Casamonica, il funerale di "re" Vittorio tra cavalli e rolls-royce. Sulle note de Il Padrino | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Casamonica, il funerale di “re” Vittorio tra cavalli e rolls-royce. Sulle note de Il Padrino lo show che sconvolge la politica e Roma

Un addio degno di un mammasantissima siciliano che scatena le polemiche. Da De Pedis a oggi, gli addii ai gangster

Sei cavalli con pennacchio che trainano una antica carrozza funebre, una banda che intona prima le note composte da Nino Rota per il film ‘Il Padrino’, poi la colonna sonora di “2001 odissea nello spazio” e la canzone Paradise, altra colonna sonora, ma del film ‘Laguna Blu’, che accompagnano l’uscita della bara e per finire petali di rose lanciati da un elicottero. Scene di un film? Un padrino targato 2015? Oppure uno scorcio di Napoli? Niente di tutto questo. E’ la realtà e si è svolta stamani nel popolare quartiere Tuscolano della Capitale, davanti alla Chiesa di San Giovanni Bosco, dove è stato celebrato il funerale del boss Vittorio Casamonica.Il 65enne, appartenente all’omonimo clan criminale, compostoda nomadi che dagli anni ’70 si stabilirono a Roma, grazie anche alla collaborazione con la Banda della Magliana, ed ‘occuparono’ le zone sud-est della Capitale, per poi estendersi a CastelliRomani e sul litorale con i loro traffici di droga, estorsioni,
usura e racket. Ma dal 2004 è emerso con una indagine della Dia che il clan dei Casamonica, nel tempo si è evoluto, affinando le capacita’ di gestire denaro e di farlo circolare dall’Italia all’estero e viceversa con metodi di alta finanza ed accumulando un patrimonio di oltre 200 milioni di euro. Ma mantenendo quel timbro matriarcale che da sempre distingue il clan, infatti, il riciclaggio dei capitali e il loro trasferimento dall’Italia al Principato di Monaco e viceversa, era quasi interamente gestito dalle donne della famiglia. Recentemente il clan dei Casamonica è tornato con forza sulle cronache dei giornali per via di una foto uscita fuori durante le polemiche legata all’inchiesta Mafia Capitale. L’istantanea scattata nel 2010 nel centro di accoglienza Baobab, per una cena organizzata da alcune cooperative sociali, riprendeva l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno con Luciano Casamonica, incensurato ma ritenuto uno dei boss del clan, l’ex
capogruppo del Pd capitolino Umberto Marroni e il padre Angiolo, garante dei detenuti della Regione Lazio, e Daniele Ozzimo, consigliere capitolino del Pd, Giuliano Poletti, poi diventato ministro, e Salvatore Buzzi, il boss delle Cooperative, in carcere proprio per l’inchiesta Mafia Capitale. Il funerale stamani è cominciato con una colonna di auto
collocate ai lati, con corone di fiori che, persone che si trovavano sui tetti delle auto, spogliavano lanciando i fiori,
soprattutto rose, in strada. Una carrozza nera antica, con pesanti intarsi dorati, trainata da sei cavalli neri ha trasferito la bara, con sopra una immagine di padre Pio, davanti alla chiesa. Sulla facciata della parrocchia di San Giovanni Bosco ad attendere il defunto un grande striscione: “Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso” ed accanto due manifesti con su scritto “Vittorio Casamonica re di Roma” che il suo ritratto a mezzo busto ed una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo.  Una folla di persone ha voluto portargli l’ultimo saluto. “Era una brava persona, corretto” hanno commentato alcuni conoscenti al termine della messa. Commozione all’uscita del feretro che è stato salutato da una “pioggia” di petali lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce sempre con sottofondo musicale, tra le lacrime delle molte donne, tante vestite a lutto.

