Omicidio Cordaro, il pentito Pandolfo: "Il mandante è Stefano Crescenzi" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio Cordaro, il pentito Pandolfo: “Il mandante è Stefano Crescenzi”

– L’omicidio di Serafino Cordaro, il barista ucciso a Roma nel marzo 2013, «mi è stato commissionato da Stefano Crescenzi e da Luca Fiorà (adesso morto. Ndr), che mi hanno dato l’arma e la motocicletta per fuggire». Così Giuseppe Pandolfo, l’autore materiale di quell’omicidio (e già giudicato in abbreviato e condannato a 16 anni) e adesso collaboratore di giustizia, nel processo che vede davanti alla I Corte d’assise di Roma proprio Crescenzi difendersi dall’accusa di essere il mandante. Era il 30 marzo 2013 quando, intorno alle 21, ci fu l’agguato a Cordaro, che lavorava in un bar nel quartiere Casilino. Fu raggiunto da tre colpi di pistola alla testa e al torace, esplosi da un uomo che, secondo quanto al tempo si apprese, si curò di far uscire tutti gli avventori, prima di sparare. L’aggressore indossava un casco da moto e fuggì con uno scooter; il barista morì il giorno successivo. Gli investigatori legarono da subito l’episodio a ‘fattì di droga nel quartiere romano di Tor Bella Monaca. Oggi, in aula collegato in videoconferenza, Pandolfo ha ricostruito la vicenda. «Circa venti giorni prima del fatto – ha detto – andai in quel bar e aspettai Serafino uscire fuori. Ho tirato fuori la pistola che però si è inceppata. Lui rimase imbambolato, alcune persone che erano con lui fuggirono, e io scappai col motorino. Il giorno dell’omicidio, andai al bar, Cordaro era dietro la macchina del caffè; da distanza ravvicinata gli sparai prima due colpi e poi ne sparai un altro in testa. Poi sono risalito sulla moto e sono andato via». Per l’omicidio di Cordaro, Pandolfo ha detto di essere stato ripagato inizialmente con 2/3 grammi di cocaina e 200/300 euro, e in un secondo momento con un regalo di 10mila euro. Il collaboratore ha anche confermato l’ipotesi investigativa. «Crescenzi aveva un problema con i fratelli Cordaro; era una rivalità per droga. Mi raccontò che loro dovevano pagare 2/3 chili di droga e che avevano traccheggiato dicendo che quello era un periodaccio. Crescenzi però seppe che i Cordaro avevano comprato la droga da altri e che si volevano prendere la loro piazza. Tutto è nato da questo attrito». L’omicidio di Cordaro – è stato confermato – ebbe un precedente un mese prima del delitto, quando nello stesso quartiere fu bersagliata dai proiettili una Smart nera, col ferimento delle due persone a bordo. Si sarebbe trattato però di un errore degli autori dell’agguato, convinti che a bordo ci fosse Stefano Crescenzi.

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