Crisi, sos della Cgil: "Nel Lazio oltre 100mila lavoratori a rischio" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Crisi, sos della Cgil: “Nel Lazio oltre 100mila lavoratori a rischio”

– Ancora un allarme lavoro dalla Cgil. Nel Lazio, secondo il sindacato, «sono prevedibili entro giugno 2015 almeno 105.000 lavoratori in procinto di perdere il lavoro» rispetto allo stesso mese del 2014 «tra esodati, dismissioni e chiusure, oltre alla restrizione dell’occupazione legata ai servizi pubblici e al precariato della pubblica amministrazione». È quanto emerge da alcuni rilevazioni su basi Istat. «I disoccupati sfiorano quota 400.000 a fine anno», si spiega.A livello regionale si registrano «2.204.000 lavoratori su base annua (-3000 su 2013). Continua la missione delle donne di essere il vero ammortizzatore sociale delle famiglie, attraverso l’accettazione di un impiego precario e mal retribuito, spesso irregolare. Ci sono 65.000 lavoratrici in più negli ultimi 5 anni ma con retribuzioni medie in calo e con aumento del lavoro part-time», sottolineano dalla Cgil del Lazio. Il segretario generale Claudio Di Berardino commenta così i dati elaborati dal suo sindacato: «Queste nostre stime confermano ancora una volta come ci sia bisogno di intervenire sulla creazione del lavoro, non un lavoro qualunque ma con diritti, di qualità. Il tema non è solo far ripartire l’occupazione ma garantire che ci sia un’occupazione stabile. Per questo il nostro impegno nei confronti della Regione è mirato all’attuazione del patto, già sottoscritto, per lo sviluppo e l’occupazione utilizzando il prima possibile i fondi europei. A livello nazionale, invece, il tema è far ripartire lavoro, perchè questi numeri non possono essere affrontati solo con il marchingegno delle regole. Senza sviluppo il Job’s Act è assolutamente inefficace. Infine, a livello comunale, è necessario che nelle riorganizzazione delle aziende – afferma Di Berardino – non si perda alcun posto di lavoro e che si facciano ripartire investimenti per un nuovo ciclo edilizio, che parta dalla riqualificazione della città, ma anche infrastrutturale e nel sociale».

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