Torna a splendere la cappella Guglielmi di Civitavecchia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Torna a splendere la cappella Guglielmi di Civitavecchia

– Il volto delicato di un angelo con le palpebre abbassate nella costernazione della morte, il corpo che pare abbracciato dalle grandi ali. Dopo quattro anni di lavori, torna a risplendere a Civitavecchia la Cappella Guglielmi, gioiello dell’arte neogotica. E i restauri portano alla luce anche nuove scoperte sul primo autore dei dipinti delle pareti, che si rivelano opera giovanile di Romeo Borgognoni, pittore di cui si conoscevano solo dipinti su tela. Realizzata all’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, tra le più antiche della cittadina laziale, la Cappella Guglielmi, che inizialmente era dedicata alla Beata Vergine dei Sette Dolori (per la presenza di un quadro della Madonna Addolorata poi andato perduto) deve il suo aspetto attuale a una ristrutturazione finanziata alla fine dell’Ottocento dal marchese Felice Guglielmi. Opera preziosa, fa notare il restauratore Davide Rigaglia, anche per la sua unitarietà: «Tutti gli elementi che la compongono, dalle finte partiture architettoniche agli elementi di arredo, dai dipinti murali ai monumenti contenuti all’interno – spiega all’ANSA – parlano la lingua neogotica, cosa che non lascia alcun dubbio che la cappella sia stata generata da un’unica idea progettuale». Finanziati dalla Fondazione Ca.Ri.Civ, i restauri sono avvenuti in varie fasi, affidati per il catino absidale a Marco Artusi, mentre della cappella e dell’anticappella si è occupato Rigaglia. E le scoperte hanno riguardato soprattutto l’attribuzione delle pitture. Fino ad oggi, racconta Rigaglia, una targa dipinta sulle pareti sembrava infatti attribuire le pitture a Fernando Vignanelli (1886-1970), artista civitavecchiese amico di Ungaretti e fratello di Arnaldo, uno scultore che ha lavorato per l’Altare della Patria di Roma e la ricostruzione del monastero di Cassino (dove si ritirò con il nome di Don Francesco). Ma quella targa, fa notare il restauratore, riporta la data del 1939, troppo tardi per il neogotico che agli albori degli anni ’40 del Novecento «aveva già lasciato il posto al linguaggio più moderno del Liberty, nel primo ventennio del secolo, e al neoclassicismo fascista dal dagli anni Trenta fino alla seconda guerra mondiale». Per cui è probabile, dice, «che alla data del 1939 la cappella fosse già decorata e l’artista civitavecchiese si sia limitato a ridecorare la volta e le pareti sottostanti danneggiate dall’umidità in risalita». Tesi corroborata dal restauro, che ha riportato alla luce una seconda firma, quella del ravennate Romeo Borgognoni (1875-1944), un pittore attivo principalmente a Pavia e del quale si conoscevano fino ad oggi solo dipinti su tela. Non solo: sulla parete di destra della cappella si trova il monumento funebre di Felice Guglielmi, realizzato e firmato nel 1897 da Giulio Tadolini, esponente di una grande famiglia di scultori romani. L’opera, ha ricostruito Rigaglia, sarebbe stata scolpita a Roma, nell’atelier di famiglia dove prima Canova e poi Adamo Tadolini, i figli Scipione e Tito e infine il nipote Giulio «produssero alcuni dei più celebri esempi di scultura neoclassica». In quel luogo, che oggi è il Ristorante Museo Canova Tadolini, Rigaglia ha rintracciato il modello in gesso a grandezza naturale sulla base del quale l’artista ha realizzato la scultura principale del monumento a Felice Guglielmi.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login