Mafia capitale, il tribunale sequestra il tesoretto di Carminati | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il tribunale sequestra il tesoretto di Carminati

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di 95 opere (valore complessivo stimato oltre 1 milione e mezzo di euro) scoperte il 2 dicembre dello scorso anno nelle abitazioni di Massimo Carminati, a Sacrofano, dei suoceri, a Roma, e nella sede della Imeg, società di Agostino Gaglianone, imprenditore ritenuto vicino all’ex Nar. Nella sede di quest’ultima, secondo quanto ripreso dalle telecamere, Carminati e la compagna Alessia Marini che occultavano alcune opere d’arte con dei teloni. Si tratta di otto opere lignee della scultrice Louise Nevelson (valore tra i 15 e i 50 mila euro). Tra gli oggetti trovati nelle abitazioni di Carminati e dei suoceri figurano nove sculture di legno o di metallo di Consagra, (valore 20-25 mila euro), un dipinto a olio su tela, «Armonia Dinamica», di Giacomo Balla (valore 15-25 mila euro), sette opere di Mimmo Rotella del valore oscillante tra gli 80 mila ed i 150 mila euro. La decisione del tribunale rientra nell’ambito del procedimento sollevato dalla procura per chiedere la sorveglianza speciale, l’obbligo di soggiorno per tre anni e confisca dei beni sequestrati per circa 300 milioni di euro per i principali indagati dell’inchiesta su Mafia Capitale.-Una condanna a cinque anni è stata chiesta oggi dalla Procura di Roma nei confronti di Claudio Gaudenzi e Raffele Bracci, due degli imputati nell’inchiesta Mafia Capitale già a processo con rito abbreviato davanti al gup Anna Criscuolo. Secondo il pm Luca Tescaroli i due erano uomini vicini a Massimo Carminati, ritenuto dagli inquirenti il capo del clan. Nei loro confronti l’accusa è di usura. La sentenza è attesa per il prossimo 3 novembre a due giorni dall’inizio del maxiprocesso.-Dopo le richieste del pm la parola è passata agli avvocati di parte civile. Nel procedimento si sono costituiti tra gli altri il comune di Roma Capitale, la Regione Lazio, Libera-CittadinanzaAttiva e l’associazione Antimafia Caponnetto. Lo stesso pubblico ministero, inoltre, ha chiesto anche che ai due imputati, venga applicata una misura di sicurezza (di due anni per Gaudenzi e di un anno e dieci mesi per Bracci) da scontarsi in una casa di lavoro dopo la condanna .

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