Centrodestra in frantumi, Berlusconi prepara la campagna per Bertolaso. Lega, spettro accordo con M5s. Adesso è tutti contro tutti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Centrodestra in frantumi: è tutti contro tutti. Berlusconi prepara la campagna per Bertolaso. Lega, spettro accordo con M5s. Meloni, stop indagati

La convinzione del Cavaliere e' che l'ex numero uno della Protezione Civile possa avere delle chance di ottenere un risultato migliore rispetto alla leader di Fratelli d'Italia

Giorgia Meloni sa benissimo che se vuole avere una chance di diventare sindaco deve prendere le distanze da una certa destra che piu’ che favorire la sua ascesa rischia di penalizzarla. E a Gianfranco Fini, che l’ha definita “presuntuosa e sconclusionata”, e di essersi candidata per rafforzare Fratelli d’Italia, risponde secca: “Abbiamo ricostruito la destra italiana dopo le macerie lasciate da altri”. Anzi, le fa “specie che oggi si trovi nuovamente un accordo tra Fini, Berlusconi e Bossi”, tutti pro Bertolaso. Diviso come mai il centrodestra potrebbe lasciare ampi spazi alla Meloni. Che da avveduta politica, sa come prenderseli. E comincia con una questione che sta a cuore ai romani: “Tra tutti quelli che stanno in Fdi non c’e’ nessuno indagato per Mafia Capitale. Ci sara’ una differenza, ci sara’ un motivo”. Ma Giorgia Meloni non e’ una che si accontenta, e abbatte la scure sull’ex sindaco piu’ vicino al suo schieramento: “La realta’ e’ che l’unica amministrazione di centrodestra che ha governato a Roma non e’ riuscita a fare quel ripulisti che serviva sugli affari messi in piedi in 60 anni dalla Dc e dai comunisti”. La prima vittima del ciclone Meloni, ha un nome e un cognome che lei non si vergogna di pronunciare, anzi: “Non ci sara’ l’ombra di Alemanno, i romani sanno che non c’e’ nessun rapporto con Alemanno che sta fondando un nuovo movimento alternativo a FdI. Ci sara’ discontinuita’ rispetto agli errori del passato”. L’ex inquilino del Campidoglio risponde piccato: “Se la discontinuita’ significa rimozione, ipocrisia e scaricabarile non e’ ne’ dignitosa ne’ credibile. Fratelli d’Italia e, prima della nascita del partito, il mondo umano e militante di cui Giorgia Meloni faceva parte, non sono mai stati all’opposizione della nostra Amministrazione”. E ancora: “La discontinuita’ si realizza solo se c’e’ un esame di coscienza complessivo di tutto il centrodestra e quindi anche di Fdi per individuare regole nuove e piu’ rigide per gestire la cosa pubblica. Dico a Giorgia che si e’ molto piu’ credibili quando si ammettono anche i propri errori piuttosto che fare l’imitazione delle tre scimmiette che non hanno visto, non hanno sentito e non hanno parlato”. E Virginia Raggi oggi si chiede, puntando il dito sul fatto che Meloni prende le distanze da quelli con cui ha governato: “Ogni tanto ritornano. Chi le avra’ consigliato di scendere in campo? Alemanno, Berlusconi con il quale ha governato, La Russa con cui ha fondato un partito? Sono sempre loro”. Intanto il leader della Lega Matteo Salvini, che ha fatto la sua scelta sostenendo la Meloni ricusando Guido Bertolaso, continua ad appoggiarla e a decantare le sue doti politiche: “Meloni conosce Roma, ama Roma, io e Noi Con Salvini saremo a disposizione quartiere per quartiere. Finalmente c’e’ una scelta che i romani possono fare non per partecipare ma per giocarsi la partita, arrivare al ballottaggio e vincere. Bertolaso dice che andra’ avanti come una ruspa? Almeno ha pronunciato la parola ruspa! Preferirei che la pronunciasse a proposito degli accampamenti abusivi e non di altro. Ma ognuno fa le sue scelte, in democrazia e’ bello cosi'”. E conclude con un augurio in romanesco: “Daje Gio’, annamo a vince!”. Ma Salvini non e’ l’unico esponente politico del Nord a puntare gli occhi su Roma: Flavio Tosi, il sindaco di Verona, ha annunciato che sta “seriamente pensando a candidarmi a sindaco di Roma, me lo hanno chiesto”.Nessuna intenzione di far mancare il suo sostegno a Guido Bertolaso, anzi l’intenzione di Silvio Berlusconi e’ di giocarsi la partita sulla Capitale in prima persona. Un messaggio chiaro inviato a Giorgia Meloni ma soprattutto a Matteo Salvini che mette in discussione la sua leadership, ma contemporaneamente, anche a quanti dentro Forza Italia non nascondo lo scetticismo per la corsa in solitudine. E cosi’ proprio per serrare le file ed evitare nuove emorragie che Berlusconi la prossima settimana, forse gia’ martedi’, riunira’ i gruppi parlamentari mentre la due giorni in Sicilia in programma domani e sabato servira’ al leader azzurro per lanciare altre bordate agli (ex) alleati. La convinzione del Cavaliere e’ che l’ex numero uno della Protezione Civile possa avere delle chance di ottenere un risultato migliore rispetto alla leader di Fratelli d’Italia: vi ricordate cosa accadde con la Polverini? – e’ la domanda che l’ex capo del governo ha rivolto ai suoi fedelissimi – riusci’ a vincere nonostante il caos e la mancata presentazione delle liste. Certo, Berlusconi sa perfettamente che i tempi sono cambiati cosi’ come il ‘peso’ dei suoi consensi ma questo non gli impedisce di tentare il tutto per tutto convinto che la presidente di Fratelli d’Italia possa scontare una continuita’ con Alemanno nonostante la diretta interessata abbia piu’ volte preso le distanze rivendicando come nel suo “partito no ci siano indagati”. Meloni e Salvini – e’ la convinzione poi di Berlusconi – non mirano alla vittoria, a loro va bene essere leader ma sempre di partiti di minoranza che restano all’opposizione. Che il leader azzurro vada dritto per la sua strada orami e’ un dato di fatto ma quello che continua ad emergere guardando il centrodestra e’ la fotografia di una coalizione ormai in frantumi. Dopo la spaccatura su Roma e Torino (Fdi come la Lega non sosterra’ il candidato di Fi Osvaldo Napoli) il rischio di un effetto domino e’ abbastanza scontato nelle altre citta’ chiamate al voto come Bologna, Napoli, Cagliari, Novara e Pordenone solo per citarne alcune. In controtendenza e’ al momento solo Bolzano dove Lega e Fi hanno trovato un accordo per andare insieme alle elezioni. Ma contro la decisione si scaglia l’azzurra Michaela Biancofiore pronta per la prossima settimana e’ prevista una nuova riunione del tavolo sulle candidature in cui agli sherpa dei tre partiti e’ affidato il difficile compito di provare ad individuare dei nomi condivisi. Sulle barricate restano anche gli altri due leader del centrodestra. Giorgia Meloni mette in chiaro che il suo obiettivo “non e’ la leadership del centrodestra ma la vittoria di Roma” e ribadisce di essersi candidata perche’ “Bertolaso non funzionava”. Chi invece non ha paura di mettere in discussione il Cavaliere e’ il leader della Lega. Il segretario del Carroccio non fa mistero di guardare ad un futuro che va oltre le elezioni amministrative e che non vede piu’ Berlusconi come il perno della coalizione: “Sono grato a Berlusconi per quello che ha fatto e fara’ ma penso e spero che Forza Italia cambi un po’ di classe dirigente”.

