SCANDALO UNIVERSITA'/ Roma Tre censura dibattito referendum 4 dicembre | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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SCANDALO UNIVERSITA’/ Roma Tre censura dibattito sul referendum 4 dicembre

Ferdinando Imposimato: “Diritto a essere informati sulla riforma costituzionale”

Il presidente onorario della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato

Il presidente onorario della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato

Il rettore non ha autorizzato a tenere dibattiti sul NO l’associazione studentesca Link. Ora la retromarcia, dopo due giorni e la lettera del presidente emerito della Corte di Cassazione invitato come relatore ai dibattiti previsti presso la facoltà di Lettere e Filosofia. Ma il vero nocciolo del problema sta anche nella eccessiva politicizzazione dell’università di Roma Tre e dello scandalo degli incarichi esterni di nomina politica ad alcuni cattedratici

Di Giuseppe Cecchini

Bufera su Roma Tre, la terza università di Roma, e il suo rettore Panizza, per aver censurato il dibattito tra studenti e l’illustre presidente emerito della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, sul tema referendario del 4 dicembre. Un atteggiamento fuori dai canoni democratici che nessuna università si può permettere di registrare. D’altro canto, gli innumerevoli incarichi assegnati dai politici del Pd ad alcuni professori (un nome per tutti: Gianfranco D’Alessio, incarico retribuito alla Regione Lazio, incarico retribuito all’Inps, ad esempio) di cattedra a Scienze Politiche a Roma Tre dovrebbe essere un segnale non certo positivo per l’immagine stessa dell’università di via Ostiense. Quando un professore “vende” il proprio ruolo accademico e istituzionale a favore di una classe politica di governo, accettando incarichi retribuiti per oltre i 20mila euro, appare evidente a tutti che quel docente universitario non si può più ritenere obiettivo nella sua missione di crescita culturale delle giovani generazioni. Questa nostra premessa fa péndant con ciò che a sorpresa è accaduto la scorso 24 novembre nell’ateneo guidato da Panizza, guarda caso successore di Fabiani, padre-padrone trentennale di Roma Tre, ora assessore della Regione Lazio allo Sviluppo Economico voluto da Zingaretti, uomo del Pd romano. Una commistione istituzioni-politica che non fa del bene alla istituzione università. Il fatto: l’università Roma Tre non avrebbe concesso, dietro richiesta di Link,associazione studentesca interna, le autorizzazioni a tenere il dibattito “Riforma Costituzionale: incontro con Ferdinando Imposimato” presso la facoltà di Lettere e Filosofia. Da qui, le esternazioni degli studenti e dell’ex magistrato e parlamentare della Repubblica sul diritto « a essere informati sui contenuti della riforma». Per capire meglio quanto sta accadendo nell’ateneo di via Ostiense di seguito pubblichiamo il comunicato stampa dell’associazione Link degli studenti di Roma Tre e la lettera del presidente Ferdinando Imposimato al rettore Panizza.

 

IN ATTESA DEL REFERENDUM CONFERMATIVO/

Cosa pensano gli studenti della legge Renzi-Boschi che riforma la costituzione italiana

“Nell’ultima seduta, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari si è espresso sulle conseguenze della Riforma Costituzionale sul Diritto allo Studio. In particolare, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha espresso all’unanimità preoccupazione per le modifiche all’assetto delle competenze di Stato e Regioni, apportate dalla Riforma Costituzionale, in materia di Diritto allo studio. Il Consiglio degli Studenti sostiene che la Riforma Costituzionale renda ancora più incerto quale sia il compito di ciascuno dei soggetti responsabili di garantire il Diritto allo Studio. Infatti, la Riforma abroga la disposizione che attribuiva a Stato e Regioni una competenza concorrente in materia di istruzione, con la conseguenza che quest’ultima viene formalmente rimessa nelle mani dello Stato, ma si lascia in capo alle Regioni un incerto compito di “promozione del diritto allo studio, anche universitario”. Il Consiglio ha ritenuto all’unanimità che una definizione chiara e puntuale del quadro delle responsabilità di Stato e Regioni impediscono che tali soggetti possano sfuggire al proprio ruolo. Invece, la formula incerta prevista dalla Riforma Costituzionale, prestandosi a numerose interpretazioni sulle competenze di questi soggetti, produce il rischio concreto di aumentare il livello di incertezza del sistema, anziché ridimensionarlo. Quindi, questo nuovo assetto di competenze indefinito può danneggiare gravemente la condizione degli studenti e delle studentesse, perché compromette la possibilità di ricevere la garanzia del proprio diritto di accesso agli studi in modo certo. La riforma costituzionale è un pasticcio che in moltissimi ambiti confonde le competenze piuttosto di chiarirle. Ora lo dice anche il massimo organo di rappresentanza studentesca nazionale con una mozione approvata all’unanimità. Anche per questo voteremo convintamente no al referendum costituzionale del 4 dicembre”.

