Lavori Tiburtina, l'Anac bacchetta i tempi e le varianti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Lavori Tiburtina, l’Anac bacchetta i tempi e le varianti

– L’Autorità nazionale Anticorruzione ha condotto accertamenti sull’appalto per l’allargamento della Tiburtina, una delle vie consolari che costituisce una delle principali arterie della Capitale. Un progetto del valore di oltre 69 milioni di euro che interessava 7 km stradali e prevedeva, tra le altre cose, una nuova rete di anelli stradali paralleli, la realizzazione di un corridoio per i mezzi pubblici e la costruzione di aree parcheggio. Ma l’opera, deliberata dalla giunta comunale di Roma nell’ottobre 2005, quando sindaco era Walter Veltroni, tra varianti, accertamenti archeologici nel sottosuolo e contenziosi, non è ancora terminata. E l’Autorità guidata da Raffaele Cantone ha disposto l’invio degli atti agli ufficio competenti di Comune e Regione e alla Procura regionale della Corte dei Conti. Al centro delle osservazioni messe nero su bianco nella delibera dell’Anac e pubblicata sul sito dell’Authority, una serie di modifiche al progetto originario, decise tra il 2009 e il 2013, quando a Veltroni era subentrato Gianni Alemanno: decise su impulso della giunta comunale, tali modifiche hanno «mutato le scelte progettuali originariamente effettuate dal progettista» apportando «modifiche sostanziali al progetto definitivo già appaltato», spiega la delibera. Passando in rassegna tutto l’iter di progettazione e assegnazione dei lavori, l’Anticorruzione giunge alla conclusione «vi sia stata una ingerenza dell’organo politico nelle scelte tecniche dell’Amministrazione in contrasto con il principio di separazione tra le funzioni di indirizzo politico e le funzioni amministrative e gestionali poste in capo ai dirigenti pubblici». In altre parole, la scelta politica sarebbe entrata a gamba tesa in quello che era un terreno squisitamente tecnico-progettuale. D’altra parte, l’organo tecnico dell’Amministrazione ha accettato le varianti, il che porta a presupporre che in origine ci fosse un «errore progettuale». In entrambi i casi, le conseguenze sono sui tempi e sui costi. Nel settembre 2009, infatti, a sei mesi dall’avvenuta consegna dei lavori, la giunta comunale di Roma, con una apposita memoria, diede mandato di procedere a modificare in maniera sostanziale il progetto definitivo già appaltato, eliminando, tra le altre cose, il corridoio centrale della mobilità e prevedendo altre modifiche. Una scelta, che dalla documentazione acquisita, appare «non suffragata da alcuno specifico studio, assunta solo sulla base di generiche precedenti esperienze adottate dall’Amministrazione». La gara è stata anche al centro di un contenzioso. Ad aggiudicarsi i lavori, infatti, era stata nel marzo 2006 una Associazione temporanea di imprese guidata dal Consorzio Cooperative Costruzioni. Ma il secondo classificato, l’Ati Uniter Consorzio Stabile, impugnò l’esito della gara e dopo la pronuncia del Consiglio di Stato, ha ottenuto l’aggiudicazione definitiva nel maggio 2008. Ma l’Amministrazione, rileva l’Anac, ha «manifestato scarsa efficienza e una certa inerzia negli adempimenti susseguenti la Decisione del Consiglio di Stato n. 591/2007 di fatto adempiendo ad essa oltre 5 mesi dopo».

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