– Il “fantasma” di un accordo tra il M5s e la Lega sulle amministrative inizia ad aleggiare sulla campagna elettorale. E se Matteo Salvini non fa mistero di voler orientare, in caso di esclusione dal ballottaggio, i voti del Carroccio sulle candidate pentastellate di Roma e Torino, da parte dei 5 Stelle non si chiudono le porte. Finito il tempo del muro contro muro per accaparrarsi quella parte di elettorato trasversale tra i due schieramenti, Cinque Stelle e Lega si giocano la partita sperando di poter sommare al ballottaggio i loro voti contro gli avversari. “Al ballottaggio si vede. Ognuno e’ libero” dichiara la candidata sindaco di Roma del Movimento, Virginia Raggi, che sui voti leghisti non si sbilancia: “Io non prendo i voti di nessuno. Chi vorra’ ci votera’” ma, aggiunge, “non andiamo a controllare in cabina elettorale”. Salvini dopo aver lodato per giorni sia la Raggi sia la Appendino, candidata M5s a Torino, oggi finge di ignorare la questione e sostiene, come da patti, Giorgia Meloni: il ballottaggio, pronostica, sara’ “tra Meloni e Raggi”. Ma il Pd non si lascia incantare: “con i suoi soliti giochi di parole la Raggi continua a flirtare con la Lega” osserva la deputata dem Lorenza Bonaccorsi notando che da parte della candidata romana dei 5 Stelle non arriva “mai un attacco all’indirizzo del segretario leghista. Pur di vincere, la Raggi e’ pronta ad andare a braccetto con Salvini” attacca. Sulla Raggi, tuttavia, pesa un possibile invalidamento delle ‘comunarie’ che l’hanno incoronata candidata. Un annullamento e la ripetizione delle votazioni on line sono infatti stati chiesti al Tribunale civile della capitale da tre attivisti romani espulsi dal Movimento pochi giorni prima del voto. Si tratta del professor Antonio Caracciolo, escluso perche’ accusato di posizioni negazioniste, dell’avvocato Paolo Palleschi e di Roberto Motta. “Abbiamo citato in giudizio il Movimento nella persona di Beppe Grillo” afferma Palleschi che punta molto in alto: “L’effetto piu’ deflagrante – ammette – sarebbe l’annullamento della candidatura della Raggi”. I 5 Stelle non gli danno troppo peso: “Sembra piu’ che altro una ricerca di visibilita’ strumentale” dicono facendo tuttavia notare: “E’ curioso che il promotore dell’iniziativa sia chi fino allo scorso anno era pubblicamente vicino ad altri partiti”. Un riferimento che allude ad uno dei tre ricorrenti, Palleschi, per alcuni post favorevoli proprio alle posizioni di Noi con  Salvini. A negare con forza l’esistenza di accordi sono invece i parlamentari del Movimento. Il deputato torinese, Ivan Della Valle, smentisce categoricamente: “Non c’e’ nessun accordo. Salvini vuole salire sul carro dei vincitori”. Soprattutto, aggiunge, non c’e’ alcuna intesa di scambio per dare Roma e Torino al M5s e Bologna e Novara alla Lega. “Noi abbiamo degli ottimi candidati anche dove Salvini conta di poter vincere. Bugani a Bologna e Macarro a Novara sono ottime candidature per vincere”. Nel caso in cui tuttavia il M5s non dovesse farcela “come da statuto e come abbiamo sempre detto il M5s non da’ indicazioni di voto: i cittadini – precisa – decideranno in autonomia cosa fare”. Pure il deputato Danilo Toninelli respinge il corteggiamento della Lega: “Non e’ – taglia corto – una cosa che ci lusinga”.