 

LA LETTERA – DENUNCIA DI IMPOSIMATO

Oggetto: Richiesta di autorizzazione per l’incontro con gli studenti “Riforma Costituzionale: incontro con Ferdinando Imposimato” previsto per Giovedì 24 novembre 2016 alle ore 16 presso l’Università degli Studi Roma Tre, facoltà lettere e filosofia .

Io sottoscritto Ferdinando Imposimato, ex magistrato ed ex parlamentare della Repubblica, con studio in Roma viale Bruno Buozzi n 32, premesso che In considerazione del ruolo fondamentale dell’Università nella formazione di cittadini consapevoli, in grado di prendere parte, in maniera attiva, alla vita pubblica del nostro Paese, gli studenti, per il tramite dell’associazionismo universitario, hanno richiesto alle Autorità accademiche dell’Università degli Studi Roma Tre, l’autorizzazione ad indire dibattiti sul Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016. In particolare, è stato organizzato per la data del 24 novembre p.v. l’incontro “Riforma Costituzionale: incontro con Ferdinando Imposimato” che vede coinvolta la mia persona , come interlocutore sul tema della vicina consultazione referendaria. Sennonché ho appreso che tali iniziative, tra cui l’incontro del 24 novembre, non sono state autorizzate dalle Autorità Accademiche, con l’effetto di impedire agli studenti uno scambio di idee democratico e costruttivo sulle tematiche del Referendum. Tale diniego si fonderebbe sulla delibera del Senato Accademico del giorno 11 ottobre 2016. Questa, al punto 3a), procedeva a ratificare il provvedimento di urgenza del Rettore, D.R. del 06/10/2016 (prot. 92700 – rep. 1320/2016), riducendo il silenzio elettorale, con specifico riferimento alla consultazione referendaria, da sessanta giorni, così come previsto dall’art. 4, comma 7 delle “Norme per la disciplina delle attività promosse dagli studenti”, a quindici giorni [rep n. 104/prot. n. 94186 del 18/10/2016]”. In realtà, l’interpretazione regolamentare posta alla base della delibera è inesatta: la richiamata norma, infatti, si riferisce allo svolgimento delle sole elezioni politiche, amministrative o europee, senza fare menzione alcuna alla consultazione referendaria, alla quale la norma è stata applicata per analogia, in maniera errata. Nel voto referendario i cittadini sono chiamati ad esprimere il proprio giudizio sul merito della materia oggetto del quesito, che non li vede contrapposti né agli autori della riforma, né agli altri cittadini. Con questi ultimi si potrà eventualmente parlare di contrapposizione solo ad urne aperte, quando, conosciuto l’esito del voto, si saprà se sono prevalsi i SI oppure i NO. Nella fase precedente, quella appunto della conoscenza della materia oggetto del referendum, i cittadini non sono in posizione contrapposta tra di loro, ma tutti nella stessa posizione di “apprendisti”. Si potrebbe paragonare questa fase a quella di un insegnante che spieghi ai propri allievi il metodo da seguire per risolvere un problema: in tal caso essi non sono contrapposti all’insegnante che, dopo le spiegazioni date, formula il problema da risolvere, né ai compagni di classe con i quali si applicheranno, ognuno nel proprio banco (o cabina) personalmente ed in segreto, per risolverlo. E’ interesse, pertanto, degli studenti, oltre che dei docenti, conoscere il contenuto della Costituzione che si vuole riformare e dei punti salienti delle riforme, sia per quanto riguarda il procedimento legislativo, sia per quanto concerne la diversa competenza delle Regioni rispetto alla legislazione vigente, sia per quanto riguarda la composizione territoriale del nuovo Senato, che è correlato alla popolazione. Risulta, pertanto, evidente che il referendum non rientri nelle ipotesi (elezioni politiche, amministrative o europee) per le quali il regolamento prevede il silenzio e che dunque il rifiuto di concedere l’autorizzazione non può fondarsi sulla delibera, erroneamente adottata. A parte ciò, la legge prevede che il silenzio elettorale decorra dal giorno prima del voto, e pertanto non è legittimo sopprimere il diritto a essere informati sui contenuti della riforma. Il diniego risulta, pertanto, infondato oltre che pregiudizievole per gli studenti. Alla luce di quanto precede io sottoscritto

Diffido

Il signor Rettore e Il Senato Accademico a concedere l’autorizzazione allo svolgimento dell’incontro previsto per il 24 novembre 2016.

 

 

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