Parentopoli Ama, condannato l'ex ad Panzironi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Parentopoli Ama, condannato l’ex ad Panzironi

– È ritenuto una delle figure chiave dell’inchiesta su Mafia Capitale ma fu anche protagonista della Parentopoli nelle municipalizzate romane. Franco Panzironi, ex potentissimo amministratore delegato di Ama e braccio destro dell’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, è stato condannato a 5 anni e 3 mesi di reclusione per lo scandalo delle assunzioni irregolari nella municipalizzata dei rifiuti capitolina. Lo hanno deciso i giudici della settima sezione collegiale che hanno disposto altre tre condanne e quattro assoluzioni per ex alti dirigenti dell’Ama. «Chiederemo 100 mila euro di danni da destinare al decoro della città», tuona il sindaco Ignazio Marino. E l’ufficio legale di Ama sta studiando ipotetiche strade per «mettere fine a quella stagione». L’ipotesi è la risoluzione di alcuni rapporti di lavoro incriminati che annoveravano tra l’altro il genero di Panzironi e il figlio dell’allora autista di Alemanno. Per tutti i condannati l’accusa è di abuso d’ufficio e falso. A Panzironi, che nell’inchiesta sulla mafia capitolina viene definito come un pubblico ufficiale a libro paga dell’organizzazione, è stata inflitta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il procedimento riguarda 841 assunzioni sospette avvenute tra il 2008 e il 2009. I giudici della settima sezione hanno condannato a 3 anni e 1 mese Luciano Cedrone, ex direttore del personale, a 3 anni e 3 mesi Bruno Frigerio, ex consulente esterno nella veste di presidente della commissione esaminatrice. Condannato a 1 anno e 1 mese anche Gianfranco Regard, ex capo del settore legale di Ama. I giudici hanno, invece, assolto con la formula «per non aver commesso il fatto, Ivano Spadoni, ex dirigente della pianificazione, Lorenzo Allegrucci, dirigente, Sergio Bruno, legale rappresentante del Consorzio Elis (società incaricata delle preselezioni del personale) e Giovanni D’Onofrio, direttore dell’ufficio legale dopo Regard. Al centro della vicenda contratti a chiamata diretta, selezioni svolte in modo non corretto per posti di autisti, operatori ecologici e interratori/seppellitori. L’inchiesta giudiziaria era partita nel febbraio 2011 sulla base di notizie di stampa e riguardanti una serie di assunzioni sospette avvenute non solo all’Ama, ma anche all’Atac. Due le assunzioni, in Ama, che avevano fatto in particolare molto discutere: una riguardava il genero dello stesso Panzironi, l’altra il figlio del caposcorta dell’allora sindaco Gianni Alemanno. In base a quanto ricostruito dai pm capitolini 800 assunzioni furono messe in atto in assenza di gara dal Consorzio Elis che, secondo la procura, oltre a non avere la struttura nè la preparazione per il compito affidato, era anche priva di autorizzazione prevista dalla legge Biagi. Le restanti 41 (di »soggetti ritenuti vicini politicamente a Panzironi«, ha sottolineato il pm) furono fatte a chiamata diretta il 20 ottobre 2008 con ‘delibere predatatè e questo per evitare i vincoli imposti dalla legge Brunetta che sarebbe entrata in vigore il giorno dopo.

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