Raid squadristi contro i bengalesi: 13 indagati | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Raid squadristi contro i bengalesi: 13 indagati

– Almeno cinquanta pestaggi in un anno, tra fine 2012 e fine 2013. Raid punitivi nei confronti di cittadini del Bangladesh – i «Bangla tour» – organizzati in una sezione romana di Forza Nuova e attuati da giovanissimi, molti minorenni, animati da «odio etnico e razziale». Pestaggi definiti dai protagonisti «terapeutici», nei confronti di vittime perfette perchè l’immigrato bengalese «non reagisce e non denuncia». Un modo per «scaricare i nervi e la tensione». Oggi i carabinieri del Ros hanno fatto luce sul contesto in cui sono maturate quelle aggressioni: 13 gli indagati – a vario titolo, per incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, minaccia, lesioni, detenzione di armi da sparo e altro – e numerose le perquisizioni compiute tra la Capitale, Chieti e Ferrara. Gli indagati, come si legge nel decreto di perquisizione della procura di Roma, sono «accomunati da una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista» caratterizzata «dal propugnare sia le tesi negazioniste dell’olocausto sia quella della superiorità della razza bianca». Tesi che venivano propagandate soprattutto attraverso profili Facebook, come quello aperto con lo pseudonimo ‘Barzum’. È sulla rete, infatti, sostengono gli inquirenti, che soprattutto i minorenni «venivano avvicinati all’ideologia estremista, xenofoba e razzista, e reclutati quali picchiatori» di immigrati. I quattro presunti capi del gruppo avrebbero istigato i frequentatori della sede di Forza Nuova di via Lidia, nel quartiere Appio Latino, a commettere vari atti razzisti: cori inneggianti alla superiorità della razza bianca, striscioni negazionisti (del tipo «Andiamo per cantine con lo zyklon b») e, appunto, le aggressioni nei confronti dei cittadini del Bangladesh, «collocate all’interno di un più ampio fenomeno di raid squadristi ad opera di centinaia di giovanissimi militanti dell’ultradestra capitolina». Oltre ai raid squadristi, il gruppo criminale individuato dal Ros avrebbe fatto «sistematico ricorso – affermano gli investigatori – alla violenza e alle aggressioni nei confronti dei militanti di opposta o concorrente fazione politica»: è il caso, ad esempio, dell’aggressione con calci, pugni e manganellate a un militante di Casapound. E non solo. Negli atti dell’indagine vengono pure ricostruiti i sistemi di «indottrinamento violento» messi in atto per «assicurare il rispetto delle regole interne al gruppo e consolidarne le gerarchie». In questo contesto i carabinieri hanno ricostruito un «rito punitivo» a carico di alcuni militanti responsabili di una violenza sessuale e dell’uso di droga. La violenza sarebbe avvenuta nel settembre del 2014, nei confronti di una ragazza, ex appartenente di Casapound e poi militante di Forza Nuova, da parte di un ‘cameratà del gruppo, durante una festa nella quale sarebbero stati anche consumati stupefacenti. Per punire i responsabili – sia quello dello stupro, sia altri tre rei di «condotte non conformi alle regole del gruppo», accusati di «mancanze caratteriali e comportamentali» – il 1 ottobre 2014 si tiene il rito punitivo. I militanti si danno appuntamento presso un casale e lì si dispongono a semicerchio, «con i soggetti responsabili di violazioni in ginocchio», alcuni bendati e «sottoposti a umiliazioni e percosse da parte degli anziani del gruppo», due persone, che «agivano incappucciate». Un «trattamento particolare» viene poi riservato all’autore dello stupro poichè, «oltre a percuoterlo, gli veniva esploso un colpo d’arma da fuoco vicino all’orecchio, gesto – scrive la procura – che doveva servire da monito anche a tutti gli altri».

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