L’INCONTRO CON MONS. DE DONATIS E I COLLABORATORI PARROCCHIALI SULLE ORME DELL’INSEGNAMENTO EVANGELICO - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’INCONTRO CON MONS. DE DONATIS E I COLLABORATORI PARROCCHIALI SULLE ORME DELL’INSEGNAMENTO EVANGELICO

don-angelo-DEDONATISSi è svolto lo scorso venti settembre, presso la Chiesa di San Giuseppe al Trionfale, l’incontro col Cardinal Vicario Mons. Angelo De Donatis ed i collaboratori parrocchiali del settore ovest della nostra città. Un bel momento di comunione che ha visto anche la presenza di S.E. Paolo Selvadagi, Vescovo della zona che ha affiancato Mons. De Donatis in circa due ore di riflessione.

Al centro della discussione la domanda che il Signore ci pone: “Dove sei?” Già, dove siamo? È una questione tanto semplice quanto complessa ma si sa, per noi comuni mortali la semplicità è spiazzante. Siamo troppo presi da complessi percorsi mentali che ci portano ad ignorare la meraviglia del “semplice”, come se lo ritenessimo un bene minore, in quanto alla nostra portata quotidianamente. In verità non è affatto così. Uno dei punti del dibattito è stato proprio il concetto di comunità che noi abbiamo. Infatti, se alla domanda postaci da Nostro Signore provassimo a rispondere: “Sono in una comunità”, l’interrogativo successivo potrebbe essere: “Come vivi questa comunità?”.

Troppe volte capita che nelle realtà parrocchiali e non, il concetto di “comunità” venga mal interpretato e si veda in questo nucleo la possibilità di crearsi uno spazio, un piccolo feudo in cui noi (e noi soltanto) siamo i padroni. Non esiste possibilità di dialogo, di apertura, di modernizzazione ma sulla base del “si è sempre fatto così”, si cerca di tracciare un cammino destinato però a divenire un vicolo cieco.

Mons. De Donatis, ha esortato a seguire quanto riportato sull’ “Evangelii gaudium” di Papa Francesco e ha citato una definizione molto interessante coniata da un monaco trappista del concetto di comunità:

“Noi – dice il monaco – potremmo definire la Comunità come la frutta ed in quattro versioni: la prima è quella legata all’albero. Ogni frutto è unito ai rami che tra loro non si toccano. Non c’è dunque rapporto. La seconda immagine è quella della frutta raccolta in un cesto; c’è vicinanza ma manca lo scambio. Poi passiamo all’idea del frullato in cui i frutti sono mischiati tra loro ma in modo caotico e il sapore che viene fuori è uno e, molti dei frutti utilizzati, possono non essere percepiti dal palato. Infine, vi è la quarta versione, quella più auspicabile: la macedonia. Ogni frutto è chiaramente visibile e a contatto con gli altri ma per far questo bisogna accettare di essere “tagliuzzati” e di mettere in comune una parte di sé”.

Ecco, forse è proprio questo l’esempio da seguire. Dobbiamo abbandonare gli schemi legati all’ “Io” e aprirci alle concezioni di unione e aiuto reciproco.

Mons. Angelo De Donatis ha poi concluso il discorso ricordando ai presenti che il cammino pastorale 2018/19 vedrà diverse tappe suddivise in tre sezioni: da adesso a Natale, da Natale a Pasqua e da Pasqua alla Pentecoste. I collaboratori saranno invitati a seguire il percorso indicato da Papa Francesco e dal Messaggio Evangelico.

Buon anno pastorale a tutti!

Stefano Boeris

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