Metro C, indagato l'assessore alla Mobilità. Ma Improta si difende: "Impossibile che questa giunta abbia delle responsabilità" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Metro C, indagato l’assessore alla Mobilità. Ma Improta si difende: “Impossibile che questa giunta abbia delle responsabilità”

Sotto osservazione l'atto attuativo, un fascicolo che viaggia in parallelo con quelli aperti dalla Corte dei Conti e riguarda gli extracosti, procedure e tempi di consegna

Nella maxinchiesta sugli appalti per la costruzione della metropolitana C di Roma finiscono indagati due nomi eccellenti. Si tratta dell’assessore alla Mobilità del comune di Roma ed ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo Monti, Guido Improta, ed Ercole Incalza, ex capostruttura di missione del ministero delle Infrastrutture, arrestato nei giorni scorsi in un procedimento della Procura di Firenze su casi di corruzione nelle grandi opere. L’assessore respinge le accuse affermando che da parte sua «non ci sono stati abusi di ufficio e anche lo stesso atto attuativo della Metro C è passato attraverso Roma Metropolitane. Quindi responsabilità dirette io non ne ho». Ma non solo. Secondo l’assessore «è impossibile che la giunta Marino sia coinvolta» perchè «tutta la parte economica di metro C si risolve prima dell’insediamento della giunta Marino – spiega – Cioè il Cipe non delibera più soldi in favore della Metro C dalla giunta Alemanno in avanti. L’ultimo atto che stabilisce dei soldi, peraltro a mio avviso stanziandoli in maniera ingiustificata, è la delibera 127 del 2012 quando a capo dell’amministrazione capitolina c’era Gianni Alemanno». L’iscrizione nel registro degli indagati, in base a quanto filtra da piazzale Clodio, non sarebbe collegata all’indagine fiorentina e all’arrivo di carte dal capoluogo toscano. Il fascicolo, che viaggia parallelo con quelli aperti dalla Corte dei Conti, riguarda la lievitazione dei costi, procedure e tempi di consegna dell’opera. Nel procedimento, che vede indagati anche alcuni ex dirigenti di Roma Metropolitane, società appaltante i lavori per conto del Comune di Roma, all’avvio degli accertamenti si ipotizzava il reato di abuso d’ufficio. L’attenzione degli inquirenti si sofferma, in particolare, su un contratto firmato nel settembre 2013 con il consorzio di imprese Metro C per il versamento di 230 milioni di euro, tra arretrati ed adeguamenti, a conclusione di una vertenza con le ditte costruttrici. Quell’atto, la cui bozza indicherebbe cifre più basse rispetto a quelle che compaiono nel contratto, sarebbe stato adottato, secondo l’ipotesi di accusa, senza il preventivo parere di Regione Lazio e Cipe, enti coinvolti nel regime di spese. Gli accertamenti sono al vaglio del procuratore aggiunto Francesco Caporale e del sostituto Erminio Amelio che procedono sulla base di alcuni esposti. Ma all’attenzione degli inquirenti di piazzale Clodio c’è anche la relazione della magistratura contabile del 2012 nella quale si parla di «costi inaccettabili, quasi triplicati per l’esecuzione di questa importante arteria sotterranea», senza escludere ipotesi di corruzione, e quantificando in 363 milioni di euro il maggior costo derivante, tra il 2006 ed il 2010, per il primo tratto della metro, da Pantano a Centocelle, quello che doveva essere inaugurato oggi. Nei mesi scorsi lo stesso sindaco Ignazio Marino si è recato in più di una occasione a piazzale Clodio per consegnare al procuratore Giuseppe Pignatone, documenti ritenuti utili all’ indagine.

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