"Le tre colpe di Marino, ecco perché il Pd lo ha lasciato": la rivelazione di Orfini | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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“Le tre colpe di Marino, ecco perché il Pd lo ha lasciato: fatto di tutto per aiutarlo”: la rivelazione di Orfini

– Matteo Orfini ha parlato di «troppi errori» commessi dalle parti del Campidoglio. Ma sono state tre le «colpe» fatali di Ignazio Marino che hanno indotto il Pd ha lasciarlo solo dopo averlo scelto, candidato, eletto e sostenuto. Orfini lo avrebbe detto nel corso di una riunione con i minisindaci dei municipi romani. Tutto è iniziato il 27 agosto, giorno del «verdetto» di Alfano sul destino di Roma sulla cui amministrazione pendeva il rischio commissariamento. Marino non c’era. Era in vacanza in America dove è rimasto nonostante pochi giorni prima del 27 agosto ci fossero state le polemiche sul funerale show dei Casamonica. IL secondo «peccato» per il Pd poi il nuovo viaggio negli Usa con lo strascico di nuove polemiche sull’invito a Philadelphia e la precisazione del Papa: «non l’ho invitato io, è chiaro?». L’ultima goccia in un vaso già troppo pieno l’affaire scontrini. A quel punto per il Pd il rompete le righe è stato «inevitabile». «Una infinita serie di errori hanno infinitamente compromesso l’autorevolezza del sindaco verso la città. Le ultime, inquietanti vicende, a cui ancora oggi non è stata data una spiegazione, e scaricare la responsabilità sui propri collaboratori evidentemente non lo è, hanno finito per incrinare la fiducia nei suoi confronti». Così il commissario del Pd a Roma, Matteo Orfini, su Facebook. («In questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l’ex sindaco Marino. L’ho fatto con convinzione, anche quando tante persone che stimo mi suggerivano di lasciar perdere, quando molti mi spiegavano che sarebbe stato impossibile migliorare le cose». Così il commissario del Pd a Roma, Matteo Orfini, su Facebook.

– «Marino e tutti noi avremo tempo per riflettere a mente fredda. Ma adesso abbiamo il dovere di pensare prima di tutto a Roma. Mettendo da parte rancori e aspirazioni individuali. Il Pd questo farà: non è tempo di polemiche, ma di lavoro per unire la città. A questo ci dedicheremo nelle prossime ore. Lo dobbiamo ai romani che aspettano da noi risposte ai loro problemi, non l’ennesima inutile dose di polemiche e veleni. Abbiamo un compito: far tornare Roma ad essere l’orgoglio del paese. E insieme ce la faremo». Lo scrive sulla sua pagina Facebook il presidente del Partito democratico e commissario Pd Roma Matteo Orfini «a proposito delle dimissioni di Marino».- «C’era una volta un partito ben organizzato e popolare, di cui non vi dirò il nome perchè ognuno deve essere libero di scegliere quello che più gli piace e che è più vicino alla sua esperienza e sensibilità», un partito «che si era dato l’obiettivo, riuscendoci, di costruire una sezione per ogni campanile». Così, su facebook, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi racconta lo spirito e il ruolo di un partito che fu, in un articolo intitolato «Le macerie di Roma e il partito nuovo», una riflessione sulla necessità, a questo punto, di costruire «un partito serio, organizzato, popolare» perchè «prima di tutto ne ha bisogno il Paese». Rossi non indugia su un sentimento nostalgico di quel partito che, scrive sulla sua pagina fb, «non ricorreva alle primarie, e tanto meno alle primarie aperte a chiunque passasse davanti alle sezioni o ai gazebi che allora in politica non esistevano, però era molto attento a presentare buone candidature e svolgeva per tempo ampie consultazioni finendo spesso per selezionare il più meritevole, il più bravo e disponibile e persino il più adatto ad un certo incarico». Infatti, ricorda Rossi, «questo partito è stato travolto dalla storia. Dopo ancora rottamato. Ed era giusto che avvenisse così. Niente è eterno e niente è perfetto». Ma il richiamo del presidente della Toscana è chiaro: «La comunicazione è importante, la tv e il web sono indispensabili, il valore degli individui è insostituibile, l’apertura alla società è vitale ma un partito è un’associazione di persone a servizio di una causa e di una comunità. Quindi è una cosa maledettamente seria. È venuto il momento di fare davvero una discussione sulla forma partito dentro il Pd, prendendoci il tempo necessario. Da questa dipende infatti la qualità della nostra democrazia e la qualità della nostra vita di cittadini italiani e di uomini e donne di sinistra che hanno ancora passione per la politica. Abbiamo bisogno di un partito nuovo, perchè le persone ci sono ancora».

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