Giubileo, Renzi studia il decreto: ipotesi coordinamento. Marino e Gabrielli: "Lavoriamo insieme", nel 2000 Rutelli sindaco-commissario | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Giubileo, Renzi studia il decreto: ipotesi coordinamento. Marino e Gabrielli: “Lavoriamo insieme”, nel 2000 Rutelli sindaco-commissario

Per il premier non un "atto di sfiducia", ma tentativo di unire le forze per sconfiggere i «gufi» che scommettono sul fallimento

Occorre coordinare il lavoro e fare ognuno la propria parte per superare le «difficoltà che ci sono». Parla di Italia, a partire dall’esperienza di Expo, Matteo Renzi. Ma nelle sue parole, spiegano i renziani, c’è l’indicazione di un metodo che il premier applicherà anche nella gestione del Giubileo che inizierà l’8 dicembre. La macchina deve essere avviata nel bel mezzo della tempesta di Mafia capitale, il che rende ancor più «politica» ogni scelta. E anche per questo a fare una sintesi delle numerose bozze di lavoro circolate sarà nei prossimi giorni il premier in prima persona, forse con un decreto della presidenza del Consiglio. Ma da Palazzo Chigi negano che l’intenzione sia quella, emersa sulla stampa, di commissariare il sindaco Ignazio Marino con il prefetto Franco Gabrielli. Spiegano che una delle ipotesi al vaglio e trasposta in una delle bozze prevederebbe di affidare la cabina di regia a una figura incaricata di coordinare il lavoro dei diversi soggetti («Coordinamento, non commissariamento»). Ma non come atto di sfiducia nei confronti del sindaco, bensì come tentativo di unire le forze per sconfiggere i «gufi» che già scommettono su un fallimento. «Non sono ancora state prese decisioni», dice in mattinata da Milano il ministro Paolo Gentiloni, che aveva la delega al Giubileo nella giunta di Francesco Rutelli, che fu sindaco e insieme commissario per l’Anno Santo del 2000. Poi, a smentire frizioni con il governo arriva il Campidoglio e nel pomeriggio una telefonata Marino-Gabrielli, a testimoniare «impegno comune» per Roma, Giubileo incluso. Parole gradite a chi, nel governo e nel partito, aveva accolto con irritazione il no – che emergeva sui giornali – di Marino a ogni ipotesi commissariamento. La partita, andata avanti anche a colpi di bozze, è ancora aperta e a questo punto tutta nelle mani di Renzi. Con due punti fermi. Il primo. Le disposizioni, è stato deciso ieri, potrebbero essere contenute in una delibera, per esempio un decreto del presidente, un atto amministrativo che non deve passare al vaglio del Consiglio dei ministri. Il secondo. Il provvedimento conterrà norme generali che non prevedono l’erogazione diretta di fondi da parte del governo. Certo, ammettono fonti governative, nelle valutazioni del presidente del Consiglio non potranno non entrare eventuali evoluzioni di Mafia capitale. Il coordinamento di Gabrielli, in questa chiave, sarebbe caldeggiato da più d’uno come soluzione per tenere ‘al riparò il Giubileo, qualsiasi cosa accada. La linea del Nazareno resta la piena fiducia al sindaco Marino («La sua estraneità è assoluta») e la volontà di rilanciare il Pd «anche tornando a parlare di politica e non solo di inchieste, nella festa dell’Unità di Roma che si aprirà il 19 giugno». «Non c’è alcuna ipotesi di commissariamento o dimissioni», assicura Stefano Esposito, commissario del Pd a Ostia. Ma tra le fila – anche renziane – del Pd sembrano aumentare gli scettici, coloro che, critici anche verso l’azione amministrativa del sindaco, sono convinti che così non si riuscirà ad andare avanti a lungo. L’attesa è per lunedì 15 giugno, quando concluderà il suo lavoro la commissione chiamata a valutare l’eventuale inquinamento mafioso degli atti del Campidoglio. A quel punto il prefetto Gabrielli avrà tempo fino a fine luglio per esprimere il suo giudizio sul commissariamento al ministro dell’Interno. Ma intanto, anche alla luce di quanto accade sul fronte giudiziario, la politica avrà tempo per valutare. «Quello che emerge è scandaloso e deve essere punito perchè chi commette determinati reati deve pagare fino in fondo. Ma vedremo cosa dirà l’inchiesta e poi faremo le valutazioni del caso», dice il braccio destro di Renzi, Luca Lotti. E il premier assicura dal palco dell’Expo «una lotta senza quartiere alla corruzione». Legalità, innanzitutto: è questa la bussola.

