Casamonica, l'ira del Vaticano: "Uno scandalo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Casamonica, l’ira del Vaticano: “Uno scandalo”

La Chiesa di Papa Francesco non resta in silenzio e non ci sta ad essere adombrata di connivenza con i boss. Dopo il funerale hollywoodiano di Casamonica, arriva, attraverso l’Osservatore Romano, la posizione della Santa Sede che parla senza mezzi termini di «uno scandalo», di «una strumentalizzazione chiassosa e volgare». E sulla presunta «acquiescenza da parte della comunità cattolica» alla mafia e alla malavita, «nulla di più lontano dalla realtà». Per l’Osservatore – che ricorda la scomunica del Papa per i mafiosi, pronunciata il 21 giugno del 2014 nella Piana di Sibari, in Calabria – dunque «non c’è spazio per zone d’ombra». È un intervento deciso quello del giornale vaticano che vuole sgombrare il campo da ogni dubbio. Intervistando poi l’arcivescovo di Catanzaro, mons. Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di canonizzazione di Pino Puglisi, prete morto per mano della mafia, il giornale chiama in causa anche le responsabilità dei parroci. «Massima prudenza e discernimento sono necessari perchè la celebrazione della messa non venga strumentalizzata, destando scandalo. E in casi del genere ogni prete farebbe bene a sentire previamente il proprio vescovo», dice mons. Bertolone. Ma la parrocchia ‘incriminatà, dove oggi il parroco, don Giancarlo Manieri, non si è visto, replica così alla presa di posizione del giornale della Santa Sede: «I funerali di Vittorio Casamonica sono stati uno scandalo? Lo devono dire dire alla Prefettura, al Municipio…», dice don Franco il viceparroco della chiesa di San Giovanni Bosco. L’intervento del Vaticano era atteso. Anche perchè lo show è avvenuto a Roma, la diocesi del Papa. La Lega però non ritiene sufficiente l’intervento e torna all’attacco con Roberto Calderoli: «È curioso che a parlare per la Chiesa sia stato un organo di stampa e non gli alti prelati che hanno passato l’estate a fare politica e a propagandare l’invasione dei clandestini. Galantino, ecc., se ci siete battete un colpo!». La Chiesa ribadisce comunque che un funerale non può essere negato. Ma sulle modalità in cui si è svolto sono tanti i vescovi italiani che prendono le distanze. Se monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, si dice «disgustato» dall’accaduto, invocando «maggiore vigilanza» in questi casi, monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, mette in guardia: «Il male è vicino a noi, e a volte può arrivare fin sotto l’altare». Entrambi i prelati conoscono bene la gente di mafia: il primo, quando era vescovo a Piazza Armerina, ebbe il coraggio di negare un funerale pubblico ad un boss di Gela; il secondo è stato tredici anni a Locri, in Calabria, in prima linea contro la ‘ndrangheta. La parola dell’Osservatore arriva anche per frenare l’ondata di polemiche che rischia di allargarsi dal faraonico funerale alle altre questioni legate alla Chiesa. Come accade, per esempio, con il gruppo «Vaticano paga tu» che su Facebook, partendo dal caso della parrocchia don Bosco di Roma, registra centinaia di messaggi contro i cattolici. Infine il giornale della Cei, Avvenire, chiama in causa la responsabilità dei giornalisti. Definisce i funerali di Casamonica un «evento sconcertante e irritante» ma critica il «battage enorme, che ne ha enfatizzato a dismisura proprio gli aspetti più censurabili». Per il direttore Marco Tarquinio «ognuno deve fare per intero e con coscienza la propria parte. Autorità civili e giornalisti compresi, anzi in prima fila».

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