Nozze gay, Tar: "I matrimoni restano trascritti". Esulta Marino, Vendola: "Bocciate le sentinelle della morale" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Nozze gay, Tar: “Il prefetto non può annullare le trascrizioni”. Le coppie: “La sentenza ci dà ragione”

Per il sindaco "non è assolutamente una sorpresa, non c'è stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza"

Il prefetto di Roma non può annullare la trascrizione delle nozze gay contratte all’estero effettuata dal sindaco Ignazio Marino, che resta quindi valida finchè a pronunciarsi non sarà un tribunale civile. Lo ha stabilito il Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di due coppie la cui unione era stata trascritta nel registro delle unioni civili del Comune di Roma. A rivolgersi al Tar anche lo stesso Campidoglio. «Avevo sempre affermato che sulla base delle normative nazionali e comunitarie fosse un dovere del sindaco trascrivere un documento di un’unione avvenuta all’estero di due cittadini della mia città – ha commentato Ignazio Marino -. Per me non è assolutamente una sorpresa». Il ministero dell’Interno fa sapere di aver sempre coerentemente garantito il quadro normativo attuale in materia di stato civile, che non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, nè di trascrivere quelli celebrati all’estero. Il Tar ha precisato che «l’annullamento di trascrizioni di matrimoni di questo genere celebrati all’estero può essere disposto solo dall’Autorità giudiziaria ordinaria». «Il Ministero dell’Interno e le Prefetture, quindi, non hanno il potere di intervenire direttamente», hanno aggiunto i giudici nella sentenza. Sottolineando che «allo stato, non è consentito celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono trascrivibili nei Registri di stato civile». Ma resteranno trascritti fino a quando qualcuno eventualmente chiederà al giudice civile di pronunciarsi: la legge sullo stato civile stabilisce che l’unico che può farlo è il procuratore della Repubblica. Il Tar del Lazio ha dichiarato nullo il provvedimento con il quale il Prefetto di Roma il 31 ottobre scorso aveva annullato le 16 trascrizioni, eseguite dallo stesso sindaco Ignazio Marino sul registro dello stato civile dell’anagrafe di Roma, di altrettanti matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Il decreto di Pecoraro seguiva la circolare del Ministro dell’Interno del 7 ottobre 2014: Angelino Alfano sollecitava i prefetti ad invitare i sindaci a «cancellare le trascrizioni». «Tutto questo deve ancora di più essere interpretato come uno stimolo al Parlamento, ma lì sono certo che il presidente del Consiglio Renzi, come ha detto in diverse occasioni, provvederà a sollecitare egli stesso un percorso legislativo – ha detto Marino -, che colmi il vuoto che in Europa esiste soltanto in Grecia e in Italia». «Il Tar, comunque – afferma il quotidiano cattolico Avvenire -, sostiene con chiarezza che la legislazione nazionale non consente matrimoni omosessuali. E, quindi, non è possibile trascriverli in modo legale. Insomma, i sindaci che lo hanno fatto sono usciti dal seminato della legge, attribuendosi poteri inesistenti». «Accogliendo il ricorso delle coppie romane contro l’annullamento delle trascrizioni dei matrimoni celebrati all’ estero voluto dal Prefetto Pecoraro e dal Ministro Alfano, il Tar del Lazio ribadisce quanto poteva dire già uno studente al primo anno di giurisprudenza – dice il Circolo omosessuale Mario Mieli -. Cioè che il potere esecutivo non ha competenza per intervenire d’autorità sullo stato civile delle persone». «Quella giornata» d’ottobre, quando in Campidoglio il sindaco Ignazio Marino ha trascritto 16 matrimoni gay contratti all’estero, «è stata importante per il riconoscimento pubblico e sociale della nostra unione», «è stata una festa che sembrava qualcuno volesse rovinare». A parlare, dopo la decisione del Tar sono Marilena e Andrea, che hanno visto i loro due matrimoni gay riconosciuti a Palazzo Senatorio nell’ottobre del 2014. «Oggi siamo molto contenti perchè una sentenza del genere ci dà ragione – dice Marilena -: dimostra che il nostro sindaco ha fatto trascrizioni valide a tutti gli effetti, dopo mesi in cui abbiamo dovuto ascoltare commenti anche poco carini come: ‘Sono stati annullati, i vostri matrimoni non valgono nientè». Marilena Grassadonia, che ha sposato Laura a Barcellona nel 2009 ed è madre di tre figli, coglie l’occasione di fare un appello «al Governo e al Parlamento: devono aprire gli occhi e vederci, devono osservare la società che cambia e fare in modo che non ci siano cittadini di serie A e di serie B. Oggi noi siamo discriminati, non vediamo riconosciuti i nostri affetti. Dunque, aspettiamo al varco il Governo, aspettiamo che faccia qualcosa: il decreto legge Ciripà è un buon punto di partenza ma non è l’obiettivo finale che per noi resta il matrimonio egualitario. Andiamo avanti nella quotidianità a testa alta per noi e per i nostri figli». «La sentenza non è ancora disponibile – dice invece Andrea Rubera -. Da un lato sembra di capire che il Prefetto non possa ordinare l’annullamento delle trascrizioni, ma dall’altro si ribadisce che l’attuale legislazione prevede matrimoni tra persone di diverso sesso. Quindi io sono contento ma credo che a questo punto la politica nazionale si debba rimboccare le maniche. È una piccola vittoria – sottolinea -: il problema vero è che per noi e per i nostri figli ancora non scaturiscono diritti, accadrà quando l’Italia legifererà sul matrimonio, o come lo vogliono chiamare, tra persone dello stesso stesso». L’annuncio dell’annullamento «mi era sembrato un accanimento ingiustificato – racconta – con tante cose a cui si poteva mettere mano, come la voglia di rovinare una festa, perchè il giorno delle trascrizioni per noi è stato proprio un giorno di festa. Diverse coppie che sono state trascritte hanno partecipato attivamente al ricorso».

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