Un esempio di umana sanità | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Un esempio di umana sanità

Ospedale Belcolle

Ospedale Belcolle

Quante volte siamo costretti a leggere o ad assistere a casi di malasanità? E quanti di noi, purtroppo vivono queste problematiche sulla propria pelle? In Italia casi di persone disperate che non trovano nel “Pubblico” quell’aiuto necessario e doveroso, degno di una Nazione civile, sono tantissimi. Le persone con problemi più o meno gravi ed i parenti delle stesse sono elementi di “serie B” a cui poche realtà sanitarie prestano la giusta attenzione e danno loro risposte concrete, complice anche la vergognosa burocrazia che in questo campo e non solo, rappresenta un vero e proprio muro invalicabile. Ma in mezzo a tanta disperazione da una parte e menefreghismo dall’altra ci è giunta anche la segnalazione di un caso (che ci auguriamo non sia unico) in cui paziente e familiari hanno avuto quel giusto ed umano aiuto che ogni struttura sanitaria dovrebbe dare a chi ne ha bisogno. La storia è quella di una famiglia con un figlio trentanovenne, di nome Luigi Banaudi, affetto fin dai primissimi anni di vita da una problematica di natura neuro-psichica. Alcuni giorni addietro si è reso necessario un ricovero immediato presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (S.P.D.C.) dell’Ospedale Belcolle di Viterbo. Fin dai primi momenti c’è stato un tangibile esempio di attenzione alla persona ed ai familiari: lo stesso Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, dott. Alberto Trisolini, è giunto con una parte del suo staff presso l’abitazione del ragazzo, coordinando personalmente le operazioni per il trasferimento in Ospedale del paziente. Giunti in Ospedale tutta l’equipe si è prodigata per far si che l’accoglienza fosse la più “umana” possibile; il dott. Trisolini stesso è stato costantemente a fianco del paziente e dei suoi familiari, illustrando quanto più possibile nei dettagli tutto quello che si stava facendo e ci si proponeva di fare nell’immediato, facendo sentire tutti non come se fossero un “freddo caso clinico”, ma come persone sostenute in quel difficile momento, dalla loro comprensione e competenza. A riscontro di ciò si è subito cercato di instaurare tra medico e genitori del paziente un rapporto di collaborazione in cui ognuno poteva illustrare le proprie idee, i propri dubbi e di concerto trovare una via che fosse quella più valida. Lo stesso ragazzo è stato assistito con attenzioni e premure profonde, non soltanto dall’equipe ospedaliera ma anche dagli altri pazienti ricoverati, e ciò conferma quale buona aria di solidarietà spiri nel reparto e credo che questo possa avvenire soltanto se questa solidarietà provenga dal personale stesso, medico e paramedico, contagiando tutti i presenti. La piena disponibilità del dott. Trisolini (alcuni esempi: la presenza spontanea, non richiesta, nel giorno di domenica in cui non sarebbe stato di servizio, la capacità di assoggettarsi umilmente ad azioni non certo di sua competenza) e di tutti i suoi collaboratori, è stata la miglior terapia che si potesse applicare su una persona così tanto provata come pure sui suoi parenti. Ed anche quando il ricovero è terminato, la famiglia del ragazzo non è stata lasciata sola. Il Direttore infatti ha voluto “studiare” un percorso di inserimento che fosse il più idoneo possibile, contattando personalmente altre strutture che dovrebbero avere la competenza nel realizzare questo percorso, trovando, purtroppo, notevoli resistenze, ma, nel contempo, assicurando i familiari che avrebbe continuato a fare tentativi tesi a questa realizzazione. Inoltre si è raccomandato di essere tenuto sempre aggiornato sullo stato di salute del “suo” paziente. Insomma un vero Medico che svolge la sua professione come una vera Missione di aiuto per il prossimo, coadiuvato da un Reparto altrettanto valido e degno di nota.  Auguriamoci dunque di poter leggere sempre più casi di medici e strutture come il dott. Trisolini ed il suo Reparto. Stefano Boeris

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