La Russa accusato di peculato per aver usato i fondi di An | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La Russa accusato di peculato per aver usato i fondi di An

– Rischia di finire sotto processo l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa. L’accusa nei suoi confronti è quella di peculato. Secondo la Procura di Roma, che ha chiuso l’indagine e depositato gli atti, attività che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, l’attuale parlamentare di Fratelli d’Italia si sarebbe appropriato di 38mila euro in sette anni dalle casse di Alleanza Nazionale, quando ne era capogruppo, dal 2004 al 2010. Dagli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza sul patrimonio di An, sarebbe emerso che La Russa avrebbe utilizzato, tramite una carta di credito, fondi scaturiti da rimborsi elettorali affluiti su un conto corrente presso il Banco di Napoli. Secondo l’accusa, La Russa avrebbe usato quel denaro per acquisti a titolo personale. «Sono ovviamente colpito e molto rattristato dal solo fatto di dover rendere pubbliche giustificazioni sulla correttezza del mio operato che in quarant’anni di attività politica e professionale non è mai stato sfiorato da alcun sospetto di questo genere e che ha sempre messo l’onestà in cima ai requisiti necessari per l’impegno politico – la replica di La Russa -. Voglio prescindere dal fatto che si trattava di una carta di credito accesa nel 2004, oltre dieci anni fa, alimentata non con rimborsi elettorali, ma con fondi di utilizzo assolutamente discrezionale e privi di obbligo di rendicontazione. Quel che conta e che mi interessa precisare è che si trattava di una carta di credito affidata e gestita (in maniera correttissima) dagli uffici del gruppo per spese sempre riferite a persone dipendenti o direttamente collegate alla attività del gruppo stesso o ad altre uscite da sempre pacificamente di competenza di tutti i gruppi parlamentari». Il deputato sottolinea poi: «per le mie spese personali, la mia segreteria ha sempre avuto la disponibilità di un fondo spese che alimentavo con soldi miei». «A riprova – aggiunge – basterà verificare che nessuna operazione nei sette anni di vita della carta (per un totale di 38mila euro, che mediamente significa circa cinquemila euro annui) è riferita alla mia persona. Ad esempio, nessun ristorante o spese personali di alcun genere. Al contrario, come con i precedenti capigruppo, solo spese prevalentemente on-line per necessità del gruppo, correttamente disposte dagli uffici utilizzando la carta in questione proprio per ragione di trasparenza». «Confidando nella giustizia – conclude La Russa – sono convinto che appena sarà possibile documentare tali circostanze, l’Autorità giudiziaria potrà prontamente procedere all’archiviazione».

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