Viterbo, ogni anno 800mila prestazioni fuori provincia - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Viterbo, ogni anno 800mila prestazioni fuori provincia

ospedale_Grande_ViterboArginare l’emorragia di viterbesi che per curarsi scelgono altre province se non altre regioni, con un costo considerevole per la sanità locale. Con quest’obiettivo la Asl ha predisposto il nuovo atto aziendale, presentato alla conferenza dei sindaci in comune.
Riorganizzazione dei ristretti, raggruppamenti di reparti quando l’esiguità dei posti letti non ne giustifica il mantenimento, sono fra gli interventi. Per favorire il cittadino. Parola del commissario straordinario Asl Luigi Macchitella.
E’ un atto aziendale, non sarà un atto di dolore. A soffrire, finora sono state le casse della sanità viterbese: “Su un bilancio di 575 milioni di euro – spiega il direttore amministrativo Daniela Donetti – 130 milioni è il costo rappresentato da nostri cittadini che scelgono di curarsi in aziende ospedaliere fuori provincia o regione.
Il primo obiettivo è ridare loro fiducia e ridurre questo costo. In un anno, sono 500mila le prestazioni fornite fuori provincia, che salgono a 800mila con quelle extraregionali.
L’ultimo dato disponibile sulla fuga, ci attesta al 48,3%”.
L’impresa è ambiziosa. “La nostra missione – spiega Macchitella – è tutelare la salute dei cittadini. L’unico modo per farlo è riorganizzare il servizio, innovando. Non basta tagliare. Abbiamo visto che con tagli lineari, in assenza di programmazione su quelli che sono i reali bisogni assistenziali, si è determinato un aumento dei costi, senza risolvere i problemi di salute”.
Per far tornare indietro chi va fuori, serve pure aggiornarsi: “Oggi la gente si informa – precisa il commissario – sceglie dove ritiene le strutture siano più organizzate e moderne. Dobbiamo metterci al passo con le nuove tecnologie.
Noi abbiamo un numero congruo di radiologi, eppure non sono sufficienti e liste d’attesa aumentano.
Questo perché molti radiologi sono in servizio di notte. Ma la refertazione a distanza in unico punto oggi è possibile. Si possono impiegare tecnici per la prestazione notturna, coordinati dal responsabile e gli altri medici, liberati dal turno, possono lavorare di giorno, riducendo le liste d’attesa”.
Che ci sia un movimento in uscita di pazienti è normale: “La chiamiamo mobilità sana – spiega Patrizia Chierchini, direttore sanitario, verso prestazioni ad alta specialità. Il conteggio non supera gli ottocento casi. Fisiologico”.
Per quanto riguarda la capacità di posti letto, a Viterbo ne sono stati assegnati 678. Al primo luglio, in base a una ricognizione, ne erano disponibili 592 in base a un sistema che certifica quelli attivi, una cifra che può variare.
Proprio sui reparti e i posti letti l’atto vuole fare ordine, accorpando quelle unità piccole e molto piccole. Unendole si eviterebbe uno spreco nella distribuzione del personale, che potrebbe essere meglio impiegato.
“Esistono gravi carenze attualmente – sostiene Macchitella – ma emerge anche un elemento forte: abbiamo la possibilità, se avviamo il processo di rinnovamento, di riorganizzare la situazione, spostare attività, liberare risorse per migliorare il livello assistenziale verso i cittadini”.
Per Belcolle a giorni dovrebbe arrivare il via libera alla conclusione del corpo A3, consentendo alla ditta vincitrice dell’appalto di finire i lavori.
Qualche altro intervento chirurgico è possibile: “Paghiamo due milioni e 600 mila euro di affitti – dice Macchitella – mentre abbiano strutture che non sono utilizzabili. Si potrebbero alienare o ristrutturare, liberando risorse oggi destinate alla locazione. L’Ospedale grande degli infermi a Viterbo è abbandonato, ma stiamo pagando 900mila euro l’anno”.

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