Opera, dalla salvaguardia del lavoro al contratto a prestazione: il programma della Cgil per il rilancio del teatro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Opera, dalla salvaguardia del lavoro al contratto a prestazione: il programma della Cgil per il rilancio del teatro

– Elaborazione di un serio piano industriale, rispetto di un organico degno di un Teatro di una Capitale europea, salvaguardia dei livelli occupazionali, selezione delle figure apicali mediante procedure di evidenza pubblica ed introduzione del «contratto a prestazione». Sono i punti centrali del programma d’intervento per il rilancio del Teatro dell’Opera stilato dalla Slc Cgil, sia nazionale che locale (Roma e Lazio). Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa dal titolo «No al declassamento del Teatro dell’Opera della Capitale: risorse, occupazione stabile, qualità produttiva», il sindacato ha voluto ribadire con forza i pilastri del suo Programma in vista delle elezioni della Rsu nel Teatro, prevista per il 28 e il 29 maggio. Tra i punti elencati, anche l’impegno da parte della Cgil «a fare piena luce sul tema degli interessi anatocistici» (ovvero interessi sugli interessi già maturati ndr), anche al fine di scongiurare la possibile «liquidazione coatta amministrativa», come da legge 112. Alla conferenza, organizzata nella sede della Filt Cgil, a Piazza Vittorio, sono intervenuti i segretari generali della Slc Cgil nazionale e della Slc Cgil di Roma e del Lazio, rispettivamente Massimo Cestaro e Alberto Manzini. «La Rsu dovrà vigilare affinché sia mantenuta la qualità della produzione – ha detto Manzini – Immaginiamo che l’étoile di Parigi, Eleonora Abbagnato – ora direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera – sia una nostra alleata: il corpo di ballo va ricomposto secondo la tradizione del nostro Paese. Consideriamo nostri alleati tutti coloro che perseguono l’obiettivo di dare lustro a questo teatro, non in termini solo numerici ed economici, ma soprattutto in termini di qualità». «Abbiamo vissuto» quella del Teatro dell’Opera «come una vicenda emblematica – ha affermato invece Cestaro – dove si è consumato uno scontro intenso, dovuto ad un’azione sconsiderata del sovrintendente, ovvero il licenziamento delle masse artistiche. Solo qualcuno fornito di straordinaria ignoranza può pensare che una Fondazione possa continuare a funzionare senza di loro». Un’azione che, secondo Cestaro, è stata guidata «dall’interesse di svuotare i teatri, di farne contenitori vuoti da riempire, di volta in volta, di eventi per gli interessi di pochi. Per noi, invece, i Teatri devono essere Centri di produzione che abbiano un rapporto con il territorio e, contemporaneamente, coltivino rapporti internazionali. Parliamo di Strutture ‘glocal’, nazionali ed internazionali insieme. Basti pensare che il 90% dei palcoscenici internazionali si aprono con musica italiana e masse artistiche che provengono dai nostri teatri». Da qui l’appello del segretario generale della Slc Cgil nazionale rivolto ai lavoratori: «li invitiamo a basarsi non sulle chiacchiere, ma sui fatti e sulla storia, per capire con chiarezza chi ha avuto l’occhio più lungo e votare la lista della Slc Cgil. Senza la nostra azione, infatti, – ha concluso – forse oggi non saremmo qui a parlare del Teatro dell’Opera».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login