosa Nostra a Roma, in un’intervista al Fatto Quotidiano. «Per me Carminati è un bravo ragazzo. Intelligente, molto colto. Magari si esprime un pò così, è uno che ti può tranquillamente dire ‘te strozzo, t’ammazzò, ma poi finisce lì», dichiara Diotallevi, secondo cui «è lo Stato stesso che crea la malavita. Uno va al Comune per una licenza e deve aspettare sei mesi. Lo sa quanto costa quel ritardo? Ecco perchè si è costretti a oliare, solo per prendere quello che ci appartiene». Diotallevi nega di essere un Boss. Nella telefonata intercettata in cui il figlio Leonardo gli chiede chi sia il boss di Roma, ottenendo la risposta ‘tecnicamente sò io, materialmente Giovanni De Carlò, «stavamo scherzando. Tornavamo in macchina da Fiumicino. Lui per boss intendeva quello che se frega più donne di tutti», afferma. In merito al suo patrimonio, «è ereditato dalla zia di mia moglie, mi limito a gestirlo. Ma perchè mai dovrei mettere le mani in mezzo a ‘sta monnezza? Io non ho mai incontrato Buzzi nè Odevaine, per capirci». «Il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Buzzi Salvatore e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto…». È una frase di un’intercettazione del Ros – di cui è stato diffuso il video – in cui Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati e ras delle cooperative sociali, incontra Salvatore Ruggiero e Rocco Rotolo, arrestati oggi per associazione mafiosa. I due, secondo l’accusa, avrebbero assicurato il collegamento tra la ‘ndrangheta – la cosca Mancuso in particolare – e le cooperative di Buzzi. Alla conversazione partecipa un quarto uomo il cui viso è stato oscurato dagli investigatori. «Rocco, lui, è il nipote di Peppe Piromalli – dice Ruggiero nell’incontro, tra alcune macchine forse in un parcheggio -. Siamo andati…così funziona dai Mancusi (sic), il perno centrale che comanda…capito…dice ‘alt compari, un attimo, parliamò…ci siamo messi a parlare ‘noi siamo…in questo periodo bersagliati…sappiamo tutto ciò che è successo a Vibo … noi siamo bersagliati dai giudici…dai cosi…però chiamiamo un ragazzo…che è pulito nella legge e quindi…Ci siamo dati appuntamento e ci ha presentato questo gingillo diciamo…capisci? e funziona…così…nei perni centrali…sono confusi…». «Ora non è che Buzzi pensa che io gli ho mandato sto soggetto alla cooperativa – dice Rotolo -…il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Buzzi Salvatore e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto…quindi io non lo conosco».

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