1 maggio, ordinanza antialcol e vetro per il concertone. Commercianti: "Costretti a restare aperti" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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1 maggio, ordinanza antialcol e vetro per il concertone. Commercianti: “Costretti a restare aperti”

– In vista dello svolgimento del tradizionale concerto del primo maggio, organizzato a Roma, in piazza San Giovanni, dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, il Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, su richiesta della Questura di Roma e d’intesa con il Comune di Roma Capitale, «con ordinanza adottata per motivi di ordine e di sicurezza pubblica, ha vietato, per la giornata di domani primo maggio, la vendita per asporto e la somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, nonchè di bevande in contenitori di vetro e metallici nelle seguenti strade antistanti l’area dove si terrà il concerto: Piazza Re di Roma, Via Cerveteri; Piazza Tuscolo; Via Gallia; Piazzale Metronio; Via della Navicella; Piazza Celimontana; Largo della Sanità Militare; Via Celimontana; Via dei Normanni; Via Labicana (tratto da Via dei Normanni e Viale Manzoni); Viale Manzoni (tratto da Via Merulana e Via di Porta Maggiore), Via di Porta Maggiore (tratto da Viale Manzoni e Piazza di Porta Maggiore), Piazza di Porta Maggiore, Piazzale Labicano, Via Eleniana, Via Nola, Via Monza, Via Aosta».

«Domani il centro storico di Roma sarà pieno di turisti, italiani e stranieri. Pochi i negozi che resteranno chiusi qui: il 10-15%. Gli altri commercianti saranno costretti a rimanere aperti, per far fronte alla concorrenza della grande distribuzione, rinunciando e facendo rinunciare ai propri dipendenti a un giorno di riposo che pur meriterebbero in una giornata così simbolica per il lavoro». Lo rende noto Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di Cna Commercio. «In tutta la cerchia urbana esterna, l’80% degli esercizi resterà chiusa, a riprova del fatto che al di fuori del centro storico non ci sono percorsi turistici di valore – prosegue -. Se ci fossero stati dei progetti di valorizzazione delle realtà archeologiche e storiche dei quartieri, sicuramente anche lì la percentuale di aperture sarebbe stata analoga al centro. Ma per corrispondere al personale uno straordinario del 50% nei giorni di festa, i negozi di vicinato devono essere supportati da politiche di sostegno. In assenza di queste, e non potendo fare turnazioni, restano chiusi. Questa la fotografia della situazione in città, dove chi è più forte e ha più opportunità sfrutta il vulnus normativo che non si riesce a colmare. Ricordo – conclude Bellaroto – che in Parlamento, a proposito delle chiusure obbligatorie dei negozi nelle 8 festività, è fermo un disegno di legge che superi i localismi e permetta di ristabilire una leale concorrenza tra grande e piccola distribuzione, permettendo agli imprenditori e ai dipendenti di poter godere del diritto al riposo, indipendentemente dalla loro religione».

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