Giorno della memoria, Militia firma lo striscione antisemita al parco Rabin: condanna unanime | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Giorno della memoria, Militia firma lo striscione antisemita al parco Rabin: condanna unanime

Cinema, mostre, teatri: sono i tanti modi con cui Roma vuole ricordare la shoah, perché non accada mai più. In Campidoglio si celebrano i dipendenti deportati

– «Olocausto menzogna storica. Hitler per mille anni»: questo lo striscione a firma ‘Militià affisso nelle prime ore della notte fuori dal parco Rabin a Roma. Secondo una segnalazione anonima arrivata all’ANSA, a lasciare lo striscione antisemita sarebbero state una decina di persone rimaste poi per diversi minuti sul luogo, in via Panama. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della stazione Parioli, che hanno immediatamente rimosso lo striscione. Il parco è intitolato a Yitzhak Rabin, quinto premier israeliano assassinato nel 1995; fu insignito un anno prima del premio Nobel per la pace. Oggi è il Giorno della memoria, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto. Militia è un movimento di estrema destra che si definisce ‘fascistà. «Esprimo la mia più ferma condanna contro lo striscione negazionista apparso nel parco Rabin oggi, in concomitanza con le celebrazioni del Giorno della Memoria». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Roma Ignazio Marino. «Nel ’70esimo anniversario dalla liberazione dei campi di sterminio, il sedicente gruppo a firma Militia – aggiunge – ha tentato di sfregiare il ricordo dell’Olocausto e della deportazione degli ebrei, ancora vivi nel cuore della nostra città. Questa amministrazione, ed io con lei, siamo in questo momento accanto alla Comunità Ebraica alla quale porgiamo la nostra solidarietà e quella di tutti i romani. Nella nostra città – conclude Marino – non c’è posto per provocazioni ignominiose, antistoriche e di bassa ignoranza». «Penso che non dobbiamo farci distrarre da queste provocazioni. I nazisti hanno perso 70 anni fa e hanno vinto la democrazia e la libertà». Così il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha commentato lo striscione negazionista apparso nella notte in un parco dei Parioli e rimosso in mattinata. «Oggi si ricorda l’orrore di quanto avvenne – ha aggiunto – e si chiede alle nuove generazioni di portare avanti i valori che sconfissero il nazismo: la libertà, il rispetto dell’altro, la democrazia».

Roma dedica nel giorno della Memoria una targa alla memoria di Aldo e Bixio Pergola, dipendenti comunali licenziati nel 1939 dal Governatorato in conseguenza della promulgazione delle leggi razziali, e in seguito deportati e uccisi ad Auschwitz. A scoprire l’insegna, apposta nel piazzale antistante il Dipartimento del Personale, in via Tempio di Giove 3 sul Colle Capitolino e dedicata «tutti i lavoratori comunali vittime della discriminazione razziale», è stato questa mattina il sindaco di Roma Ignazio Marino. «È molto importante che oggi sia stata scoperta questa targa – commenta il primo cittadino – È impressionante leggere le parole che vennero pronunciate a pochi passi da qua, nell’Aula Giulio Cesare, quando venne votata la delibera per la protezione della razza italiana e quindi l’esclusione delle persone di religione ebraica dai palazzi del Comune. Tutto questo non accadeva nel Medioevo ma soltanto 70 anni fa. È per questo importante ribadire che non ci sono razze, siamo tutti uguali. Ed è quello che stiamo cercando di fare con quest’amministrazione, costruendo un senso di comunità». Aldo e Bixio furono estromessi dagli uffici comunali in seguito all’emanazione del regio Decreto Legge 1728 del 17 novembre del 1938 che vietava alle «Amministrazioni delle Province, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche» di avere alle proprie dipendenze «persone appartenenti alla razza ebraica»

È importante ricordare l’orrore che si scatenò in tutto il continente europeo frutto di nazionalismi e ideologie che oggi per fortuna sono cancellati. Noi dobbiamo mantenere viva la memoria affinchè questo non si ripeta più». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino a margine dell’inaugurazione della targa in memoria di Aldo e Bixio Pergola, dipendenti comunali licenziati dopo l’emanazione delle leggi razziali nel 1939 e deportati ad Auschwitz.- Bixio Pergola, nato nel 1903, laureato in Economia e Commercio e Giurisprudenza, era segretario principale del Governatorato. Fu arrestato assieme alla moglie, Emilia Pugliese, il 18 ottobre del 1943. Tradotti nel Collegio Militare di Roma, furono deportati ad Auschwitz ed uccisi poco dopo l’ingresso nel campo di sterminio. Aldo Pergola, nato nel 1899, laureato in ingegneria, era ingegnere del Governatorato. Fu deportato ad Auschwitz nell’ottobre del ’43 assieme alla famiglia. La moglie, Celeste di Nepi, e la figlia Nora furono uccise al loro arrivo nel campo nazista, mentre Aldo morì due mesi dopo. «È una giornata speciale per Roma e l’Europa – commenta l’assessore alla Cultura Giovanna Marinelli – Cominciamo questo Giorno della Memoria con un appuntamento che ci coinvolge tutti. Nel 70 anniversario della liberazione dei campi di sterminio, Roma Capitale vuole ricordare come anche l’amministrazione, attraverso i suoi dipendenti, sia stata colpita dalla Shoah e dalla deportazione. La targa viene esposta in un luogo molto particolare, frequentato quotidianamente dai lavoratori, in cui, anche solo per pochi minuti, si potrà rivolgere il pensiero a un episodio tragico del Novecento, portando avanti la memoria di quanto accaduto affinchè non si ripeta». «Abbiamo fortemente voluto questa targa e che fosse collocata davanti all’ufficio del personale di Roma Capitale – spiega l’assessore alla Scuola con delega alla Memoria Paolo Masini -, per non dimenticare la tragedia delle deportazioni a Roma, ma anche per ricordare che il tema delle discriminazioni sul luogo di lavoro e dell’annullamento delle libertà personali è sempre attuale. Con la delibera 388 il governatorato estromise e licenziò circa 50 dipendenti capitolini. Oggi, assieme ad Aldo e Bixio, vogliamo ricordarli tutti». Presenti alla cerimonia anche il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman, il direttore del dipartimento Cultura della comunità ebraica di Roma Claudio Procaccia ed alcuni familiari dei due dipendenti capitolini morti ad Auschwitz.

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