Fabrizio Frizzi: oltre 10mila persone alla camera ardente - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Fabrizio Frizzi: oltre 10mila persone alla camera ardente

Tra i presenti gente comune e personaggi noti da Gentiloni ai fratelli Fiorello

 Più di diecimila persone hanno reso omaggio a Fabrizio Frizzi, il celebre conduttore morto a Roma a 60 anni.

La camera ardente è stata allestita nella sala degli Arazzi della sede Rai di viale Mazzini ed è rimasta aperta al pubblico dalle 10 alle 19, un’ora in più rispetto al previsto, proprio per consentire l’ingresso ai tanti che si trovavano ancora in coda alle 18. I funerali di Fabrizio Frizzi, in programma mercoledì alle 12 nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo saranno trasmessi in diretta, su Rai1. La diretta sarà a cura del Tg1.

A salutare Frizzi, nella camera ardente presso la Rai in viale Mazzini, anche tantissimi personaggi noti: i fratelli Fiorello, Flavio Insinna, il direttore generale della Rai Mario Orfeo, Luca Cordero di Montezemolo, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il direttore di Repubblica Mario Calabresi, gli attori Alessandro Haber e Bianca Guaccero e tantissimi altri. (LE FOTO)

Il ministro uscente Marianna Madia ha fatto la fila tra la gente comune, come pure il sindaco di Roma Virginia Raggi. Sono arrivati anche Bruno Vespa, Emilio Carelli, Andy Luotto, Riccardo Rossi, e Stefano D’Orazio dei Pooh.

“Era una persona semplice – commenta Stefano, tra i primi ad essere arrivato questa mattina – e lo è sempre stato. Ci mancherà la sua semplicità”. Numerosi automobilisti e motociclisti si fermano davanti alla sede Rai e prima di proseguire fanno il segno della croce.

Vincenzo, io cresciuto a “pane e Frizzi”, qui dalle 6
di Simona Tagliaventi – Vincenzo Pellegrini, 48 anni, è stato il primo ad arrivare questa mattina in viale Mazzini dove è ospitata la camera ardente del celebre conduttore televisivo.

E’ arrivato alle 6 con in mano una grande foto che lo ritrae, bambino, accanto a un giovanissimo Frizzi: “Era il 1983 – ricorda Vincenzo, uno dei 1666 licenziati di Almaviva – e Fabrizio era all’inizio della sua carriera. In questa occasione stava premiando noi ragazzini al termine di una manifestazione sportiva svoltasi al San Giuseppe Calasanzio, la stessa scuola che lui aveva frequentato”.

Nella foto, Frizzi con i suoi tanti capelli ricci di ragazzo, firmava autografi appoggiandosi a un’autoradio. “Sono cresciuto a pane e Frizzi, tra ‘Il barattolo’ e ‘Tandem’, – dice ancora Vincenzo – e non l’ho mai considerato un personaggio famoso, era uno di noi. Oggi qui ci sono tutte queste persone perché lui era esattamente come loro e il testamento che ci ha lasciato è la sua semplicità, la sua spontaneità. In seguito l’ho incrociato più volte, ho partecipato ad alcune sue trasmissioni anche come pubblico e, avendo seguito tutta la sua carriera, posso dire che era rimasto quella che già era nella foto che conservo gelosamente, una persona semplice e sorridente. Ho iniziato a seguirlo che ero bambino e ho finito oggi che sono un uomo”.

In fila insieme a lui, alcune centinaia di persone che ricordano sorridendo il conduttore: “sorridiamo anche oggi – dicono – perché Fabrizio sorrideva sempre e portava così l’allegria nelle nostre case”.

