È morto Stefano Delle Chiaie, accusato di concorso esterno nella strage di Bologna
È morto la notte scorsa all’ospedale Vannini di Roma Stefano Delle Chiaie, accusato di concorso in strage nell’attentato di Bologna, processo in cui è stato poi assolto per insufficienza di prove. Neofascista esponente della destra radicale e della destra spiritualista in seno al Movimento Sociale Italiano, è stato fondatore di Avanguardia Nazionale.
Nato a Caserta nel 1936, per anni, per sfuggire alla giustizia italiana ha vissuto da latitante dal 25 luglio del 1970, giorno in cui era stato chiamato a testimoniare sul ruolo di Mario Merlino nella strage di piazza Fontana. Fino al 27 marzo del 1997, quando a Caracas venne catturato dalla Polizia italiana. “La repressione non ci piega, ci moltiplica”, scriveva lo scorso marzo Delle Chiaie sul blog della rinata Avanguardia nazionale. E dietro la recente aggressione al Verano di due giornalisti c’è il sospetto potesse esserci proprio Avanguardia.
Ricercato per anni, latitante in Sud America per sfuggire alla giustizia italiana (che poi lo ha scagionato da ogni accusa) Delle Chiaie è stato collaboratore, con il boia di Lione Klaus Barbie, della dittatura boliviana negli anni ’80: un gruppo che ha seminato morte e terrore. Una volta tornato in Italia nel 1997 dopo l’estradizione dal Venezuela, è stato processato per le stragi di Bologna (scagionato in primo e secondo grado per “insufficienza di prove”) e piazza Fontana a Milano (assolto per “per non aver commesso il fatto”). Nel 1991, grazie alla concessione del Comune di Roma, ha aperto una “sede” tv di Avanguardia Nazionale. Alle sue trasmissioni hanno presenziato i massimi esponenti della destra, sia nazionale che europea, suscitando non poche polemiche.
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