Mafia capitale, coop Edera: "29 giugno lavora, noi no". M5s: "La corruzione costa 600 milioni" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Mafia capitale, coop Edera: “29 giugno lavora, noi no”. M5s: “La corruzione costa 600 milioni”

– «Nonostante le promesse e le assicurazioni dell’Amministratore dell’Ama Daniele Fortini e del Prefetto Franco Gabrielli, fra 15 giorni la coop Edera, a cui sono stati tolti tutti i lavori, sarà costretta a licenziarci. E nessuna delle società che subentra ci assumerà». Lo hanno scritto in un comunicato 150 lavoratori della cooperativa sociale Edera, da ieri in sit-in di protesta davanti alla sede dell’Ama a Roma. «Perchè questa »ostilità« contro di noi? – si chiedono i lavoratori -. Perchè questo »insensato accanimento« prima contro la Coop Edera ed ora contro noi, i suoi lavoratori? Perchè questa »feroce volontà« di chiudere la Coop e disinteressarsi del destino dei suoi lavoratori?». Nell’inchiesta su Mafia Capitale il fondatore di Edera, Franco Cancelli, è indagato per turbativa d’asta. Secondo l’ipotesi della procura avrebbe accettato di spartirsi gli appalti in posizione subordinata con la coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi. A seguito dell’inchiesta alcuni importanti appalti di Edera con Ama sono stati commissariati dalla prefettura, che ha anche emesso un’interdittiva antimafia. «Nella »guerra romana alla mafia« tutto è possibile. Anche i paradossi – scrivono i lavoratori di Edera -. Così la 29 Giugno e le altre cooperative di Buzzi, il cuore della inchiesta »Mafia Capitale«, hanno potuto »continuare a lavorare per Ama«, »partecipare alle gare di Ama«, »vincere nuove gare di Ama« ed ora »avviare nuovi lavori per Ama«. Saranno loro a rilevare parte dei nostri lavori!». I dipendenti di Edera dicono di essere «dalla parte dei lavoratori di queste coop a cui è garantito il lavoro», ma chiedono al prefetto e al presidente di Ama Fortini di «rispettare gli impegni» a tutela del loro posto. – Una class action per chiedere il risarcimento danni della corruzione scaturita da Mafia Capitale che ai romani è costata 600 milioni di euro. L’iniziativa, e la stima dei danni, sono opera di M5S che stamani ha presentato l’iniziativa. Sarà la deputata Roberta Lombardi la prima cittadina romana a costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni causati dagli appalti truccati e gli illeciti emersi con l’inchiesta Mondo di mezzo. I rappresentanti dei pentastellati, questa mattina, hanno aderito alla class action promossa dal Codacons in vista del processo su Mafia Capitale che si aprirà il prossimo 5 novembre. «Un atto dovuto – ha detto Lombardi – visto che i cittadini romani sono i primi ad aver pagato, sulla loro pelle e con le loro tasche, il peso del malaffare e dei legami corruttivi vantati dalla classe politica, a destra e a sinistra. Oggi, per i cittadini romani, è arrivato il momento di prendersi la propria rivincita. Contro chi ha contribuito a devastare la nostra amata città la mia battaglia sarà senza sosta». «Attraverso la nostra attività ispettiva – hanno spiegato i consiglieri capitolini Marcello De Vito e Daniele Frongia – abbiamo portato alla luce l’impatto della corruzione sui costi direttamente ed indirettamente sostenuti dai cittadini di Roma che ammontano a 600 milioni di euro. Ad oggi ancora l’87 % degli appalti viene dato con affidamenti diretti. Abbiamo evidenziato sui bilanci l’utilizzo smodato delle somme urgenze e delle proroghe in merito alla emergenza abitativa. Anche sulla svendita del patrimonio immobiliare per 308 milioni di euro vogliamo evidenziare la nostra richiesta, sin dal primo momento, di avere un censimento dei beni dall’Amministrazione».«La Cooperativa »29 giugno« – così come le altre in precedenza riconducibili a Salvatore Buzzi – sono state sottoposte a provvedimenti di amministrazione giudiziaria emessi dal Tribunale di Roma, in ragione dei quali la Prefettura di Roma ha sospeso l’efficacia delle interdittive antimafia precedentemente adottate. Ciò ha consentito alla Cooperativa in questione di partecipare a nuove gare pubbliche e di aggiudicarsene anche alcune, come nel caso delle gare recentemente concluse da A.M.A. S.p.a». È quanto si legge in un comunicato della prefettura in risposta a una nota di lavoratori della cooperativa Edera. «Viceversa, la cooperativa »Edera« è attualmente oggetto di un’interdittiva antimafia che le impedisce di concludere contratti con le pubbliche amministrazioni – prosegue la prefettura -, mentre è sottoposta a misure di amministrazione straordinaria solamente con riguardo a due appalti già stipulati con Ama ed in fase di conclusione». «Nonostante sia stata più volte invitata dalla Prefettura a compiere i passi necessari a marcare una completa discontinuità con la precedente gestione – si legge ancora nel comunicato -, la cooperativa »Edera« non ha dato segnali di reale rinnovamento proseguendo a manifestarsi, invece, le interferenze negative che hanno condotto all’emissione dell’interdittiva antimafia. È del tutto destituita di fondamento, pertanto, l’accusa, rivolta alla Prefettura, di non voler »rispettare gli impegni« assunti, giacchè nel corso di questi mesi non sono venute meno le ragioni che hanno indotto ad emettere l’interdittiva antimafia a carico di »Edera«. Vi è da pensare che, evidentemente, certi legami sono più intensi rispetto al timore di perdere il proprio posto di lavoro».

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