Dai rifiuti le borse fashion disegnate dai migranti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Dai rifiuti le borse fashion disegnate dai migranti

– Ibieh è arrivato dal Senegal un anno fa. All’inizio non aveva un lavoro e non sapeva parlare italiano ma la sua vita è migliorata da quando si è unito al progetto Refugee Scart, confezionando borse, portafogli e gioelli utilizzando rifiuti raccolti dalle strade di Roma. Nato grazie all’associazione non profit americana Spiral Foundation, il progetto si basa su due principi: ripulire la città, riciclando parte dell’enorme quantità di spazzatura che produce, e aiutare i migranti a integrarsi. In tre anni e mezzo di attività sono state riciclate sette tonnellate di plastica e generato per oltre 20 rifugiati che hanno lavorato al progetto un valore di più di 250 mila euro. Soldi che servono anche a finanziare altre iniziative benefiche: qualche mese fa, 4.000 euro sono stati donati all’ospedale mobile di Castel Volturno, vicino a Napoli, dove molti migranti ricevono gratis cure e medicinali. Rifugiati e immigrati impegnati nel progetto arrivano da vari paesi: Somalia, Senegal, Nigeria, Congo, Mali, Guinea e Gambia. «Ogni giorno – racconta Seckou, arrivato dalla Guinea cinque anni fa – facciamo gli spazzini raccogliendo quello che ci serve, soprattutto la plastica. La laviamo e la utilizziamo come tessuto. Questo progetto mi da coraggio, mi sento utile alla città, mi da uno scopo». I migranti vendono le loro creazioni in un locale vicino alla bottega: le borse costano 15 euro, un paio di orecchini 6 euro, una lampada 25. Ma hanno anche un sito internet con un catalogo online e vendono a mercatini e negozi. Uno dei negozi che vendono gli oggetti dei migranti è Officine Creative, vicino a San Pietro. Ora gli artigiani del progetto Refugee Scart sono particolarmente impegnati: al momento stanno confezionando 19 mila borse commissionate dal ministero degli Interni.

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