Mafia capitale, sui conti di Alemanno 8 bonifici da 62mila euro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, sui conti di Alemanno 8 bonifici da 62mila euro

– Tra il 16 luglio 2013 e il 23 luglio 2014 sui conti personali dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno sono stati effettuati dalla Fondazione nuova Italia 8 bonifici per un totale di quasi 62mila euro, «generalmente a titolo di saldo fattura». La circostanza è riportata nei nuovi atti depositati dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale che rappresentano il lavoro investigativo svolto negli ultimi mesi. È la Guardia di Finanza a ricostruire la vicenda, partendo dall’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette nel biennio 2013-1014 sul conto corrente intestato alla Fondazione, sul quale erano delegati ad operare lo stesso Alemanno e Franco Panzironi, l’ex ad di Ama coinvolto nell’inchiesta. Le verifiche hanno consentito di accertare che su due conti di Alemanno sono arrivati da parte della Fondazione 6 bonifici per cifre comprese tra i 5.292 euro e i 5.344 euro, un bonifico da 16.032 euro e uno da 14mila euro, ognuno dei quali con la dicitura ‘saldo fatturà. L’ex sindaco di Roma aveva aperto una partita Iva il 28 giugno 2013, qualche settimana dopo esser stato sconfitto alle elezioni per il Campidoglio: «appare verosimile – scrivono i finanzieri – che i bonifici siano stati eseguiti dalla Fondazione in pagamento di fatture emesse da Alemanno». Lo stesso ex sindaco, in un’intervista del 9 luglio 2013, aveva sottolineto: «devo anche lavorare un pò perchè non posso campare facendo solo il consigliere comunale. Come sindaco prendevo 5.300 euro, adesso 1.500 con il massimo delle presenze in aula». «Gli importi delle singole fatture emesse da Alemanno nei confronti della fondazione (5.292 – 5.344 euro) – scrive la Gdf – corrispondono sostanzialmente all’indennità che egli ha dichiarato di aver percepito mensilmente per il suo mandato di sindaco della Capitale». CARMINATI, DOVEVAMO UCCIDERE GUIDO CARLI: Negli atti depositati c’è anche una lunga intercettazione ambientale, di cui ha scritto il ‘Fatto quotidianò, in cui Massimo Carminati parla del suo passato, sostenendo di aver sbagliato ‘bersagliò quando era un membro dei Nar. «Trent’anni fa noi avevamo sbagliato tutto…noi dovevamo ammazzare i banchieri…capito? più quelli dell’agenzia delle tasse… capito?..solo loro…lascia perde tutto…secondo me tutto il popolo ti sarebbe venuto appresso». «In Italia dovevamo ammazzà Guido Carli – prosegue l’ex estremista nero – …subito…il capo di tutte le banche italiane…tutti i banchieri al muro capito…e avevi fatto qualcosa di interessante…loro e quelli e gli esattori delle tasse. ‘tu che cosa fai? esigi le tasse? e io ti uccido, bang, capito come?’». Ma non è andata così: «Non ce s’è pensato…c’erano altri nemici…il proletariato…quelli poi non capivano un cazzo…pure noi non capivamo un cazzo…però a quel punto cioè…tu te la prendevi con le banche e dicevi ‘sapete qual è la novità?…,allora se riesco ad ammazzare il capo della banca non me la prendo con il vice capo della banca…’ te la prendi con le banche. so le banche che affamano la gente…i poveri capito?…questo bisognava fare…e sò convinto che la gente allora te sarebbe venuta appresso perchè avrebbero detto ‘però vedi questi?».

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