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VITERBO – Le Masse di San Sisto devono essere chiuse

vasche-gelide-al-BullicameLe Masse di San Sisto devono essere chiuse. Lo ha stabilito un’ordinanza emanata dal tribunale di Viterbo nei confronti dell’associazione Le Masse e antiche Terme romane srl. La Free Time srl aveva presentato il ricorso lo scorso 15 giugno ed il giudice Federico Bonato ha ordinato ad Antiche terme ed all’associazione Le Masse di cessare tutte le condotte e la rimozione di tutte le opere incompatibili con l’esercizio del pieno diritto di sfruttamento della concessione mineraria di acque termali facente capo alla Free Time. I carabinieri aveva accertato che l’accesso al sito gestito dall’associazione Le Masse era permesso soltanto ai soci iscritti, oltre 10 mila persone, previo pagamento di una quota annuale di iscrizione. La Free Time, nel lontano 2002 aveva acquistato appezzamenti per realizzare un centro termale, ottenendo i relativi permessi. Ma le Antiche Terme avevano impugnato il permesso di ricerca di acque termali per la realizzazione, appunto, del centro, arrivando al Tar. Una diatriba andata avanti per lungo tempo, quella tra Antiche Terme e associazione Le masse, gestori dell’area termale a sud di Viterbo e la Free Time, titolare della concessione mineraria, che ha ottenuto qualche mese fa l’approvazione da parte del consiglio comunale per la realizzazione di una struttura termale al Paliano.

Il ricorso delle Antiche Terme è stato respinto sia dal tribunale che dal consiglio di Stato e nel 2005 la Free Time ha ottenuto la concessione mineraria Paliano, nella zona occupata appunto dalla società Antiche terme romane. Intanto, l’associazione Le Masse di San Sisto aveva iniziato a realizzare spogliatoi, bar, bagni chimici, gazebo nell’area, ripulendo anche le piscine delle acque termali del pozzo San Sisto. Il 17 luglio 2006 la Regione Lazio sporge denuncia all’associazione per esercizio abusivo d’attività termale. Nel 2010 il rappresentante dell’associazione viene condannato per la realizzazione di opere in una zona vincolata con la disposizione della demolizione e del ripristino dei luoghi. Fino a giungere ai giorni nostri, con l’accoglimento del ricorso della Free Time e l’ordinanza di cessazione di tutte le condotte e la rimozione di tutte le opere incompatibili con l’eserzio del pieno diritto di sfruttamento della concessione mineraria di acque termali, di chi è titolare appunto la Free Time.

Wanda Cherubini

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