Opera, i passaggi sonori di Einaudi a Caracalla | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, i passaggi sonori di Einaudi a Caracalla

Forse è stato proprio il modo naturale con cui le note si sono innestate nella suggestione immobile delle Terme romane ad aver conquistato, più di ogni altra cosa, il pubblico numeroso che ieri sera ha assistito al concerto di Ludovico Einaudi a Caracalla, ultimo «special event» del cartellone estivo del Teatro dell’Opera di Roma (dopo Bob Dylan ed Elton John). Completo total black, una mano alzata a salutare la platea, Einaudi si è seduto al pianoforte a coda e spalle al pubblico, ma rivolto al sontuoso ensemble di musicisti che lo accompagnava, ha dato il via alla magia di «In a time lapse», l’ultimo dei suoi album che dà anche il titolo al fortunato e lungo tour mondiale iniziato nel 2013. Tour che si è concluso ieri nel migliore dei modi – Caracalla era sold out – in un’ultima tappa, dopo 2 anni e mezzo tra Italia ed Europa, che il raffinato musicista e compositore ha definito al microfono «memorabile», ringraziando emozionato il pubblico che era tutto in piedi in una standing ovation quasi da stadio. La serata è stata un susseguirsi di maestosi crescendo e momenti più intimi e raccolti, in un concerto idealmente diviso in due parti: prima la performance corale che ha visto il pianoforte insieme con chitarre, violini e violoncelli, percussioni e musica elettronica, poi il Maestro in esibizione solitaria, in una sorta di riflessione sul tempo e sulla possibilità di coglierne la misteriosa essenza, così sfuggente e insieme così chiaramente percepibile. Ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno dopo anni di successi, Einaudi ha dimostrato di essere riuscito a incidere il panorama musicale nazionale e internazionale con un segno del tutto originale e unico. Testimonianza ne è non solo il sostegno del pubblico su scala mondiale, ma soprattutto l’evidente capacità di esprimere con la sua musica uno stile in grado di unire epoche e tradizioni diverse, dal classico alla sperimentazione. Tracciando una linea di congiunzione tra l’avanguardia, il folklore e l’etnico, il jazz e la musica classica, il pop e l’elettronica (e con incursioni anche nel cinema), il Maestro torinese crea in ogni lavoro un impasto sonoro imprevedibile, quasi un «paesaggio» da esplorare a occhi chiusi, lasciandosi andare al magnetismo delle note. Il risultato anche ieri è stato un autentico incanto, capace di trasportare senza sosta e sospendere per un paio d’ore il tempo reale, offrendo i colori di tanti sentimenti contrastanti. E in una serata che si conclusa in un clima di festa, con la platea a battere le mani a ritmo, non ha stupito vedere Einaudi, sempre così schivo e riservato, lasciarsi afferrare dal pubblico, mettendosi a nudo nei tanti intensi momenti di un concerto in cui ha mostrato non solo l’eleganza colta della sua musica ma anche un aspetto passionale e sanguigno della sua personalità.

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