– Non crederebbe ai suoi occhi un elettore tipo di centrodestra che una macchina del tempo catapultasse catapultato dagli anni ’90 a giornate come queste. “La candidatura di Gianfranco Fini nel 1993 ha sancito la nascita del centrodestra, quella della Meloni nel 2016 ne decreta la fine”, e’ la veritiera chiosa di Daniela Santanche’. Lei stessa, un tempo vestale indiscussa di Silvio Berlusconi, oggi zittisce svelta il Cavaliere: “E’ un maschio e sulla Meloni stia zitto”. Giorgia Meloni, enfant prodige della politica che Gianfranco Fini volle fosse a 29 anni la piu’ giovane vicepresidente della Camera di tutta la storia della Repubblica Italiana e Silvio Berlusconi a soli 31 anni nomino’ Ministro della Gioventu’, oggi e’ bersaglio di giudizi pesanti. Se per l’ex leader di An “Giorgia e’ presuntuosa e sconclusionata”, il Cav ne boccia il voltafaccia gelandola in tv: “La Signora Meloni sa benissimo che non ha alcuna possibilita’ di diventare sindaco”. Giorgia a sua volta ricambia, con doppio parricidio. Non solo ignora Berlusconi che la invita a “fare la mamma” e a cedere il passo a Guido Bertolaso, ma prende anche freddamente le distanze da Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e un tempo dioscuro della ‘Destra sociale’ di An, nelle cui file la Meloni militava. “Non ho inquisiti in Mafia Capitale”, lo disconosce la Meloni mentre Alemanno la invita a moderare le parole. Giorgia e’ in freddo anche con Francesco Storace, altro leader storico della ‘Destra sociale’, oggi anche lui candidato sindaco a Roma. Centrodestra in frantumi, con Berlusconi irritato dall’ennesimo tradimento e un altro leader del passato, l’ex leader della Lega Umberto Bossi, che dice il contrario del leader nuovo, Matteo Salvini, e ne svela i piani: “Matteo sbaglia, e’ un ragazzo. Io voterei Bertolaso. Lui invece si e’  fatto prendere la mano dalla voglia di scalare e diventare candidato premier del centrodestra”. Cosi’ Gianfranco Fini, da tempo silente, torna in pista in diverse interviste per sancire: “Il centrodestra come lo abbiamo conosciuto e’ finito. Ormai e’ nato un blocco di destra che e’ naturale chiamare lepenista, con Salvini e Meloni, che Berlusconi dovrebbe considerare avversari, non alleati”. Una volta tanto pero’ – dopo la storica lite del ‘Che fai mi cacci?’- Berlusconi sembra tornare d’accordo con il suo vicepremier d’allora. Con buona pace della ex pupilla d’entrambi, Giorgia Meloni.

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