Mafie, Gabrielli: "Non solo corruzione alla vaccianara". Pignatone: "Non aspettiamo le sentenze" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafie, Gabrielli: “Non solo corruzione alla vaccianara”. Pignatone: “Non aspettiamo le sentenze”

«Se per il giudizio penale serve la sentenza, per il giudizio amministrativo non dobbiamo aspettarla. Non si può più contestare il giudizio che a Ostia ci sia la mafia o che ci siano sistemi di corruzione in certi ambienti, e questo lo possiamo dire senza aspettare le sentenze definitive»: così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, nel corso del convegno ‘Educare alla cittadinanza, noi contro le mafie’ organizzato dalla Regione Lazio all’Auditorium Parco della Musica di Roma. «Oggi Cantone riconferma sul piano della verifica amministrativa la conclusione delle indagini penali su Mafia Capitale. Non parlo dei processi che sono in corso e per cui arriveranno le sentenze, ma è emerso un quadro di maladministration che era sotto gli occhi di tutti ma che senza le indagini non sarebbe mai emerso» ha aggiunto. «Se per il giudizio penale serve la sentenza, per il giudizio amministrativo non dobbiamo aspettarla. Non si può più contestare il giudizio che a Ostia ci sia la mafia o che ci siano sistemi di corruzione in certi ambienti, e questo lo possiamo dire senza aspettare le sentenze definitive»: così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, nel corso del convegno ‘Educare alla cittadinanza, noi contro le mafie’ organizzato dalla Regione Lazio all’Auditorium Parco della Musica di Roma. «Oggi Cantone riconferma sul piano della verifica amministrativa la conclusione delle indagini penali su Mafia Capitale. Non parlo dei processi che sono in corso e per cui arriveranno le sentenze, ma è emerso un quadro di maladministration che era sotto gli occhi di tutti ma che senza le indagini non sarebbe mai emerso» ha aggiunto.

– «Mondo di mezzo è un antesignano di una rivisitazione dello stesso schema legale del 416 bis. La forza intimidatrice che in quell’articolo era stata immaginata rispetto all’apparato di Cosa Nostra, della ‘ndrangheta, della Sacra Corona Unita, oggi indossa vesti più dissimulate e per questo più subdole e per questo più insidiose».?Così il prefetto di Roma Franco Gabrielli nel corso del convegno ‘Educare alla cittadinanza, noi contro le mafie’, organizzato dalla Regione Lazio all’Auditorium Parco della Musica di Roma. «Troppo spesso a Roma, rispetto all’inchiesta, si è sottolineato di più il fenomeno della mala amministrazione, della corruzione ‘alla vaccinara’, come se fossero cose che tutto sommato capitano: invece così non deve essere». Così il prefetto di Roma Franco Gabrielli nel corso del convegno ‘Educare alla cittadinanza, noi contro le mafie’ organizzato dalla Regione Lazio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, riferendosi alle inchieste su ‘Mafia capitale’.? «Dobbiamo prendere coscienza che queste non sono cose che possono essere tollerate – ha aggiunto – ma che devono essere conosciute, perché solo conoscendole possiamo effettivamente combatterle, anche nelle forme più subdole».

– «A Catania è più facile parlare di legalità rispetto a Roma perché loro hanno visto i morti ammazzati per strada. Negli anni Novanta Catania ha avuto più morti ammazzati di Palermo, i catanesi hanno visto attentati e tante cose che li hanno sconvolti e che hanno creato una coscienza civile. Roma invece c’è il rischio che risponda con il cinismo, che non riesce a far distinguere fino in fondo quanto le mafie possano creare danno nella vita di ogni giorno». Così il procuratore generale della Repubblica a Roma Giovanni Salvi, nel corso di un convegno sulle mafie all’Auditorium.? «Col sangue e col sacrificio di tante persone abbiamo ottenuto negli anni dei risultati – ha aggiunto – che ai tempi di Falcone e Borsellino non erano nemmeno immaginabili. Tutte le prime, le seconde e le terze file di Cosa Nostra sono in carcere e molti di loro sono al 41 Bis, e guardate che Totò Riina non era un villano con la coppola ma il vero capo di Cosa Nostra. Certo questa è una battaglia che non abbiamo finito – ha concluso – basta pensare alla ‘Ndrangheta, potente e forte soprattutto a Roma dove acquista i locali pubblici e li gestisce».

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