Respect diversity, si chiude la due giorni Uefa contro il razzismo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Respect diversity, si chiude la due giorni Uefa contro il razzismo

foto d'archivio

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«È triste vedere che ci sono pochissimi allenatori neri…». Finisce con questa constatazione di Clarence Seedorf, ma anche con tante proposte il ‘Respect Diversity 2014’, la conferenza organizzata dalla Uefa per favorire la lotta alle discriminazioni nel calcio. La seconda giornata dell’evento che ha riunito a Roma oltre 200 delegati europei è stata infatti dedicata a sei workshop(dall’educazione alle minoranze etniche, dall’omofobia alle sanzioni da adottare)e a una conclusione affidata ai protagonisti in campo, rappresentati dall’ex tecnico del Milan, dal romanista Urby Emanuelson, dal designatore degli arbitri Uefa, Pierluigi Collina, e da Anthony Baffoe, tra i primi neri a giocare in Bundesliga, e attuale ambasciatore del Fare (Football Against Racism in Europe) che si rivolge direttamente a Fiona May,seduta in prima fila. «Hai molto lavoro da fare – dice l’ex calciatore figlio di due immigrati ghanesi in Germania -.Il tuo presidente non capisce queste cose e ha fatto esternazioni molto negative. Non voglio che ti usino,devi essere determinata a lottare». La gaffe del presidente Figc Tavecchio sugli extracomunitari «mangiabanane» non è passata inosservata in Europa (la chiusura dell’indagine Uefa è attesa tra due settimane), ma la neo coordinatrice della commissione antirazzismo chiarisce: «Sono un consigliere, una componente importante, non mi stanno usando. Ho già detto alla federazione ‘non usatemi perchè sono Fiona May’ e loro me l’hanno promesso – assicura -. Mi fa piacere che sia interessato, mi dà una spinta in più per fare bene». Seedorf, invece, propone il ‘terzo tempò a fine match. «La Fiorentina aveva iniziato – ricorda l’ex rossonero -, poi non so perchè non lo ha più portato avanti. Deve essere un obbligo come nel rugby: obblighiamo tutti ad accettare la sconfitta. Sarebbe un’evoluzione culturale». Punta sull’educazione e cita Mandela: «L’unico modo per raggiungere la pace nel mondo è l’educazione, tenendo presente che tutti abbiamo delle differenze culturali. In Italia poi servono stadi migliori e senza barriere: se si trattano i tifosi come animali loro si comporteranno come bestie». Si eviterebbero forse casi come quello di Boateng. «Per noi è difficile sapere cosa fare – dice Emanuelson ricordando quando, ai tempi del Milan, abbandonò la partita con la Pro Patria dopo le offese razziste al compagno -. Quella era un’amichevole e per noi era stato facile agire». E se fosse una partita di Champions? «L’Uefa stabilisce una procedura in tre fasi molto chiara che gli arbitri conoscono molto bene – spiega Collina – che porta anche all’abbandono definitivo».

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