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New Economy in Italia, si fanno strada i piani di accumulo

Non è di certo un momento semplice quello che sta vivendo l’economia italiana. Dopo gli anni neri della pandemia da Covid 19, infatti, la normalità è durata meno del previsto, con la guerra in Ucraina, la crisi energetica e alcune questioni nazionali (vedi il caro carburante e la questione delle accise) a tenere banco.

contiStando al Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non c’è però da temere: “Gli allarmi che a volte vengono sollevati – ha spiegato Visco – sugli effetti che ulteriori aumenti dei tassi ufficiali potrebbero avere sulla nostra economia non sono condivisibili: il nostro paese è in grado, proseguendo sulla strada già intrapresa delle politiche prudenti e delle riforme, di gestire le conseguenze di una graduale ma necessaria restrizione monetaria”.

Ma in un contesto così complicato e difficile molti italiani hanno iniziato a guardarsi intorno, cercando nuove soluzioni di investimento o di ripresa economica. Tra queste rientrano i piani di accumulo, vale a dire un metodo di investimento basato su versamenti periodici che sono in grado di mitigare le oscillazioni di mercato.

E a parlare di questa nuova frontiera dell’investimento è proprio l’ultima puntata del podcast de IlSole24Ore, “Market Mover”. Alle domande di Andrea Franceschi ha risposto l’altro giornalista, nonché grande esperto di economia, Andrea Gennai: “Ci sono diversi piani di accumulo. Innanzitutto quello a rata fissa, che prevede ingressi periodici con la stessa cadenza temporale, supponiamo 1 volta al mese per cinque anni, oppure quelli variabili, che sono invece recenti e arrivano nel mercato statunitense alla fine degli anni 80” (ascolta l’intero Podcast). Questo secondo metodo prevede l’ingresso con una quota e poi un obiettivo prefissato dall’investitore. In base agli andamenti pregressi del mercato l’investitore può modulare il proprio investimento.

La differenza tra i due piani di accumulo è la stessa che si può riscontrare nei mutui tasso fisso e quello a tasso variabile. Ma qual è la migliore impostazione? A rispondere è sempre Gennai, che ha di recente messo in campo una vasta azione di ricerca e di simulazione: “In base all’indice azionario mondo, la simulazione svolta su diversi pack nell’arco temporale afferma sostanzialmente che più il tempo si allunga più sono diverse le rese. La rata variabile raggiunge prima, rispetto a quello a rata fissa, il proprio obiettivo. Se un investitore ha degli obiettivi di investimento a lungo termine, il meccanismo a rata variabile è quello che può fruttare meglio”.

È questa, insomma, la ricetta per rimettere in moto l’economia. Una strada alternativa, ma allo stesso tempo proficua.

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