Antimafia day, il ritorno di Marino nella Capitale: "Dopo i fascisti cacciamo anche i criminali" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Antimafia day, il ritorno di Marino nella Capitale: “Dopo i fascisti cacciamo anche i criminali”

Nell'area blindata per l'occasione accanto al sindaco ci sono il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il presidente della Commissione Rosy Bindi e quello dell'Associazione dei Comuni (Anci) Piero Fassino

Ignazio Marino è di nuovo a Roma. Dopo le contestate ferie a stelle e strisce, il sindaco sceglie il sit-in antimafia del Pd in piazza Don Bosco – la stessa che due settimane fa ospitò il funerale show di Vittorio Casamonica – per le sue prime esternazioni pubbliche, dopo una giunta dedicata alle priorità da affrontare. «La presenza delle persone in questa piazza dimostra che Roma è una città antifascista, antinazista e antimafia – dice Marino -: abbiamo cacciato i fascisti e i nazisti, ora cacceremo anche la mafia». Nell’area blindata per l’occasione accanto al sindaco ci sono il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il presidente dell’Antimafia Rosy Bindi e quello dell’Associazione dei Comuni (Anci) Piero Fassino, il governatore Nicola Zingaretti, il commissario del Pd romano e promotore dell’iniziativa Matteo Orfini. Per gli altri partiti c’è il coordinatore romano di Sel Paolo Cento. E poi associazioni di volontariato e antimafia in prima fila, come Sant’Egidio, cittadini del quartiere Tuscolano e di altre zone della città che riempiono l’area davanti alla chiesa. «Orfini si è esposto e si è preso il rischio di organizzare una manifestazione come questa che è stato un successo politico», sottolinea Orlando. E Orfini rivendica: «Per troppo tempo si diceva che a Roma la mafia non c’era e invece c’è e va sconfitta. A Roma non c’è mai stata una manifestazione antimafia e credo che quella di oggi dimostri che questa città sta prendendo coscienza». «È importante che oggi ci sia stata la forza di una reazione civile delle persone – sostiene anche Zingaretti -, perchè è evidente che quanto successo ad agosto è stato uno choc culturale e non reagire sarebbe stato un errore». Il sit-in è «un primo passo perchè le istituzioni, la politica, le associazioni e i cittadini facciano muro contro l’ illegalità – dice Bindi -, ma occorre anche affrontare e risolvere i tanti problemi di Roma». «Uno show ipocrita del sindaco palombaro, abbiamo fatto bene a non andare,», dice invece Alfio Marchini, all’opposizione in Campidoglio. «Stavolta Don Bosco non ha fatto il miracolo», ironizza il leader della Destra Francesco Storace. Al suo arrivo in piazza Don Bosco Marino viene contestato e insultato da alcuni cittadini («Bugiardo, riandiamo al voto», gridano); altri invece lo spronano a continuare e gli regalano fiori: «Non sei solo, vai avanti». «Marino è stato eletto dai cittadini», chiosa Fassino. Militanti dei comitati per la casa attaccano i promotori del sit-in chiamandoli «mafiosi». In precedenza il chirurgo dem presiede la sua prima giunta politica dopo le vacanze estive, illustra agli assessori le sue priorità – Giubileo, pulizia e trasporti – e chiede loro risultati visibili in tutta la città e non solo in centro. Dopo le frasi sulla Roma dell’assessore ai Trasporti Stefano Esposito, che hanno suscitato polemiche, il sindaco invita ad essere prudenti nelle dichiarazioni alla stampa« perchè »Roma è sotto i riflettori«. E domani nell’agenda di Marino altri due importanti appuntamenti: la mattina un incontro con il prefetto Franco Gabrielli – il primo dopo che il governo ha dato incarico al secondo di affiancare il sindaco su Giubileo e uscita da Mafia Capitale; nel pomeriggio riunione a Palazzo Chigi sul Giubileo. Oggi Gabrielli ha incontrato al Viminale il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il prefetto ha illustrato le misure che intende mettere in campo nel suo ruolo di supporto all’amministrazione comunale e riferito sulle principali problematiche dell’ordine pubblico e della sicurezza a Roma: dalle manifestazioni allo stadio, dall’immigrazione al Giubileo. Su quest’ultimo punto è stato confermato che non ci sono segnali concreti di minacce terroristiche.

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