È bufera sul funerale-Show celebrato nel cuore di Roma in onore di Vittorio Casamonica capo del clan omonimo. Con il mondo politico allarmato dai «segnali mafiosi», interpretati come una «sfida allo Stato». «Roma sfregiata, fatto inquietante», hanno attaccato dal Pd mentre Sel ha investito del caso il Parlamento chiedendo al ministro Alfano spiegazioni sull’aspetto legale della vicenda, chi è stato il regista dell’operazione, chi ha concesso le autorizzazioni. Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perchè siano condotti accertamenti con estremo rigore. Si è anche attivato il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una «relazione dettagliata» sulla vicenda. Esequie da fiaba: con carrozza d’epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovuti dal cielo (con la partecipazione straordinaria di un elicottero privato). Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell’ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa che alla richiesta di spiegazioni è caduto dalle nuvole: le sue competenze – come hanno spiegato anche dal vicariato – sono circoscritte a quanto accade all’interno della chiesa. Non all’esterno, dove l’anonimo «scenografo» aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l’altro la colonna sonora del Padrino). Una chiesa, la Don Bosco a Cinecittà, non nuova alle cronache. Si è scoperto che quella parrocchia, sormontata da una caratteristica cupola, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell’eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. Ma non è tutto: in quella quella stessa parrocchia nel ’90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis (poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare, ma questa è un’altra storia). Un intreccio inquietante di fatti e di circostanze che all’improvviso, nell’ apparente quiete agostana sono esplose simultaneamente investendo la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza, la Legalità. Con il mondo politico e delle istituzioni (soprattutto locali) rimasti spiazzati. Immediata è stata la presa di posizione del vicariato che non ha nascosto il proprio «imbarazzo» ma ha sottolineato che il parroco certo non poteva rifiutare la celebrazione. «Roma trasformata in un set del padrino è uno sfregio», ha attaccato il commissario romano Matteo Orfini«. Quanto accaduto »è una offesa a Roma e dimostra che la mafia a Roma esiste«, ha affermato il vicesindaco Marco Causi. Considerazioni condivise da Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia, allarmata dal »clima di consenso che ha accompagnato una simile messinscena«. Preoccupato anche Don Luigi Ciotti per il quale »a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi« è »compito della Chiesa denunciare e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo«. Allarmato anche il sindaco Ignazio Marino che ha chiamato il Prefetto »perchè siano accertati i fatti con il dovuto rigore«. »È intollerabile – ha scritto sui social network – che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi«.

Non è la prima volta che l’immagine di Roma esce appannata per il trattamento riservato nel dare l’ultimo saluto a criminali che si sono «distinti» – si fa per dire – per le proprie azioni nella Capitale. E non è la prima volta che le stesse chiese al centro delle cerimonie e addirittura delle sepolture finiscono nell’occhio del ciclone. Prima delle polemiche odierne scatenate dalle esequie in stile mafioso celebrate nella parrocchia romana di San Giovanni Bosco per Vittorio Casamonica, uno dei casi che più di recente ha suscitato perplessità e critiche è quello di Enrico De Pedis, considerato uno dei boss della banda della Magliana. Renatino, come era soprannominato, fu ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio 1990 a Campo dè Fiori. Dove si svolsero i suoi funerali? Nella stessa parrocchia di San Giovanni Bosco, nel quartiere romano di Cinecittà, dove oggi si sono svolti i funerali di Casamonica; e dove nel dicembre 2006 i familiari di Piergiorgio Welby, l’attivista pro-eutanasia che, gravemente malato, scelse per di far staccare il respiratore che lo teneva in vita, avrebbero voluto celebrare i funerali del proprio congiunto, prima che arrivasse il «no» del Vicariato. De Pedis tra l’altro fu poi sepolto in un’altra chiesa romana, la centralissima Sant’Apollinare, prima che le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi inducessero gli inquirenti ad una ricognizione complessiva nella chiesa, con l’apertura anche della tomba di De Pedis, i cui resti furono rimossi e trasferiti. Facendo un «salto di qualità» anche nello spessore mafioso dei protagonisti, esequie di tutto rispetto, addirittura entrate nella leggenda, ebbero malviventi e mafiosi del calibro di Lucky Luciano il 29 gennaio 1962 a Napoli, con la bara sistemata in una barocca carrozza ricca di fregi; e di Carlo Cambino, che il 18 ottobre 1976 ebbe un vero e proprio bagno di folla a Brooklyn con oltre 150 persone.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login