Ultimatum riabilitatori, Regione Lazio ci ascolti o scatta protesta - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Ultimatum riabilitatori, Regione Lazio ci ascolti o scatta protesta

I riabilitatori laziali sono sul piede di guerra contro le verifiche che la Regione sta compiendo sulle loro prestazioni


 «Potremmo arrivare a fermare i ricoveri». Scatta la rabbia dopo anni di veleni voluti dalla giunta di Nicola Zingaretti, pronto il 4 marzo prossimo a riprendersi il potere della Regione Lazio. Le società scientifiche lo accusano di voler indietro centinaia di milioni di euro stanziati per la riabilitazione di gravi patologie basandosi solo su Linee Guida in assenza di una vera normativa. E per fare bella figura sul disavanzo del bilancio della sanità. Gli esiti delle verifiche sono paradossali: bocciato il 90% delle cartelle cliniche esaminate ritenute inappropriate dallo staff del governatore. «Siamo tutti truffatori o incompetenti?», si chiedono i riabilitatori, medici prima di tutto

 

Roma, da sinistra Walter Santilli, Carlo Damiani, Rita Formisano in conferenza stampa sul caso esplosivo della riabilitazione del Lazio

Roma, da sinistra Walter Santilli, Carlo Damiani, Rita Formisano in conferenza stampa sul caso esplosivo della riabilitazione del Lazio

I riabilitatori laziali sono sul piede di guerra contro le verifiche che la Regione sta compiendo sulle loro prestazioni. Infatti si stanno passando al setaccio le cartelle cliniche dal 2011 a oggi delle strutture accreditate e pubbliche. «Gli esiti delle verifiche sono paradossali: è stato bocciato il 90% dei documenti esaminati», spiegano, con il risultato che vengono richieste indietro somme che sono intorno al miliardo di euro, con effetti sui bilanci delle strutture che hanno erogato il servizio. «Il Lazio prevede una prestazione giornaliera di 3 ore: tutto ciò che viene fatto sotto questa soglia non è a carico del servizio sanitario. Altre regioni prevedono un minutaggio ‘quanto basta’ in relazione alle esigenze del paziente, che possono essere anche minori», spiega Carlo Damiani, segretario regionale del Lazio della Simfer (la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa). «Non siamo imbroglioni o impreparati – aggiunge – I controlli sono stati fatti tutti su base formale e burocratica, non su questioni di qualità». Ecco perché i neuroriabilitatori chiedono alla Regione di rivedere le norme che regolano i controlli, facendoli fare «a esperti di neuroriabilitazione». Per Rita Formisano (coordinatrice per il Lazio della Sirn, la Società italiana di riabilitazione neurologica), «la riabilitazione viene considerata un peso e non un bene collettivo». «Il medico non si valuta per quello che spende, ma per quello che fa», commenta Pier Luigi Bartoletti, vice presidente dell’Ordine dei medici di Roma. «Nel Lazio la nostra disciplina è valutata quantitativamente mentre tutte le altre sono valutate sulla qualità. Siamo al ridicolo. Ciò succede per fare cassa. Diciamo basta ai controlli su base burocratica: devono essere fatti sulla qualità, su come si sia recuperata la disabilità del paziente», spiega il presidente del Collegio dei professori universitari di medicina fisica e riabilitativa del Lazio, Walter Santilli.

CONTROLLO RETROATTIVO CARTELLE CLINICHE PER FARE CASSA

«Siamo coloro che si occupano di tutti i pazienti colpiti da ictus, postumi di traumi cranici e midollari, Sla, Parkinson, sclerosi multipla, postumi di fratture o di gravi patologie dell’apparato respiratorio e cardiaco, postumi di amputazioni di arti. La Regione Lazio sta mettendo in difficoltà il nostro lavoro e quello dei centri attraverso i quali noi forniamo la riabilitazione. Come? Applicando un controllo retroattivo delle cartelle cliniche dal quale risulta che una altissima percentuale delle prestazioni effettuate negli anni passati è incongrua e/o inappropriata». È l’allerta lanciata dalle Società scientifiche di riabilitazione, che lunedì 19 febbraio hanno organizzato una conferenza stampa a Roma per denunciare la questione. «La rivolta dei riabilitatori. Così la Regione ci manda a casa» è il titolo dell’incontro, che si è svolto a Roma presso il Grand Hotel de la Minerve al quale hanno partecipato i rappresentanti di Simfer, Carlo Damiani (l’associazione scientifica dei medici che operano nell’ambito della medicina fisica e riabilitativa), Sirn (Società italiana di riabilitazione neurologica) e del Collegio degli Universitari di Riabilitazione del Lazio.

