L'epatite C costa un miliardo, Regioni indietro sul super farmaco | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’epatite C costa un miliardo, Regioni indietro sul super farmaco

– Le speranze dei malati di epatite C, almeno di quelli più gravi, di ottenere il ‘superfarmacò Sofosbuvir, ripetutamente frustrate prima dalle procedure per la definizione del prezzo e poi dalla ricerca dei fondi pubblici per pagare, ora hanno di fronte un nuovo ostacolo, la burocrazia. In molte Regioni, hanno rilevato gli esperti al convegno di presentazione di HCView, una nuova rivista dedicata alla malattia, ancora non sono stati fatti i passi necessari per iniziare l’erogazione, che oltre a salvare vite permetterebbe di abbassare il conto salato dovuto alla malattia, che supera il miliardo di euro. A calcolare quanto costa il virus Hcv è stato Francesco Mennuni dell’università di Tor Vergata di Roma, dal cui studio emerge che la malattia comporta 407 milioni di euro di costi diretti e 645 milioni di indiretti, che comunque gravano sul bilancio statale. «I costi – ha spiegato Mennuni – potrebbero essere abbattuti considerevolmente, fino a un terzo, entro 3-4 anni, utilizzando i nuovi farmaci in maniera sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale. Per far questo però bisogna puntualizzare alcuni aspetti, a partire dall’uniformità su tutto il territorio nazionale per l’accesso alla terapia». Nei prossimi mesi dovrebbero arrivare nuovi farmaci ‘concorrentì del Sofosbuvir, che dovrebbero far abbassare i prezzi. Nel frattempo però, nonostante nella legge di stabilità si siano trovati i fondi per una prima tranche di pazienti, le prescrizioni stentano a decollare. Secondo un calcolo dell’associazione di pazienti Epa C onlus Sicilia, Campania, Calabria e Molise non hanno ancora neanche individuato i centri prescrittori per il farmaco, mentre delibere per la distribuzione sono state adottate in nove regioni, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Marche, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. «Oltre provocare a 10.000 morti l’anno, l’epatite C è anche la prima causa di trapianti di fegato, si potrebbero liberare molte risorse eradicando la malattia – ha sottolineato -. Per riuscirci abbiamo però bisogno del piano nazionale contro le Epatiti, che è già pronto da tempo ma che inspiegabilmente non è ancora stato varato». Il piano, elaborato dal ministero della Salute dalle associazioni di pazienti e medici, è stato ultimato nel 2013, e permetterebbe di definire dei criteri unici per tutto il paese nelle diagnosi, eventualmente fatte con screening mirati, e nella prescrizione della terapia. «Al momento il piano è in revisione da parte dei tecnici del ministero, proprio per tenere conto delle ultime novità delle terapie – ha spiegato il direttore generale del ministero della Salute Ranieri Guerra -. Non si tratta di un semplice aggiornamento amministrativo, serve una revisione profonda. La nuova bozza dovrà poi passare al vaglio delle autorità scientifiche e della Conferenza Stato-Regioni, spero che tutti si rendano conto dell’urgenza che serve nell’adottarlo».

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