Ostia, chieste dieci condanne al processo bis contro i Fasciani | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ostia, chieste dieci condanne al processo bis contro i Fasciani

Condanne varianti da dieci anni a tre anni ed otto mesi di carcere sono state chieste oggi a Roma al processo bis al clan dei Fasciani, che per tanti anni ha imposto il proprio «modus operandi» criminale ad Ostia. Alcuni degli imputati, e tra loro il boss Carmine Fasciani, sono già stati condannati a pene pesanti per associazione a delinquere di stampo mafioso. Proprio per il boss chiesta la condanna maggiore, dieci anni più tre di libertà vigilata.- Le pene sollecitate oggi dai pm Ilaria Calò e Carlo Lasperanza riguardano l’accusa di intestazione fittizia di beni in relazione a società, immobili, stabilimenti balneari, chioschi-bar, esercizi di ristorazione e concessionarie di auto intestati a prestanome riconducibili alla famiglia Fasciani. Per la moglie di Carmine Fasciani, Silvia Franca Bartoli, sono stati sollecitati otto anni, oltre a tre di libertà vigilata, per la figlia Azzurra sette anni, più tre di libertà vigilata. Queste le altre richieste: sei anni (più tre di libertà vigilata) per Mirko Mazziotti, cinque anni (più due) per i fratelli Fabio e Davide Talamoni, quattro anni (più due) per Fabrizio Sinceri, cinque anni (più due) per Daniele Mazzini, tre anni e otto mesi (più due) per Francesco Palazzi, Gabriella Romani, Marzia Salvi e Marco D’Agostino. «Il metodo mafioso, rappresentato dalla pretesa del pizzo e dall’intimidazione di terzi con l’uso delle armi o comunque della violenza – hanno precisato i pm durante la requisitoria – ha consentito a questa organizzazione criminosa di infiltrarsi nel territorio, di ridurre la popolazione soggiogata all’omertà e all’assoggettamento per portare avanti i propri affari. Con una mano si facevano gli investimenti e con l’altra si sparava, un impegno spesso concomitante e contestuale».

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