ATTEGIAMENTO REGIONE PORTA AL COLLASSO STRUTTURE

«Le verifiche in tutte le strutture di riabilitazione del Lazio dal 2010 – rilevano le società scientifiche – hanno portato rilievi di inappropriatezza e conseguenti sanzioni abnormi tali da mettere in discussione l’operato, la credibilità di ospedali, case di cura accreditate e dei professionisti che vi lavorano. In questa situazione, unica nel panorama italiano, c’è qualcosa di sbagliato». «Non è possibile – proseguono – che la maggior parte del mondo della riabilitazione sia in difetto, mentre centinaia di migliaia di pazienti possono testimoniare di aver ricevuto terapie adeguate e nella maggior parte dei casi risolutive. Queste verifiche burocratiche sembrano siano legate alla necessità di fare cassa e di presentare un’immagine positiva della sanità laziale. Tale atteggiamento porterà al collasso delle strutture. Chiediamo controlli e verifiche puntuali, omogenee (oggi non lo sono) e condivise».

VERIFICHE CON VECCHIE REGOLE

Ancora, «chiediamo che si tenga conto della nuova normativa entrata in vigore dal 2016, che risolve questa mancanza di chiarezza. Le verifiche di cui stiamo parlando sono tuttora effettuate con le vecchie regole; non si considera la qualità del percorso riabilitativo del paziente mentre vengono contestate inadempienze tutte formali e prive di ogni riferimento scientifico. Per i ‘controllorì della Regione non ha alcuna importanza cosa si fa durante il ricovero, ma solo quanti minuti di terapia si fanno. Il risultato è la determinazione di un fabbisogno riabilitativo uguale per tutti i pazienti e per tutte le patologie. E non può essere. Alcune sanzioni da parte dei revisori sono francamente incomprensibili, quale ad esempio il non voler retribuire le giornate in cui il paziente non è in grado per complicanze internistiche di essere sottoposto a un trattamento riabilitativo».

NON ESISTE RETE RIABILITATIVA DEL LAZIO

«Il sistema che noi contestiamo – concludono i riabilitatori – colpisce poi senza ragione i ritardi delle dimissioni dei pazienti, che nella maggior parte dei casi sono determinati dalla Regione stessa a causa della carenza di una reale ed efficace rete riabilitativa territoriale. Infine, denunciamo comportamenti fortemente disomogenei tra i revisori, spesso non medici di estrazione e formazione riabilitativa. Le nostre società scientifiche hanno più volte manifestato la disponibilità a collaborare con gli organismi tecnici regionali, ma tale disponibilità rimane a oggi inascoltata. Il perdurare di tali comportamenti inutilmente sanzionatori potrebbe avere importanti ripercussioni sul piano occupazionale (nel Lazio solo una minoranza dei centri è di gestione pubblica). Invitiamo pertanto le autorità regionali a ripristinare un regime di controlli più propositivo».

AIOP LAZIO, CONTROLLI RETROATTIVI COLLASSO STRUTTURE RIABILITAZIONE

«I controlli fatti in questo modo non creano qualità. Il fine è solo quello di recuperare denaro. È una modalità di controllo vessatoria nei confronti dell’attività delle strutture molte di queste costrette a chiudere perché viene tolto il 700% del fatturato. Si è verificato un comportamento scorretto sia della Regione sia dei controllori e tutto questo ha creato un contenzioso enorme». Così, in una nota, Jessica Veronica Faroni, presidente Aiop Lazio (Associazione Ospedalità Privata) interviene a sostegno della protesta dei medici riabilitatori contro la verifica retroattiva delle cartelle cliniche dal 2010 «dalla quale risulterebbe che il 90 per cento delle prestazioni di riabilitazione effettuate presso ospedali e cliniche accreditate nel Lazio è incongrua e inappropriata». «Aiop – aggiunge – ha cercato, per un anno e mezzo, di affrontare il problema con la Regione facendo tavoli tecnici che non sono serviti. Purtroppo ci si è resi conto ancora una volta che la quadratura del bilancio viene fatta a spese dei pazienti e dei professionisti del settore. Noi, come Aiop, a suo tempo avevamo evidenziato il problema insieme ad Aris; per fortuna ora lo hanno fatto anche i medici e ciò dimostra l’importanza del problema che sta vivendo questo settore della sanità. Così non si può più andare avanti né come imprenditori né come medici. Il controllo necessario che dovrebbe essere fatto per la qualità e la tutela del paziente in questo modo non ha la funzione giusta. È importante che venga sottolineata la protesta dei riabilitatori per il bene dei pazienti, dei medici e delle strutture.

