Latte, Coldiretti: "In gioco la sopravvivenza del settore". Abbruzzese: "Sacrosanta la protesa degli allevatori" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Latte, Coldiretti: “In gioco la sopravvivenza del settore”. Abbruzzese: “Sacrosanta la protesa degli allevatori”

– Una flessione costante che, in assenza di provvedimenti, il prezzo del latte riservato ai produttori rischia di rendere ancora più grave. Nel Lazio, in pochi anni, il numero delle aziende zootecniche è crollato: si è passati da 4.000 alle attuali 1400. E ora fa paura il concreto rischio di altre chiusure, se resta lo squilibrio che contestano gli allevatori di Coldiretti tra produzione e commercializzazione. «Stiamo aspettando che intervenga l’Antitrust – dice il direttore della Coldiretti di Latina e Frosinone Giuseppe Campione – per indagare sulla dinamica dei prezzi, ma anche sul rispetto delle regole del mercato. Senza risposte la mobilitazione continuerà in modo ancor più incisivo». «In Italia arriva latte dall’Est Europa con una elevata carica batterica. Il procedimento necessario ad abbatterla intacca, però, anche la qualità, disperdendo le proprietà nutrizionali». Lo dichiara Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti, che oggi ha partecipato a Roma alla protesta degli allevatori del Lazio contro il prezzo del latte, che sta mettendo in crisi decine di aziende zootecniche. «Tutto questo mentre le ignare mamme italiane – aggiunge Gesmundo – sono convinte di dare ai propri figli il miglior latte possibile. Ma così non è, anche perchè da noi non vige l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Senza dimenticare che all’estero non esistono i controlli penetranti che si fanno invece sul nostro latte, nelle nostre stalle, con l’impiego di un esercito composto da 7.500 veterinari». Per Gesmundo, «siamo in piazza per difendere l’autentico latte italiano dall’aggressione commerciale delle multinazionali e chiedere che ai nostri produttori sia riconosciuto un congruo prezzo per il litro alla stalla».- «I nostri produttori hanno perso in un anno 550 milioni di reddito. Vogliamo certezze sul prezzo e contratti per il conferimento ai trasformatori che siano di durata annuale». Lo ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, intervenendo alla protesta degli allevatori arrivati a Roma da Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo. «Chiediamo inoltre alla Regione Lazio – ha aggiunto rivolgendosi all’assessore Sonia Ricci, anche lei presente alla manifestazione – di vigilare perchè i soldi del prossimo Psr non vadano a finire alle aziende che importano latte dall’estero». Oggi, tre cartoni di latte su quattro in vendita in Italia, come la metà delle mozzarelle, sono ‘stranierì perchè realizzati con prodotto importato«. I dirigenti Coldiretti sollecitano il Comune di Roma a rientrare in possesso delle quote della Centrale del Latte »per cederle direttamente agli allevatori conferitori e farli diventare parte attiva della filiera anche nella fase della commercializzazione«.

«Il ribasso di oltre il 20% dei compensi per il latte alla stalla sta mettendo in crisi il più importante settore dell’agroalimentare italiano. A Roma e nel Lazio sono circa 1.500 le aziende a rischio, per un totale di circa 10 mila posti di lavoro. È evidente come con 34 centesimi al litro gli allevatori non possano sopravvivere, un prezzo che poi arriva quadruplicato sugli scaffali. Ad aggravare la situazione ci sono le importazioni spacciate come ‘Made in Italy’ per mancanza di norme trasparenti sull’etichettatura. Questo è il motivo della manifestazione di oggi davanti al Centro Commerciale Euroma 2». Lo dichiara in una nota David Granieri presidente di Coldiretti Roma. «Purtroppo questo settore è una terra di nessuno, le regole in Europa non sono omogenee e ci penalizzano palesemente. La produzione italiana di latte si contraddistingue per le elevate caratteristiche qualitative e per i rigorosi controlli. È necessario sensibilizzare le Istituzioni e l’opinione pubblica su questa gravissima situazione», afferma Roberto Scano, direttore di Coldiretti Roma.«La protesta degli allevatori laziali, che attraverso una delle principali associazioni di categoria, chiedono l’adeguamento dei compensi nel rispetto della legge 91/2015 è sacrosanta. La normativa, infatti, impone che il prezzo del latte alla stalla sia commisurato ai costi medi di produzione, che variano da 38 a 41 centesimi al litro. Ovvero minimo 4 cent in più rispetto all’odierna tariffa». Lo ha dichiarato in una nota Mario Abbruzzese consigliere regionale del Lazio di Forza Italia. «Ricordo che nel Lazio sono operative 1413 aziende produttrici di latte che movimentano flussi economici importanti, che garantiscono occupazione, e che forniscono ogni giorno a milioni di famiglie latte fresco di assoluta qualità – prosegue – È istituzionalmente doveroso, quindi, tutelare, con tutti gli strumenti normativi a disposizione, e perché no anche politici, senza alcuna inopportuna contrapposizione di bandiera, questi allevatori, per evitare una ulteriore chiusura di altre stalle. Pertanto, la Regione Lazio credo debba fare tutto il possibile affinché si possano creare le condizioni per scongiurare quest’ultimo taglio del prezzo del latte imposto dalle multinazionali che rischia di mettere in ginocchio un settore che vale in Italia 28 miliardi di euro e 180 mila occupati. L’Assessore all’agricoltura deve convocare al più presto il tavolo tecnico sulla vertenza latte ed insieme delineare insieme alle associazioni di categoria una strategia che possa tutelare allevatori e stalle laziali».

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