Affittopoli, task force anti-furbetti per scovare le case non censite | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Affittopoli, task force anti-furbetti per scovare le case non censite

– In arrivo una task force anti-furbetti a Roma. Perché ora la parola d’ordine è scovare morosi, abusivi ma anche gli immobili «sommersi», quelli non dichiarati, quelli che neanche compaiono nelle liste dei furbetti della casa. Il commissario Francesco Paolo Tronca vuole vederci chiaro. E annuncia squadre da ‘sguinzagliare’ in tutti i municipi di Roma. Il fenomeno degli immobili, anche di pregio, ceduti a prezzi completamente fuori mercato non è tipico del centro storico: si estende in tutta Roma, da via del Colosseo a via Casilina. All’interno ci sono semplici inquilini, ma anche – in concessione – sedi di partito, associazioni, cooperative, come il caso dell’immobile dato superscontato per anni alla Coop 29 giugno di Salvatore Buzzi – super imputato di Mafia Capitale. Le liste disponibili sul sito del Comune di Roma fotografano situazioni per anni rimaste sostanzialmente inalterate: ci sono abitazioni a piazzale del Verano con un canone annuale inferiore ai 500 euro, case in via del Colosseo sulla stessa cifra. Nero su bianco c’è un alloggio in circonvallazione Casilina dato per soli 230 euro annui e un locale in via delle Fornaci, zona san Pietro, a meno di 120. Gli affitti irrisori si estendono dal centro alla periferia e annoverano anche locali per negozi e attività artigianali: da una casa in via dei Coronari con un canone di 87 euro l’anno a una in via di Porta Castello a 267 euro annui, da un’abitazione in via in Selci a 203 euro l’anno a una a viale Irpinia (quartiere Prenestino) a 117 euro l’anno. Ci sono strade con decine di locazione super agevolate: come in via Sebastiano Satta e in via Tommaso Smith, al Collatino, rispettivamente con 32 e 50 locali e 23 appartamenti in uno stabile in piazza di Testaccio. La lista Marchini taccia Tronca di avere «scoperto l’acqua calda» e lo sollecita a trovare soluzioni. Dai Verdi, invece, il portavoce Gianfranco Mascia lancia l’allarme: «attenzione alla svendita del patrimonio pubblico, attenzione al rischio di gare al ribasso che andrebbero a vantaggio dei soliti speculatori, ma anche alle cartolarizzazioni, ad esempio con il fondo Invimit». Il riferimento è a due delle ipotesi per la dimissione del patrimonio disponibile del Comune di Roma, elaborate durante l’ex giunta Marino e ricomparse di recente dal documento unico di programmazione 2016-18 approvato da Tronca: aste pubbliche per la vendita (l’ultima gara, fatta lo scorso agosto per 31 lotti disponibili, ha portato all’aggiudicazione solo di sei); e la possibilità di conferire i beni in questione in Invimit, la società del Mef che si occupa di valorizzare il patrimonio immobiliare degli enti pubblici, un’ipotesi che la precedente amministrazione stava studiando. Ma per ora a Palazzo Senatorio vogliono concentrasi sul censimento: «vogliano scovare abusivi, morosi ma anche il sommerso».

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