[audio]“Ciak, motore, azione”. Parla Nori Corbucci, vedova del regista che ha segnato un’epoca | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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[audio]“Ciak, motore, azione”. Parla Nori Corbucci, vedova del regista che ha segnato un’epoca

A Sabaudia il 19 luglio la presentazione della nuova edizione del libro che racconta un lungo viaggio attraverso i ricordi del mondo del cinema che fu e dei suoi indimenticati protagonisti. La festa galeotta dell’ottobre 1959 e l’incontro con Sergio, amore e marito per una vita. E poi Totò, Fellini, Monicelli, Rossellini e mille aneddoti sconosciuti al pubblico

nori_corbucciSpontanea e spigliata, la scrittura di Nori Corbucciaffascina immediatamente. Una simpatica comunicativa e una vivacità di porgere la sua che caratterizza sin dalle prime pagine il suo, «Ciak, motore, azione» (Ibiskos editrice), un libro, giunto alla sua quarta edizione in cui è possibile fare un viaggio attraverso i ricordi sul mondo del cinema e i suoi protagonisti più famosi che Nori, moglie del regista Sergio Corbucci, morto nel 1990, ha conosciuto bene.
Era il 1955 quando, a causa un guasto, il treno che doveva portare a Cortina Nori, la madre e la sorella, si fermò a Roma. La sosta in via Veneto fu fatale: l’atmosfera di quella mitica strada sedusse a tal punto Nori che due anni più tardi, ventenne, si trasferì dalla sua Napoli a Roma.
In occasione di questa nuova edizione che culmina con la presentazione presso l’hotel IL SAN FRANCESCO di Sabaudia, il 19 luglio, abbiamo incontrato Nori Corbucci e abbiamo rivissuto con lei questo meraviglioso viaggio nel cinema.

Nori, che ricordo ha di quei tempi, alla vigilia – potremmo dire – de La Dolce Vita?
C’era un grande amore e un grande entusiasmo. Tra noi eravamo molto amici e ci volevamo bene. Pochi registi, pochi attori conosciuti, ma erano davvero bravi; oggi sono tanti gli attori e i registi, ma forse la bravura è diminuita.

Era sicuramente una bella amicizia. Come trascorrevate il tempo, quando non eravate davanti alla cinepresa?
Ci si ritrovava a casa di qualcuno di noi o in un locale; ci si confrontava, si amava ridere e scherzare. Facevamo tanti giochi di società dove vinceva sempre Gassman (aveva una bella memoria) soprattutto a giochi come genius o trivial; Ma facevamo anche giochi più semplici come i mimi: Visconti ci si divertiva; vederlo da lontano poteva mettere soggezione, ma da vicino era una persona davvero piacevole.
L’amicizia era vera. Quelli del cinema amavano parlare del cinema e non solo. Si parlava del fotografo, dei costumi, della scenografia. Facevamo anche le quattro del mattino. Ma parlare con amici come Pierino Tosi, Fellini, Monicelli, Rossellini. Quanti amici…

Galeotta fu la festa del 10 ottobre 1959, quando conobbe Sergio Corbucci…
Sì, ci incontrammo di fronte a un vassoio di ostriche, facemmo a gara a chi ne mangiava di più. Lui si arrese di fronte alla mia ingordigia. Da allora non ci siamo mai più lasciati e per trentun anni non abbiamo mai dormito una notte separati, finché la morte non ha deciso altrimenti. Ho lavorato poi come costumista, ma soprattutto per stargli vicino
Accanto a Corbucci che ha girato oltre settanta film dei generi più diversi, in Italia e all’estero, ho vissuto la grande avventura del cinema tra esperienze, personaggi, amicizie sempre nuove, e tanti paesi da scoprire. E questo è uno dei principali segreti del fascino di fare cinema.
Ho avuto modo di conoscere molti attori e artisti da Totò alla Loren, dalla Cardinale, alla Melato, dalla Lisi alla Vitti, dalla Minnelli alla Streisand, per citare solo alcune; e poi tra gli altri, Mastroianni, Sordi, Tognazzi, Gere, Musante, Nicholson.

A proposito di Totò, lo definisce nel libro “il più grande gentiluomo”
Totò aveva molto fascino. Il principe De Curtis utilizzava il suo personaggio perché piaceva alla gente e – come lui stesso affermava – “gli dava da mangiare”. Ma lui era molto diverso. Frequentava l’aristocrazia e si comportava da principe. Era un vero gentiluomo che piaceva alle donne.

Impossibile elencare tutti gli aneddoti e le curiosità presenti nel libro, ma ce ne è una in particolare molto divertente…
Più di una. Come ho detto noi eravamo molto burloni. E una sera abbiamo fatto un bello scherzo. Pippo Baudo cercava dei personaggi, un imitatore: era notte fonda; noi eravamo a casa con un gruppo di amici tra cui Arbore, Verdone e Troisi. Un amico comune svegliò a notte fonda Baudo dicendo che voleva fargli sentire come era bravo a fare le imitazioni. Pippo Baudo, un po’ innervosito per l’orario, chiese di fargli sentire qualcosa. E lui non fece altro che passargli i tre attori originali che erano con lui (Verdone, Troisi, Arbore). Baudo non si accorse di nulla, anzi promise di scritturare subito il suo “imitatore” invitandolo a presentarsi l’indomani negli studi Rai di Via Teulada. Ovviamente il giorno dopo non si presentò nessuno. E passarono anni prima che il noto presentatore potesse capire che si era trattato di uno scherzo.

Ha un rimpianto del passato?
Mi mancano gli amici. Non c’è più quell’entusiasmo di quella volta, non solo nel cinema ma anche in altri ambienti come il teatro. Sembra tutto più spento rispetto al passato. Noi ci sentivamo sicuramente più vivi

Il libro porta le prefazioni di Paolo Villaggio e di Roberto D’Agostino.
Roberto era nella banda di Arbore e Boncompagni e quindi era già nel nostro giro. Paolo Villaggio ha fatto con noi almeno 7 film e quindi mi sembrava giusto che collaborasse alla prefazione

<Ascolta l’intervista alla Radio>

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(Francesco Vitale)

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