Considerazioni sulla maestra picchiata/Bisogna saper leggere (fino in fondo) - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Considerazioni sulla maestra picchiata/Bisogna saper leggere (fino in fondo)

una-classe-di-scuola-elementare“Maestra picchiata, attenti ad attribuire le colpe”. Un commento del nostro Giuseppe Cecchini su un fatto di cronaca locale che avevamo giudicato esemplificativo, paradigmatico dello sfascio della scuola italiana ha suscitato un enorme interesse, un numero notevolissimo di interventi e un vespaio di polemiche. Alcune decisamente imbarazzanti per i toni e la sostanza degli interventi. Usciamo dall’equivoco. Quella pubblicata è la linea editoriale del giornale e probabilmente più d’uno ha frainteso, male interpretato, volutamente travisato. Del resto quando si entra nel tritacarne del dibattito che si sviluppa sui social network si finisce per perdere il filo del discorso, risposte e contro risposte si inseguono ed accavallano e spesso si perde di vista il testo iniziale. Questo non è un alibi (non cercato) da parte nostra, piuttosto una giustificazione per chi è letteralmente uscito dal seminato. Dunque entriamo nel merito. La violenza, fisica, psicologica e morale è da condannare a prescindere, dovunque e comunque. Non c’era nel nostro testo, c’è purtroppo in diversi degli interventi che chiunque può andarsi a leggere sul web, che augurano i peggiori guai all’autore della nota. Ovvio, così non si va da nessuna parte e se così si esprime chi ha a che fare con la realtà scolastica c’è da far tremare i polsi. La questione è relativamente semplice. Una maestra ha redatto una comunicazione contenente considerazioni, richiami e allarmi, ai genitori di un piccolo alunno. C’era un pregresso di tensione, evidentemente, e la posizione dell’insegnante doveva essere stata particolarmente pesante e determinata. Chi è genitore e ha avuto o ha figli a scuola sa cosa significa, conosce gli effetti, conosce le angosce e la posizione manifesta di inferiorità di fronte ai docenti, unici dispensatori di premi e punizioni. L’incontro-chiarimento tra genitori e maestra è finita a schiaffoni e la seconda, ovviamente, ha avuto la peggio fino a ricorrere a cure ospedaliere. E’ l’aspetto giornalisticamente più rilevante, per la cronaca spicciola, ma volevamo rifletterci sopra. Ovvio, nessuna attenuante per la coppia di genitori, lo ripetiamo, ci mancherebbe altro. Ma forse l’intera faccenda andava gestita in modo diverso, da parte della maestra, da parte della scuola, della direttrice, degli operatori psicologici di sostegno. Difficile che la rissa sia scoppiata così, senza una escalation di confronti a distanza. Ma segniamo un punto fermo. La famiglia ha le sue responsabilità educative ( non fa niente se in questo momento storico sia diventata un soggetto terribilmente fragile e indifesa), ma delega alla scuola una fetta consistente del processo educativo dei figli . Paga addirittura le tasse per questo, e viene giustamente punita se evade l’obbligo scolastico. Dall’altra parte della barricata c’è la figura dell’insegnante, deputata a gestire in collaborazione con i genitori la crescita, lo sviluppo, l’educazione degli alunni. Con tutti gli strumenti e i supporti tecnologici e psicologici necessari. L’insegnante non può fare distinzione tra allievi “facili” e allievi “difficili”. E’ stata addestrata apposta per gestire le situazioni di ogni tipo. Qui intervengono i limiti umani, caratteriali, professionali, strutturali, psicologici di ognuno, ma è ovvio che la figura forte, nel rapporto maestra-alunno è la prima. Ed è più facile che la violenza fisica (troppe cronache a riguardo) e psicologica venga da quella parte. E’ l’insegnante che deve (e decide) di comunicare con i genitori ed è sempre la medesima a dover valutare modalità e impatto del confronto. Fin qui quello che volevamo dire con il commento di Cecchini. Nulla di più né di meno. Volevamo aprire un fronte di riflessione su un quadrante sociale, la scuola, sul quale si discute solo di carriere, di stipendi e di pensioni. Non di persone, di metodologie, di difficoltà singole e collettive. Non siamo sprovveduti, superficiali, riflettiamo prima di scrivere. Nel team redazionale ci sono insegnanti, docenti universitari, sociologi ed esperti nelle diverse discipline psicologiche. Prendiamo posizioni condivise e meditate. Magari provocatorie. La scuola va a fondo, inutile nasconderselo. Parlarne serve a tutti. Giovanni Tagliapietra

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Una risposta a Considerazioni sulla maestra picchiata/Bisogna saper leggere (fino in fondo)

  1. Linda Cavadini 1 maggio 2014 a 11:37

    su una cosa dissento, da insegnante, “L’insegnante non può fare distinzione tra allievi “facili” e allievi “difficili”. E’ stata addestrata apposta per gestire le situazioni di ogni tipo”. No, non lo è stato affatto, perchè in Italia che si vuole “addestrare” (che termine brutto, suvvia) lo fa per sua libera scelta e, spesso, a sue spese. Le circolari ci sono, le dichiarazioni d’intento anche ma la formazione e il coaching e le riunioni per studiare i casi restano la chimera. Si può tranquillamente insegnare senza aver fatto il minimo corso di aggiornamento, senza sapere cosa implica una didattica per i ragazzi difficili (che esistono ed è bene fare una differenza, perchè hanno bisogno di strumenti calibrati e di rapporti diversi”)

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