Renzi punta al miracolo Giubileo, poi la sfida sul Campidoglio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Renzi punta al miracolo Giubileo, poi la sfida sul Campidoglio

– Il giorno dopo, nessun tentennamento: Ignazio Marino non poteva più andare avanti e l’ipotesi che ritiri le dimissioni semplicemente «non esiste». Ora bisogna creare le condizioni per governare la città e fare in modo che il Giubileo «replichi il miracolo Expo». E intanto lavorare per trasformare una crisi politica in opportunità e fare dell’appuntamento elettorale che porterà al voto in primavera Roma e Milano, Napoli, Cagliari e Bologna, una unica sfida per il buon governo delle città. Questa la road map. Perchè è con assoluta determinazione, racconta chi lo ha sentito, che Matteo Renzi affronta il ‘dopo Marinò. La sfida è molto difficile, ammettono i Dem, ma «i 5 Stelle non pensino di avere già vinto». Lavorare insieme, governo e partito, per «garantire la soluzione dei problemi di Roma», dai trasporti alla pulizia delle strade. Su questa priorità concordano Renzi e Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario a Roma, nella mezz’ora scarsa di colloquio che hanno nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi. Bisogna «rialzarsi» per vincere la sfida Giubileo e giocarsi le elezioni. Non è il momento, affermano i renziani, di calcolare quanto Orfini abbia sbagliato nel difendere Marino negli ultimi mesi. Bisogna recuperare «il rapporto di fiducia con la città» rotto dal sindaco e cancellare l’idea, come Orfini si incarica di fare in un’intervista al Tg1, che lui fosse unico baluardo della lotta alla mafia: «La garanzia è il Pd». La priorità è ora individuare un commissario che sia in grado sia sul profilo amministrativo che dell’immagine, di governare insieme al prefetto Franco Gabrielli l’evento Giubileo. Si guarda perciò innanzitutto all’assessore alla legalità Alfonso Sabella, che nel primo pomeriggio incontra Orfini al Nazareno. Ma si rafforza ora la regia a Palazzo Chigi e al Vaticano va la rassicurazione del sottosegretario Claudio De Vincenti che «Roma sarà pronta» e c’è il «massimo impegno del governo», che nei giorni scorsi ha sbloccato altri 30 milioni per le opere. Quanto al fronte politico, il passaggio è assai delicato. Perciò i vertici Dem non nascondono la «grande irritazione» per il modo in cui la minoranza Pd brandisce il tema delle primarie per «l’ennesima polemica interna». In mattinata fonti del Nazareno smentiscono che Renzi abbia deciso di non svolgerle: le scelte verranno compiute in tempi rapidi ma saranno ben ponderate e potrebbero riguardare non solo Roma ma tutte le città al voto in primavera. Ma Roberto Speranza, dalla minoranza Pd, avverte: «Le primarie saranno per me inevitabili. Non possono bastare decisioni calate dall’alto». Il rischio di decisioni unilaterali, osserva Alfredo D’Attorre, è spaccare il centrosinistra (da Sel agli ex Pd). Ma è «assolutamente prematuro» parlarne, si irritano i renziani: «Renzi riuscirà a stupirvi ancora. Il Pd avrà candidati per vincere ovunque». I candidati dunque. Troppo presto per le scelte ma è avviato il processo per individuare una figura di alto profilo: «di provata bravura, che sia capace di governare ma anche di raccogliere il consenso dei cittadini». Per battere i grillini, bisognerà mettere in campo «il meglio possibile», osservano i renziani, che guardano apertamente anche alla società civile. Se Franco Gabrielli conferma il suo no, restano in campo i nomi di Raffaele Cantone, Giovanni Malagò, Luca Cordero di Montezemolo. Ma si fa largo anche un profilo particolarmente gradito Oltretevere come il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Sul fronte politico, circolano i nomi di Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Dario Franceschini, Linda Lanzillotta e Roberto Giachetti. Ma nessuno di loro, spiegano fonti dem, avrebbe gran voglia di candidarsi. Più a sinistra guarderebbe un profilo come quello di Fabrizio Barca. Ma non si esclude neanche che Renzi chieda un impegno in prima persona a Matteo Orfini. Sul fronte opposto i 5 stelle rilanciano con la «suggestione» di Alessandro Di Battista, mentre nel centrodestra si punta sui nomi di Giorgia Meloni e Alfio Marchini.(

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