CIOCCHETTI (NCI), NO ALLA SANITA’ DI ZINGARETTI E GENTILONI

«Ecco l’ennesimo pasticcio della Regione Lazio in campo sanitario. Questa volta, a fare le spese dell’incompetenza del governo regionale di sinistra, sono i dipendenti dei centri di riabilitazione che in un nota si dichiarano impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. La Regione infatti, sta applicando un controllo retroattivo delle cartelle cliniche dal quale risulta che un altissima percentuale delle prestazioni effettuate negli anni precedenti è inappropriata». Lo dichiara in una nota Luciano Ciocchetti, esponente di Noi con l’Italia candidato alla Camera dei Deputati. «Verifiche, che stanno distruggendo l’immagine e la dignità degli operatori e che servono soltanto per fare cassa. In più, sempre gli operatori, in una lettera denunciano le gravi mancanze della Regione che, invece di porre rimedio, cerca di di scaricare la colpa direttamente sui lavoratori. – continua – Serve un regime di controlli che sia teso davvero a migliorare il servizio e non solamente a mettere in cattiva luce gli operatori che, ogni giorno, lottano per la salvaguardia dei pazienti spesso andando incontro anche ad una forte carenza di mezzi a disposizione». «Inoltre, è impensabile che in una situazione critica come la nostra si pensi di chiudere dei centro di riabilitazione. La Regione, osteggiando il lavoro di queste strutture, in realtà fa la guerra a tutti i cittadini che hanno bisogno di una terapia di riabilitazione e questo è gravissimo. Questa è la sanità di Zingaretti e Gentiloni », conclude Ciocchetti.

RIGHINI(FDI),GIUSTA PROTESTA SETTORE RIABILITAZIONE

«La protesta delle Società Scientifiche di Riabilitazione e dei Professori Universitari di Medicina Fisica e Riabilitativa del Lazio è sacrosanta». Così in una nota il capogruppo FdI in Consiglio regionale del Lazio Giancarlo Righini. «La riabilitazione – aggiunge – per gli alti scopi etici e sanitari che riveste, deve essere implementata non solo nel circuito privato-accreditato, com’è stato fatto nei decenni passati, ma anche e soprattutto nelle strutture pubbliche, ospedaliere e universitarie. Per quanto attiene, poi, alla riabilitazione extraospedaliera, assumono rilievo i centri di recupero funzionale e sociale, che erogano prestazioni di tipo ambulatoriale, domiciliare, residenziale e semiresidenziale, la cui peculiarità di intervento è connessa alla realizzazione di progetti riabilitativi personalizzati. Per FdI – conclude Righini – la priorità nella sanità, se parliamo di bisogni dei cittadini, non è quella di mettere in ordine i conti ma essere certi che negli ospedali le cure vengano assicurate nei modi e nei tempi necessari»

LA RISPOSTA DELLA REGIONE (MA ZINGARETTI IN CAMPAGNA ELETTORALE PROMETTE ALTRO)

«La Regione Lazio nell’attività dei controlli sull’appropriatezza delle prestazioni di riabilitazione sta applicando un Decreto, il 40 del 2012, varato dalla precedente struttura commissariale, che ha avuto numerose pronunce favorevoli da parte del Consiglio di Stato in relazione alle modalità applicative e alla retroattività. L’attività dei controlli è imprescindibile e non è possibile ipotizzare o fare passi indietro. L’ammontare delle sanzioni per inappropriatezza delle prestazioni erogate elevate verso le strutture accreditate nella riabilitazione è stato di 33 milioni di euro nel 2012 e di 22 milioni di euro nel 2013. Queste annualità sono già state valorizzate». Lo comunica in una nota la Regione Lazio. Siamo in attesa delle valorizzazioni relative agli anni successivi -spiega nella nota la Regione Lazio – che presentano comunque un trend in progressiva riduzione per una migliore appropriatezza. Sono pertanto destituite di ogni fondamento le cifre e i numeri diffusi oggi. Per altro questa Amministrazione ha riformato il sistema dei controlli con l’intento di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni proprio a partire dal nuovo decreto 218 dell’8 giugno 2017 i cui effetti si vedranno nei prossimi esercizi«. »Di recente, come ricordato nella requisitoria del Procuratore regionale nell’ultimo giudizio di parifica dinanzi alla Corte dei Conti, ‘Il Servizio sanitario regionale ha ottenuto il ristoro da parte di una clinica privata della somma di oltre 30 milioni di euro, per aver erogato prestazioni riabilitative di qualità inferiore a quelle previste dal Ministero della Salute«. La sfida dell’appropriatezza deve essere un obiettivo comune per migliorare le cure e utilizzare al meglio le risorse pubbliche», conclude.

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