Carrà,è stato un pilastro della televisione elegante – “E’ la prima volta che vengo a Viale Mazzini per un evento come questo, ho il cuore rotto dal dolore. Con Fabrizio c’era un feeling particolare e un’ammirazione da parte mia che credo fosse reciproca. Un modo di fare la televisione, il suo, che alcuni critici, sbagliando, chiamano buonista. In realtà no, è una televisione elegante, rispettosa, affettuosa, sorridente, una tv che si sta spegnendo piano piano piano”. Lo ha detto Raffaella Carrà uscendo dalla camera per Fabrizio Frizzi allestita alla Rai a Viale Mazzini. “La sua non era un tv gridata – ha aggiunto – Fabrizio era un pilastro di questa televisione e di questa scelta d’azienda. Ieri ho avuto un colpo al cuore perché purtroppo non sapevo la gravità della sua malattia. Pensavo che avesse superato l’ictus, lo vedevo bene in televisione, pieno di energia. In realtà ho scoperto che faceva uno sforzo bestiale perché evidentemente non voleva, forse sentendo e sapendo che stava molto male, lasciare un brutto ricordo di sé. La cosa che mi ha emozionato e colpito moltissimo è stato l’abbraccio che ha dato a L’Eredità al ragazzo, che aveva vinto tante puntate, quando ha perso”. Per Raffaella Carrà era “un abbraccio quasi disperato, quasi un voler passare il testimone della vita alla gioventù, mentre lui piano piano si ritirava. Insomma – ha concluso – Fabrizio è stato un grande uomo, abbiamo detto più o meno tutti le stesse parole. Era un gentiluomo, che Dio l’abbia veramente in gloria e che sia sereno. Se ci sta vedendo da lassù capirà il bene che gli vogliamo non solo noi ma anche tutte queste persone che sono venute a salutarlo. Ciao Fabrizio”.

Baudo, Fabrizio era un uomo da amare  – “Ho tanti ricordi, tanta malinconia, il suo sorriso la sua amicizia, la sua disponibilità. È andato via troppo presto, in maniera ingiusta, 60 anni sono pochi, penso alla moglie giovane, alla bambina”. Lo ha detto Pippo Baudo,uscendo dalla camera ardente di Fabrizio Frizzi a Viale Mazzini. “Abbiamo fatto tante performance insieme – ha aggiunto -tanti spettacoli, era un inno alla vita, alla gioia, era un personaggio da amare. La sua umanità si sente in tutto. Sembra sia mancato davvero un uomo di famiglia. Un professionista attaccato al suo lavoro, una persona dalle buone maniere, un uomo del passato. Mi dispiace veramente&rdquo.

Arbore, la sua potenza era il sorriso sincero – “La potenza di Fabrizio era il suo sorriso. Noi i sorrisi li facciamo professionalmente, il suo invece era sincero, non solo per il pubblico a casa ma anche quando si incontrava. Era un invito all’amicizia, alla bontà, alla simpatia reciproca, alla stima con tutti. Perciò oggi il pubblico straordinariamente testimonia quella potenza, di una persona perbene, di un appassionato della vita e del suo lavoro”. Lo ha detto Renzo Arbore uscendo dalla camera ardente per Fabrizio Frizzi alla Rai. Arbore ha anche ricordato: “per me era un ragazzo, aveva 20 anni meno di me. Ci eravamo frequentati molto soprattutto nel periodo “Indietro tutta” e “Doc”. Lui allora faceva programmi minori ma in camerino ascoltava i nastri delle mie trasmissioni”.

Pupo, ipocriti che ti angosciavano oggi ti piangono – Prima un commento “fuori dal coro” affidato ai social e poi uno sfogo con il Corriere della Sera. Pupo si unisce ai tanti messaggi di dolore per la morte di Fabrizio Frizzi, che definisce “fratello” ma ci tiene a sottolineare anche le tante “sofferenze” per motivi di lavoro patite dal conduttore. “Abbiamo condiviso – scrive sui social – momenti professionali meravigliosi e altri, privati, in cui mi raccontavi le tue sofferenze e le angosce che gli ipocriti che oggi ti rimpiangono, ti avevano causato”. E poi spiega al Corriere della Sera: “Mi dà fastidio l’ipocrisia. Non delle persone comuni, che si commuovono davvero e provano sincere emozioni. Ma quella di certa dirigenza Rai, che se ne frega dei rapporti umani, è cinica, ti sta vicino solo quando gli servi perché hai successo. In Rai ci sono persone che hanno fatto dannare Fabrizio, che soffriva per le ingiustizie subite, pativa le ritorsioni, doveva ingoiare rospi. E io penso anche che certe angosce influiscano sulla salute”. E poi chiarisce: “Anche se oggi non lo dice nessuno, io penso che sia giusto ricordarlo, così magari in futuro ci sarà qualcuno che eviterà di parlare. Non ho problemi a dire che in Rai c’è gente che si dovrebbe vergognare, e non mi riferisco ai colleghi”.

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