Shoah, Roma ricorda le vittime con 11 nuove pietre inciampo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Shoah, Roma ricorda le vittime con 11 nuove pietre inciampo

Undici sampietrini con una targa d’ottone lucente per non dimenticare l’orrore della Shoah. E per ricordare chi fu strappato dalla sua abitazione e deportato nei campi di concentramento. Roma ricorda ancora una volta i suoi cittadini vittime dell’orrore dei lager nazisti. Questa mattina in via Po, nel quartiere Salario e a due passi da Villa Borghese, è stata installata una delle undici nuove pietre d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Demnig. Proprio davanti l’ingresso dell’edificio, al numero civico 42, dove abitava Arrigo Tedeschi, classe 1887, arrestato il 16 ottobre 1943, deportato ad Auschwitz ed assassinato dopo pochi giorni, il 23 ottobre. Nella Capitale sono state posizionate dal 2010 226 pietre d’inciampo e oggi l’artista tedesco torna ‘al lavorò nella Città Eterna per la sua settima volta. «Con questa iniziativa si sta realizzando una grande mappa europea della memoria – spiega la curatrice del progetto Adachiara Zevi – Questo è l’unico caso di un monumento diffuso, in diverse città, in tanti quartieri. Un monumento anti-gerarchico con ogni pietra che racconta una sua storia». L’idea dei ‘Stolpersteinè (pietre d’inciampo) risale al 1993 quando Demnig fu invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione dei cittadini rom e sinti. All’obiezione di una anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato i rom, l’artista decise di dedicare tutto il suo lavoro alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili. Ad oggi in tutta Europa sono state installate oltre 50mila pietre d’inciampo.- Le altre dieci pietre d’inciampo che oggi saranno posizionate a Roma ricorderanno Giulio Sacripanti, politico deportato a Mauthausen e assassinato a Ebensee nel ’45, Alfredo e Adolfo Sansolini morti alle Fosse Ardeatine nel ’44, Marcello, Maurizio e Umberto Mendes, Pacifico Livoli, Enrico David Di Veroli, Donato Piazza, Enrica Tagliacozzo tutti deportati ad Auschwitz. Alla cerimonia in via Po oggi erano presenti alcuni dei familiari di Arrigo Tedeschi, tra cui anche i nipoti. «Sono contenta di poterlo ricordare – racconta la nuora Annamaria Scarda – Mio marito mi ha raccontato la sua storia anche se certi racconti uno non li fa volentieri. Mio marito si salvò perchè il papà lo aveva mandato all’università in Svizzera. Mio suocero invece fu deportato ad Auschwitz. Conservo ancora dei suoi documenti tra cui un biglietto che lui riuscì a scrivere durante il viaggio in treno verso la Germania. Quando è stato deportato è passato dalla stazione di Ferrara. Lui aveva origini di là. Ha approfittato di un momento in cui le sentinelle non c’erano ed ha fatto cadere dal vagone un biglietto scritto a mano. Lo prese un ferroviere che lo portò alla Croce Rossa che a sua volta lo consegnò alla famiglia. C’era scritto di avvertire i suoi cari della sua deportazione». «Le pietre sono degli inciampi mentali per le persone che passano e vedono questa piccola opera d’arte che ha un grande valore – commenta Annabella Gioia, direttore dell’Istituto romano per la storia della Resistenza – Prima di tutto perchè è individuale e restituisce dignità a persone a cui è stata tolta. La memoria è importante perchè la riflessione sul passato è la consapevolezza sul presente». Per il presidente del II Municipio Giuseppe Gerace si tratta di una «bellissima e importantissima iniziativa». «Qualcuno diceva che la cultura è l’unico bene che se diviso aumenta la sua potenza – aggiunge il minisindaco – Per questo invito i ragazzi e gli studenti a passare di qui e riflettere. E dire: questo non deve più accadere».

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