Le difficoltà di comunicazione dei grillini capitolini - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Le difficoltà di comunicazione dei grillini capitolini


Inutile nasconderselo, i grillini della Capitale hanno un handicap di comunicazione. In sostanza non comunicano con i media. Vecchia storia e antica scelta, che oggi si ritorce contro come un boomerang. Perché i media non sono certo dalla parte della Giunta Raggi, e partono quindi prevenuti: ma non riescono nemmeno ad avere notizie, precisazioni, chiarimenti, smentite, dal monolitico Movimento.

Raggi e stampaEd ogni voce di corridoio, ogni indiscrezione diventa qualcosa cui aggrapparsi per scavare e sparare un titolo. Provare per credere. Qualche giorno fa Dagospia riportava la difesa/precisazione di Daniele Frongia sul suo presunto stipendio da 180 mila euro come capo di gabinetto (ipotesi rientrata ma non è questo il punto). “E’ una bufala, l’importo può essere deciso attraverso una delibera di giunta, che ancora non c’è. Al Pd che strepita ricordiamo che Giachetti nel 1997 come capo di Gabinetto di Rutelli prendeva 157 milioni” diceva Frongia, ma alle sue spalle nessuno ha dettato un comunicato alle agenzie, nessuno ha spiegato. E la notizia, sui media, è rimasta. I precedenti capi di Gabinetto dei vari sindaci percepivano una media tra i 180 e i 290 mila euro lordi all’anno e per la proprietà transitiva questo era diventato automaticamente lo stipendio di Frongia. Ovviamente la realtà è diversa poiché se il neo sindaco decidesse di deliberare tali cifre per dirigenti ed assessori ad essere tradita sarebbe la ragione fondante stessa del Movimento. Con implicazioni a livello di credibilità letali per la riuscita di qualsivoglia azione amministrativa. Ma nessuno è stato autorizzato a ribattere, magari richiamando le norme che stabiliscono la misura delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza degli amministratori degli enti locali. Dal D.lgs 267/200 al decreto ministeriale 119/2000 sino alla disciplina dettata nell’ambito di Roma Capitale dalle deliberazioni di G.C. n. 879/2000, C.C. n. 147/2000, C.C. n. 71/2001. E’ altrettanto vero che la legge prevede che le indennità di funzione e i gettoni di presenza, così determinati, possano essere incrementati o diminuiti con delibera di Giunta e di Consiglio per i rispettivi componenti. Una nota a margine. Nell’anno 2015 il sindaco Ignazio Marino percepiva un compenso mensile lordo di circa 9.800 euro, cioè circa 127.000 euro lordi all’anno, ovvero uno stipendio netto di circa 4400 euro al mese. Invece gli assessori della giunta Marino ed i presidenti dell’assemblea capitolina, prima Mirko Coratti e poi Valeria Baglio, percepivano 6.350 euro lordi al mese ovvero circa 83.000 euro lordi all’anno, cioè uno stipendio netto di circa 3.200 euro netti al mese. Di fronte a tali cifre si potrebbe pensare che le difficoltà del Movimento di mettere insieme la squadra degli assessori siano state dovute anche al fatto che i compensi previsti sono troppo miseri. Quale professionista abbandonerebbe il proprio lavoro ed il proprio profitto per fare l’assessore di Roma Capitale, guadagnando meno e rischiando molto sotto il profilo della responsabilità civile, penale ed amministrativa? Ma per recuperare un minimo di credibilità servono persone che concepiscano l’impegno pubblico come servizio alla collettività. E’ l’utopia dei Cinque Stelle?

di Cornelius

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