Fanella, per il tentato sequestro due condanne ridotte in appello | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Fanella, per il tentato sequestro due condanne ridotte in appello

Condanne ridotte in appello per Roberto Macori e Giovanni Plastino, sotto processo perchè considerati componenti il gruppo che nell’agosto 2012 tentò di sequestrate Silvio Fanella, il ‘cassierè del gruppo Mokbel, poi ucciso nel suo appartamento romano nel luglio di due anni dopo. La prima Corte d’assise d’appello, presieduta da Giancarlo De Cataldo, ha inflitto a Macori, considerato l’ideatore del tentato sequestro, tre anni e mezzo di reclusione, e a Plastino quattro anni e quattro mesi. In primo grado, a conclusione del processo col rito abbreviato, erano stati condannati rispettivamente a sei anni e otto mesi (Macori) e sei anni, dieci mesi e 20 giorni (Plastino), per l’accusa di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione. La riduzione della condanna in appello è motivata con la concessione delle attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante del numero dei partecipanti all’azione criminosa contestata. Secondo l’accusa, Macori e Plastino, insieme con altre persone non identificate, avevano progettato di costringere Fanella a dirgli dove custodiva il cosiddetto «tesoro di Mokbel», una parte della maxi truffa ai danni di Telecom Italia Sparkle-Fastweb. Il gruppo si sarebbe appostato fuori l’abitazione di Fanella, ma il broker era riuscito a sfuggire allontanandosi da casa a bordo di un’autovettura, cogliendo di sorpresa i suoi sequestratori che invece lo credevano e aspettavano a bordo di uno scooter. Fanella fu ucciso il 3 luglio 2014; per questo fatto sono in corso due procedimenti penali (mentre un terzo ha già visto la condanna di due persone, giudicate col rito abbreviato). Pochi giorni dopo l’omicidio, carabinieri e guardia di Finanza in un’abitazione in provincia di Frosinone, riconducibile al broker, trovarono diamanti, orologi preziosi, 280mila dollari e 110mila euro in contanti nascosti in alcune scatole.

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