A sei mesi dall’inizio del Giubileo e a un mese e mezzo dalla decisione su un eventuale scioglimento del Campidoglio per Mafia Capitale, i destini di Ignazio Marino e Franco Gabrielli si intrecciano sempre di più. Il sindaco e il prefetto di Roma rispondono con un comunicato congiunto alla notizia pubblicata su alcuni giornali di una bozza di decreto del governo per designare Gabrielli ‘registà per l’organizzazione dell’Anno Santo. Insomma un commissariamento del Campidoglio, già alle prese con lo tsunami Mafia Capitale. «Non sono ancora state prese decisioni», dice subito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Anche il Campidoglio esprime a stretto giro lo stesso concetto. Marino e Gabrielli si telefonano ribadendo «l’impegno comune per Roma, già avviato con importanti risultati su diversi tavoli di lavoro, dalla sicurezza al Giubileo». Inoltre, «hanno commentato con sorpresa, e con un pò di ironia, alcuni articoli di stampa», dichiarandosi «totalmente estranei alle indiscrezioni uscite oggi, ribadendo la loro reciproca stima e il proficuo lavoro che stanno svolgendo insieme». «Sindaco e Prefetto hanno la ferma e comune intenzione di lavorare assieme per la migliore riuscita del Giubileo», affermano. E dal Campidoglio si fa trapelare che Marino non è infuriato con il governo, come è stato scritto. Un modo per cercare di congelare le polemiche e le speculazioni sull’ipotesi che il prefetto finisca ad affiancare – ma secondo molti esautorare – il sindaco per il Giubileo che inizierà a dicembre. In un momento cruciale per Marino, mentre infuria l’inchiesta su Mafia Capitale. «Attendiamo – dice il primo cittadino della Capitale – che il Governo faccia le sue scelte. Gabrielli è uno straordinario servitore dello stato. Io sono il sindaco della Capitale. Siamo sicuri che lavoreremo molto bene, attendiamo di sapere dal Governo con quali strumenti e con quali ruoli». In questo momento, aggiunge, «quello di cui avrei veramente piacere è la possibilità di iniziare al più presto con quelle opere di ricucitura, riparazione delle buche e sistemazione di quei percorsi pedonali a cui tanto tiene Papa Francesco. È davvero urgente iniziare visto che mancano pochi mesi all’8 dicembre». Una partita difficile anche per il governo, mentre le opposizioni e M5S in particolare continuano a chiedere le dimissioni del sindaco e il commissariamento del Campidoglio. «Il trasferimento dei poteri in mano al prefetto Gabrielli certifica definitivamente l’inadeguatezza del sindaco», dice la deputata Roberta Lombardi. «Roma è ostaggio di criminali e politici corrotti – si legge sul blog di Beppe Grillo -. Il Pd c’è dentro fino al collo, ma ‘Ignaro Marinò fa finta di non sentire e intanto gli commissariano il Giubileo». Il sindaco nei mesi scorsi aveva rivendicato con forza la responsabilità di organizzare il Giubileo contro i primi dubbi anche nel Pd, il suo partito. Ma l’ipotesi ‘registà o commissario trova sponde anche molto vicine a Marino: «Poter contare in Campidoglio, per il Giubileo, su una figura come il prefetto Gabrielli sarebbe solo un arricchimento. Sono scelte che spettano al Governo ma fatemi manifestare piena stima per il prefetto, una persona straordinaria», dice l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella, magistrato antimafia, uomo forte della giunta Marino. Il tempo stringe, i cantieri e tutta la macchina organizzativa deve contare su punti fermi. Già nei prossimi giorni dovrebbe arrivare il decreto che conterrà anche le risorse messe a disposizione dal governo per l’Anno Santo straordinario, valutate in circa 500 milioni di euro. Serviranno soprattutto per buche, rifiuti e interventi per il