Mafia capitale, Riesame: "Malcostume anche dopo i primi arresti". Riunita la commissione per le comunicazioni della Bindi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Riesame: “Malcostume anche dopo i primi arresti”

Condotte illecite «che si sono protratte sino ad epoca prossima all’emissione dell’ordinanza del gip con modalità che dimostrano una consuetudine ed una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l’attività pubblica». È quanto emerso, affermano i giudici del Riesame di Roma, dalla seconda tranche di indagini su Mafia Capitale, quella sfociata lo scorso 4 giugno in 44 arresti. Le considerazioni del collegio presieduto da Bruno Azzolini sono contenute nelle motivazioni al provvedimento con il quale sono stati respinti i ricorsi di Salvatore Buzzi, Claudio Caldarelli e Paolo Di Ninno (carcere), di Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Giordano Tredicine, Stefano Bravo e Guido Magrini (domiciliari), mentre sono stati parzialmente accolti quelli di Franco Figurelli, Massimo Caprari, Angelo Scozzafava, Antonio Esposito e Pierpaolo Pedetti (i quali hanno ottenuto gli arresti domiciliari) e di Mario Monge (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nelle 131 pagine di motivazioni il collegio competente sulla legittimità delle misure restrittive spiega che il quadro indiziario, rispetto a quello emerso dopo gli arresti dello scorso dicembre per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, «risulta oggi ancora più grave in quanto sono emerse nuove condotte degli indagati di corruzione, al fine di agevolare l’associazione mafiosa di cui fanno parte, con un’attività che è durata fino al giorno del loro arresto, con l’inserimento nell’associazione di un consigliere regionale (Gramazio) e con la presenza di diverse condotte corruttive e contatti sospetti dai quali è possibile evincere una rete di corruttele non compiutamente emerse dalle indagini». Per i giudici si tratta di attività corruttive che «hanno coinvolto nel comune di Roma pubblici ufficiali e anche un assessore dell’attuale consiliatura» quando la precedente ordinanza del tribunale «aveva avuto ad oggetto fatti avvenuti, prevalentemente, durante la giunta Alemanno». Poco edificanti i giudizi espressi nei confronti dei consiglieri comunali raggiunti da misure cautelari: Caprari, si legge nel provvedimento, «vende le proprie funzioni per votare la delibera in ordine ai debiti fuori bilancio, manifestando una particolare spregiudicatezza soprattutto se rapportata al ruolo di neofita del consiglio comunale». Tredicine è soggetto «il cui spessore criminale è sottolineato da Massimo Carminati che gli attribuisce un milione di impicci e lo definisce serio e poco chiacchierato». Quanto a Pedetti, che si adopera per turbare un bando di gara relativo all’accoglienza di 580 migranti, i giudici affermano che quell’episodio dimostra «come il pubblico amministratore abbia completamente interrotto ogni aggancio con la legalità ed abbia affidato la propria funzione alla deriva della corruzione prestandosi a essere duttile strumento nelle mani di imprenditori senza scrupoli». Ed a proposito di imprenditori spregiudicati non manca un riferimento al ras delle cooperative Buzzi: per il giudici si tratta di un «personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli; si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile», è «certamente pericoloso e deve essere posto in condizioni di non nuocere alla collettività».

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