Immigrazione, dopo la rivolta di Casale San Nicola si cerca il dialogo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Immigrazione, dopo la rivolta di Casale San Nicola si cerca il dialogo

– In attesa dell’altra settantina di rifugiati destinati dalla prefettura a Casale San Nicola, sull’ultimo terreno di battaglia dell’immigrazione a Roma si prova una tregua. Gli abitanti del comprensorio residenziale nel Nord della città – la parte ostile al centro per richiedenti asilo – sperano di avere domani un incontro proprio in questura per ulteriori garanzie sulla sicurezza. Intanto tornano a prendere le distanze dalle violenze di CasaPound, che rischiano di oscurare eventuali buone ragioni. Oggi il comitato si è riunito in assemblea a due giorni dagli scontri, dalle manganellate e dai poliziotti feriti. Con tutte le principali autorità della capitale contro, dal sindaco Ignazio Marino che vuole «una Roma solidale» al prefetto Franco Gabrielli. «Preso atto delle dichiarazioni pubbliche rese dal prefetto in ordine alle concessioni e autorizzazioni riguardanti il sito prescelto per l’accoglienza dei richiedenti asilo – si legge in una nota del comitato – e preso altresì atto dell’apertura al dialogo avanzata dalla Questura di Roma», i residenti hanno chiesto però «alle autorità preposte la sospensione di qualsiasi ulteriore invio di richiedenti asilo prima della auspicabile definizione dell’intera vicenda». I residenti sottolineano con «maggiore forza di voler percorrere la strada della legalità, rimandando indietro le accuse di intolleranza e razzismo». Marino intanto ribadisce la linea. «Possiamo noi romani dire no all’accoglienza? – si chiede il sindaco -. Io mi riconosco in quella Roma che ha fatto la fila per portare generi alimentari agli eritrei che altri paesi rimandavano indietro. Noi siamo quella Roma. Se prima eravamo noi ad andare a cercare lavoro all’estero oggi ci sono altri popoli che vengono da noi non per togliere spazio e lavoro agli italiani ma per cercare una vita felice e libera». E il Comune vara una cabina di regia dell’accoglienza. Intorno al prefetto si imbastisce invece la polemica del vicepresidente leghista del Consiglio delle Marche, Sandro Zaffiri, che in un posto su Fb promette «olio di ricino» di fascista memoria a Gabrielli, antitetico alla linea salviniana. Di rifugiati e romani parla in un’intervista l’imprenditore e leader politico Alfio Marchini. «La misura della pazienza degli italiani è colma. Dopo sette anni di crisi o meglio di guerra per la sopravvivenza hanno il cuore pieno di angoscia si sentono soli e abbandonati», dice Marchini. Il quale propone «la sospensione dei trasferimenti (di migranti) nei Comuni fino a quando non verranno assegnate le quote europee che dovrebbero consentire la partenza dal nostro Paese di almeno 22.000 migranti entro l’estate. Dobbiamo prima alleggerire la pressione altrimenti ogni settimana ci saranno decine di rivolte in tutto il Paese».

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