decoro. Se saranno gestiti con una ‘regià o con un commissario è da vedere. Il problema principale sarebbe di far accettare a Marino l’affiancamento di Gabrielli senza che ciò sembri una prima sconfessione o un indebolimento del sindaco, «baluardo della legalità» per il Pd, che il governo sostiene su Mafia Capitale. «Una posizione incomprensibile» e contraddittoria, invece, secondo Stefano Fassina della minoranza dem. L’intento, riuscito, era stato quello di regalare un Giubileo voluto da Giovanni Paolo II alla storia. Chi sarebbe venuto a Roma avrebbe dovuto ricordare per sempre la sua esperienza, chi ci viveva avrebbe dovuto trarne benefici per il futuro. Con questo animo si mosse la macchina per il Giubileo del 2000, evocativo fin nella data. Un evento profondamente diverso da quello che papa Bergoglio ha annunciato per la fine di quest’anno, con un lasso breve di tempo, troppo breve, per realizzare grandi opere. Era il 1995 quando Luigi Zanda viene eletto presidente ed amministratore delegato dell’Agenzia romana per la preparazione del Giubileo. L’Agenzia si muoveva su due direttrici: realizzare le grandi opere legate all’appuntamento religioso che poi sarebbero rimaste ai romani, e preparare gli eventi. L’Agenzia era divisa in compartimenti che si occupavano di varie materie, come l’accoglienza, l’ospitalità o il piano bus. Nel 1997 l’allora sindaco Francesco Rutelli fu nominato da Palazzo Chigi anche commissario straordinario del Giubileo, «al fine di assicurare il coordinamento operativo alla preparazione e alla gestione degli interventi localizzati nel territorio del comune di Roma», recitava il decreto del presidente della Repubblica. Ampli i poteri del sindaco-commissario, come proporre modifiche del piano degli interventi o misure organizzative «necessarie alla tempestiva realizzazione di tutti gli adempimenti». E poi ancora il coordinamento operativo tra i cantieri; coordinare le attività previste dal ‘piano dell’ accoglienzà; assicurare l’attuazione delle indicazioni della commissione mista tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Il commissario straordinario, recitava il decreto, «promuove la convocazione di conferenze di servizi e riferisce periodicamente al Presidente del Consiglio e al Ministro dei lavori pubblici sull’andamento delle iniziative, sui loro effetti e sugli aspetti critici che ne ostacolino l’attuazione». Ad affiancare Rutelli due vice commissari, Guido Bertolaso e Stefano Landi. Con gli 850 milioni di euro, e molti altri che arrivarono da altre amministrazioni pubbliche, si diede il via a un’opera di cambiamento della città. Vennero realizzate due gallerie stradali nei pressi di Castel Sant’Angelo, raddoppiata la Roma-Fiumicino, ristrutturata la Stazione Termini, la ferrovia Viterbo-San Pietro, il ‘sottopassinò al Gianicolo, la ristrutturazione dell’ospedale Santo Spirito, aumento del parco mezzi per il trasporto pubblico, per ricordare le più grandi. A controllare la regolarità dei lavori, il ‘Comitato per la trasparenza e l’informazione totale per il Grande Giubileo dell’anno 2000’, istituito dal Commissario straordinario Francesco Rutelli. Tre eventi furono individuati come i principali del Giubileo: la Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata, la Giornata dello Sport all’Olimpico e quella dei Detenuti al carcere di Regina Coeli. Chi arrivava a Roma riceveva il Kit del Pellegrino. Per i giorni cruciali dell’evento fu creata una Sala situazione nel 2000, coordinata dal prefetto Enzo Mosino: si trattava di una sorte di torre di controllo che aveva pieni poteri nel caso di incidenti o emergenze.

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